Una cosa del 2003
C’è un personaggio del libro di Ermanno Cavazzoni Gli scrittori inutili che è una specie di insegnante di scrittura creativa e quello che insegna è che se uno scrive dieci parole in tutta la vita, cinque da giovane e cinque da vecchio, forse è anche troppo.
Scrivi una parola ogni tre anni, dice l’insegnante al suo unico allievo, e poi per i tre anni dopo ripensaci, e non farti vedere mentre ci pensi.
Ecco, quando pochi giorni fa mi è arrivato nella posta elettronica, mittente la rivista Origine, un file che si chiamava La questione della lingua parlata e scritta, un monologo di Paolo Nori, a cura di Seia Montanelli, che era una sbobinatura e una scelta di un mio incontro con i docenti delle scuole secondarie della Baviera tenutosi a Orvieto nell’aprile del 2003, mi è tornato subito in mente quel personaggio lì di Cavazzoni.
M’è venuto da pensare che io, se da un lato sono uno che scrive molto, dall’altro lato sono uno che pensa pochissimo. Continua a leggere »