Come quando

lunedì 14 Settembre 2015

Richard Yates, Revolutionary road 2

Era come quando, a diciassette anni, aveva invitato a cena per la prima volta una ragazza, e la semplice idea di portarsi il cibo alle labbra e masticarlo, lì di fronte a lei, gli era parsa come un’imperdonabile volgarità

[Richard Yates, Revolutionary road, traduzione di Adriana Dell’Orto, Roma, minimum fax 2003, p. 361]

Di sangue

martedì 8 Settembre 2015

Richard Yates, Revolutionary road 2

Un’altra sera, era già molto tardi, Frank si accostò al divano e si sedette sull’orlo del tavolino da tè a guardarla. “Sai che impressione mi fa, April? Fare questi discorsi, voglio dire, e l’idea di andarcene in Europa in questo modo?” Si sentiva teso, eccitatissimo: l’atto stesso di sedere su un tavolino da tè sembrava qualcosa di originale e stupendo. “È come uscire da un sacchetto di cellophane. È come essersene rimasti avvolti in una specie di cellophane per anni, senza saperlo, e all’improvviso sbucarne fuori. È un po’ come mi sentivo quando, in guerra, sono andato in linea per la prima volta. Ricordo che facevo tutto con aria cupa e impaurita, perché era così che si comportavano gli altri, ma non riuscivo certo a metterci il cuore. Voglio dire, naturalmente ero pieno di paura, ma non è questo che conta: quel che provavo davvero non aveva nulla a che fare con l’essere impauriti o meno. Mi sentivo terribilmente vivo, ecco cos’era. Mi sentivo pieno di sangue. Ogni cosa sembrava più reale che mai: la neve sui campi, la strada, gli alberi, quel fantastico cielo azzurro tutto striato di vapori – ogni cosa. E così gli elmetti e i cappotti e i fucili, la maniera in cui i ragazzi marciavano; in un certo senso li amavo, anche quelli di loro che non potevo soffrire. E ricordo di aver avuto piena coscienza del funzionamento del mio corpo e del suono del respiro nelle mie narici. Ricordo che siamo passati per una città bombardata, tutta muri sbrecciati e calcinacci, e ho pensato che era bella. Be’, probabilmente ero solo rincretinito e spaventato come tutti gli altri, ma dentro non mi ero mai sentito meglio. Continuavo a pensare: questo è finalmente vero, questa è la verità”.

[Richard Yates, Revolutionary road, traduzione di Adriana Dell’Orto, Roma, minimum fax 2003, pp. 179-180]

Quanta strada credi di riuscire a fare

domenica 6 Settembre 2015

Richard Yates, Revolutionary road 2

“Gesù, mi fai morire, Wheeler. Quanta strada credi di riuscire a fare, tu, con un treno merci? Ma come ti vengono queste idee geniali, eh? Al cinema, vero? Sai che ti dico, Wheeler? Vuoi sapere perché tutti quanti pensano che tu sei un idiota? bene, te lo dico io: perché sei un idiota, ecco perché”.

[Richard Yates, Revolutionary road, traduzione di Adriana Dell’Orto, Roma, minimum fax 2003, p. 54]