Non posso
– Mi scusi, – dissi, – ma purtroppo non posso assolutamente offrirgli l’ospitalità. Vivo in una stanza di passaggio, in casa altrui, e dietro il paravento dormono i figli della padrona di casa… – Volevo anche aggiungere che avevano la scarlattina, poi decisi che era superfluo accumulare le menzogne, eppure aggiunsi lo stesso: – E hanno la scarlattina.
– Vasilij! – esclamò Agapënov. – Hai già fatto la scarlattina?
Quante volte durante la mia vita ho avuto occasione di sentirmi dare dell’«intellettuale». Non discuto, forse merito questo triste appellativo. Ma qui, tuttavia, raccolsi le mie forze: Vasilij Petrovič aveva appena avuto il tempo di rispondere con un sorriso supplichevole: «Lei… » – che stavo già dicendo fermamente ad Agapënov:
– Mi rifiuto categoricamente di ospitarlo. Non posso.
– In qualche modo, – sussurrò piano Agapënov, – suvvia!
– Non posso.
[Michail Bulgakov, Romanzo teatrale, traduzione di Vera Dridso, Torino, Einaudi 1973, p. 50]