Come scrivere un romanzo rosa in una settimana
Qualche settimana fa, a Torino, in un albergo per uomini d’affari, con un ascensore panoramico e delle opere d’arte moderna e contemporanea, tra le quali un divano a forma di bocca, con i denti, e la lingua, in quell’albergo lì, qualche settimana fa, c’è stata una riunione in cui la casa editrice Einaudi presentava le novità ai promotori, e l’ultima novità che hanno presentato è stato un libro di Stefania Bertola che si intitolava Come scrivere un romanzo rosa in una settimana.
Ecco: io, ci son dei titoli che mi piaccion moltissimo, come Casalinghe disperate, o Ho servito il re d’Inghilterra, o Guerra e pace, o L’idiota, o Anna Karenina, o Delitto e castigo, o Splendori e miserie delle cortigiane, o Corso di filosofia in sei ore e un quarto, o Grammatica della fantasia, o La banda dei sospiri e quel titolo lì di Stefania Bertola mi era piaciuto molto anche quello e mi aveva colpito tanto che alla fine della riunione avevo fermato la Bertola e le avevo chiesto se, dopo aver letto il suo libro, sarei stato capace di scrivere un romanzo rosa.
E lei ci aveva pensato un attimo e poi mi aveva detto: «Sì». Allora adesso che è uscito l’ho preso e l’ho letto, anche se, devo dire, gli hanno cambiato titolo, adesso si intitola Romanzo rosa e la traccia del vecchio titolo resta nell’incipit («Per scrivere un romanzo rosa in una settimana ci vogliono otto giorni») e nel titolo di un laboratorio di scrittura che, nella finzione narrativa, si tiene al Circolo dei lettori di Torino.
Dopo averlo letto devo dire che Romanzo rosa è proprio un romanzo rosa e, contemporaneamente, è anche un anti-romanzo rosa; cioè con Romanzo rosa la Bertola mi sembra riesca a scrivere un romanzo rosa e a prendere, nello stesso tempo, le distanze dai romanzi rosa, incluso quello che sta scrivendo che è una cosa che a farla ci vuol del talento, secondo me. Continua a leggere »