giovedì 23 Febbraio 2023
– Il libro è anche l’occasione per ripercorrere la vicenda della censura alla Bicocca, a partire dallo stop alle lezioni su
Dostoevskij alla fama che ti ha portato tanto da costarti sensi di colpa e imbarazzi. Come l’hai vissuta?
A un certo punto mi sembrava di essere l’unico che guadagnava da questa guerra, come Vonnegut che ha scritto un romanzo bellissimo sul bombardamento di Dresda, al quale ha partecipato, e che nel romanzo (che si intitola Mattatoio numero 5), scrive «In un modo o nell’altro, ho preso due o tre dollari per ogni persona uccisa. Bel mestiere il mio, eh?». Non è una bella sensazione ma credo non sia vero; ci sono anche altri, che guadagnano,
da questa guerra.
[Domani, su Repubblica Bologna, intervista di Emanuela Giampaoli]
sabato 5 Novembre 2022
i rifiuti che passavano per il Musoroprovod andavano a finire in un cassone di metallo e poi li bruciavano. Lì, sotto il condominio. Tecniche di smaltimento sovietiche. I sovietici, in molte cose erano all’avanguardia, son stati i primi a andare nello spazio, nel trattamento dei rifiuti erano rimasti un po’ indietro.
[Domani, su Repubblica, racconto del posto più ecologico e meno ecologico in cui ho vissuto]
mercoledì 26 Ottobre 2022
Gli oggetti di Archipov vengono prevalentemente da un momento, la fine della perestrojka, e da un posto, l’Unione Sovietica, in cui non si trovava niente, e allora non si buttava
via niente, tutto era diventato prezioso, fino a delle conseguenze anche estreme, come il caso di Alexei Titov, nella cui famiglia c’era un collie, Gerda, che era molto brava, e
non aveva mai fatto male a nessuno, ma alla quale a un certo punto misero la museruola perché il padre di Titov «Non riusciva a buttare via i vecchi stivali di mia madre, che dopo dieci anni si erano rotti. Mio padre se li è rigirati tra le mani e ha detto: Un cuoio così buono! È un peccato buttarlo via».
[La prossima settimana, su Repubblica (non so ancora esattamente quando) parlo del posto meno ecologico in cui ho vissuto, la Russia, e di quello più ecologico, la Russia]
sabato 27 Aprile 2019
Quando, ventotto anni fa, nel 1991, sono stato in Russia per la prima volta, una delle cose incantevoli, per me, che son nato a Parma nel 1963, e son cresciuto in un mondo che mi sembrava non sarebbe cambiato mai, un mondo dove si veniva svegliati, la domenica mattina, dal rumore delle lucidatrici, e dove gli appartamenti erano pieni di oggetti moderni e indispensabili, come i bicchieri infrangibili, i tavolini di formica, i fustini rotondi dei detersivi e i mangiadischi (i quali mangiadischi, chissà perché, erano quasi tutti arancioni), quando, dicevo, nel 1991, sono stato in Russia per la prima volta, è stato bellissimo vedere che, in Russia, erano rimasti di uso comune oggetti che noi, in occidente, avevamo accantonato, come le macchine per scrivere, i telefoni a gettone e i pallottolieri, addirittura; nella maggior parte dei negozi russi, allora, nel 1991, non c’erano i registratori di cassa, c’erano i pallottolieri, che delle commesse cattivissime maneggiavano in un modo che conoscevano solo loro per far saltar fuori quasi sempre un totale insignificante: copeche: non costava quasi niente, la roba, per un occidentale, nel 1991, in Russia.
Il Volga 4
[Uscito su D Lui di Repubblica della scorsa settimana]
venerdì 29 Settembre 2017
Dopo, in quel video qua (clic), c’è un tifoso della Spal che dice, due volte, a Borriello: «Borriello, scopa di meno», e nel titolo di Repubblica invece gli dice «Fai meno sesso». Perché? Si sono sbagliati?
venerdì 28 Luglio 2017
Oggi ho comprato un giornale, La Repubblica, che aveva un inserto, il venerdì di repubblica, dove, a pagina 83, c’era scritto che il protagonista della Noia di Moravia, Dino, è un pittore che non dipinge nulla.
venerdì 17 Ottobre 2014
1 Ci sono scrittori che della propria vita hanno fatto letteratura. Tu sull’ambiguità dell’autobiografismo hai costruito una carriera. Ma su una cosa non ci piove, quando avevi in uscita “La banda del formaggio” sei stato investito e ti abbiamo dato per morto. Tornato alla vita cosa è cambiato nel tuo lavoro?(non nella tua vita)
Dopo l’incidente facevo le stesse cose di prima, sia nel lavoro che nella vita, ma erano cose alle quali non ero più abituato, ed erano tutte un po’ stupefacenti, anche prendere un autobus (e, a pensarci, se in ospedale mi avessero chiesto Cosa vuoi fare quando esci?, io avrei risposto Prendere un autobus). E come Ermanno, il protagonista di questo libro, avevo l’impressione che quel che facevo tutti i giorni, dal mattino quando mi svegliavo alla notte quando andavo a letto, fosse estremamente importante e mi sbagliavo, perché io faccio una vita insignificante, ma era uno sbaglio che avrei voluto continuare a sbagliarmi finché stavo al mondo.
