Sul ridicolo

domenica 24 Giugno 2012

[Mi hanno chiesto di scrivere due righe sul discorso sul ridicolo che dovrò dire a un festival che si chiama Torino spiritualità, e che c’è in settembre, a Torino, e il discorso non l’ho ancora scritto, allora ho scritto le righe che metto qua sotto ma il discorso comunque non l’ho ancora scritto e se qualcuno avesse delle idee, sul ridicolo, e me le manda all’indirizzo di posta elettronica che compare andando alla fine di questa pagina e cliccando su scrivimi, mi fa una cortesia]

Questo è un discorso che parla di una cosa che per me è più temibile della temibilissima Sangiuseppese, che è il personaggio più temibile di tutti i romanzi che ho scritto (ne ho scritti tanti, mi viene da dire), e questa cosa più temibile della temibilissima Sangiuseppese è il ridicolo. Cioè pensare che gli altri ridano di me senza che io me ne accorga, è, forse, la cosa che mi fare stare peggio in assoluto; è, forse, l’unica cosa che sicuramente non vorrei; andare in galera, per esempio, potrei anche andarci, tanto poi ne scrivo, mi vien da pensare; se mi ammalo, pazienza, poi guarirò, e quando poi son guarito ne posso sempre scrivere, mi vien da pensare; se qualcuno mi maledice, be’, se son delle belle maledizioni e se ha dei bei motivi per volermi così male, poi magari ne scrivo, mi vien da pensare, ma se uno mi prende per il culo e io non me ne accorgo, be’, quella cosa lì per me è terribile. Ecco, perché è così terribile? mi chiederò in questo discorso che ha la forma dell’elogio e che è musicato dalle mondine di Novi che loro, da parte loro, a me mi sembra che non hanno paura di niente.