Ecco
Una volta ero a una festa, in Unione Sovietica, a Mosca, nel 93, in un appartamento minuscolo, pieno di gente, con un buffet alla francesce, così avevano detto, avevan ripetuto tre volte, quando mi avevano invitato: «C’è il buffet alla francese», era del formaggio, e dell’insalata; io avevo una barba che mi ero fatto crescere per esser scambiato per russo, la barba più lunga che ho avuto, per pagar meno, dentro i musei, però lì lo sapevano tutti, che ero italiano, e a un certo punto, una ragazza, mi ricordo, mi si era avvicinata mi aveva chiesto qual era il romanzo russo che mi piaceva di più, e io le avevo detto Le dodici sedie, di Il’f e Petrov, e lei mi aveva detto che era strano, che a un occidentale piacesse un romanzo così. Io allora le avevo chiesto qual era il romanzo occidentale che piaceva di più a lei, e lei mi aveva detto Il giovane Holden, di Salinger. «Era proibito?» le avevo chiesto io.
Le avevo chiesto così perché pochi giorni prima mi ero trasferito dall’appartamento in periferia dove abitavo a un’appartamento in pieno centro, dietro il Cremlino, in un grande palazzo che chiamavano la casa sul lungofiume, palazzo riservato ai notabili del partito che venivano promossi e trasferiti a Mosca, e sul quale lo scrittore Trìfonov aveva scritto un romanzo intitolato appunto La casa sul lungofiume. La mia insegnante di russo dell’epoca, saputo che andavo a stare nella casa sul lungofiume, mi aveva chiesto se avevo letto il romanzo di Trìfonov, e io le avevo risposto di no, che non l’avevo letto, e le avevo chiesto se l’aveva letto lei, e lei mi aveva detto «Certo, che l’ho letto, era proibito».
Per questo qualche settimana dopo, a quella festa col buffet alla francese io avevo chiesto alla ragazza alla quale piaceva Il giovane Holden se le piaceva perché era proibito, e lei mi aveva risposto «Proibito? L’ho studiato a scuola».
Ecco. Lo studiavano a scuola.
[È uscito su Rolling Stone di questo mese]