2 Te lo chiedo perché a me sembra che non sia cambiato né lo stile, né il flusso dei pensieri, né il ritmo. Eppure immagino che uno che è sopravvissuto a due brutti incidenti qualcosa di diverso la deve pure pensare. Oltre che essere dato in fin di vita giova alle vendite.
Credo che il picco della mia popolarità coincida con il giorno in cui si è diffusa la voce che ero morto e la cosa, non so perché, mi sembra molto sensata.
3 Perché hai abbandonato Learco per Ermanno, avevi bisogno di un altro alter ego?
Ho scritto sette libri nei quali chi parlava si chiamava Learco Ferrari. Ho smesso perché era diventato un impaccio, era come se mi obbligasse a star dentro dei pensieri che non eran più quelli intorno ai quali giravano le storie che volevo raccontare. Questo Siamo buoni se siamo buoni è il secondo nel quale parla Ermanno Baistrocchi e credo sarà l’ultimo, mentre mi sembra che potrebbe venirne fuori uno il cui protagonista sarà Cianuro, che qui è un personaggio secondario.
4 Nel tuo stile contano molto la punteggiatura e le ripetizioni. Alcune frasi sembrano delle filastrocche. Come funziona, quando scrivi ti leggi e rileggi? Cosa viene per te prima: il ritmo, il suono o la parola?
Vengono un po’ insieme; quando leggo, e quando scrivo, anche le mail e gli sms, e anche adesso, muovo le labbra, come quelli che non son capaci. È come se il significante (il suono) e il significato (il senso) vivessero insieme, e ogni minimo cambiamento dell’uno comportasse un cambiamento anche nell’altro.
[Intervista a Brunella Schisa, uscita oggi sul venerdì di Repubblica]
martedì 28 Maggio 2013
Come le è venuto in mente un editore-libraio come nuovo protagonista?
Non mi ricordo bene.
Ermanno, in qualche modo, è “antipolitico”, ma diffida anche di tutto quello che si presenta come “nuovo”. Insomma, è tutt’altro che grillino. Si sente “governato” solo dalla letteratura. La letteratura può essere una guida per la politica?
Per come capisco io Ermanno, lui pensa che la politica non consista nell’andare a votare, ma nello stare attenti a quel che si fa, tutti i giorni, non solo i giorni che ci sono le elezioni, non solo quando c’è da prendere partito. E, come dice, il fatto che una cosa sia nuova, secondo Ermanno, non è una garanzia della bontà di quella cosa. Per via della letteratura come guida della politica, credo che la letteratura sia una guida per chi legge i libri.
A pagina 130 Ermanno non riesce a rispondere alla domanda sul “pericolo degli e-book”. Se non fosse caduta la linea, cosa avrebbe risposto?
Credo avrebbe detto che la crisi dei libri di carta, secondo lui non dipendeva dalla presenza dei libri elettronici ma era legata alla crisi più generale che c’era nel momento in cui lui scriveva il romanzo (2012), e avrebbe provato a dimostrare questa sua tesi sostenendo che il mercato immobiliare, che pure era in crisi, era in crisi senza che fosse comparsa, a causarla, la concorrenza di (auspicabili, pure) appartamenti elettronici. Continua a leggere »
domenica 5 Febbraio 2012
[Di Dario Pappalardo, oggi su Repbblica]
Che effetto le fa sapere che i romanzi del ciclo di Learco Ferrari vengono ripubblicati? Ha intenzione di scrivere ancora di lui? Tutti i suoi lettori lo considerano un alter ego dell’autore. Anche lei?
Sono contento della riedizione di questi romanzi per Marcos y Marcos, ma non credo che scriverò altre cose con Learco Ferrari come protagonista. Per via dell’alter ego, quando ho letto la sua domanda mi sono chiesto cosa intendeva di preciso, con alter ego; allora sono andato a vedere su wikipedia, e ho trovato: Il termine viene comunemente usato nell’analisi letteraria per descrivere personaggi che sono psicologicamente opposti l’uno all’altro. Ecco, in questa prospettiva sì, considero Learco Ferrari il mio alter-ego. Poi però mi sembrava una definizione strana, sono andato sul De Mauro ho trovato che alter ego, in letteratura, è un personaggio che rispecchia specularmente la personalità del suo autore (es: Jacopo Ortis è l’alter ego di Ugo Foscolo). Ecco, a pensarci, anche in questa prospettiva, considero Learco Ferrari il mio alter-ego. Continua a leggere »