Ah bè, allora, ecco, mi scusi eh, vado
Una sbagliava a riconoscere la sua macchina. Una volta suo marito e suo figlio erano rimasti a guardarla per dieci minuti in via Emilia mentre cercava di salire su una Panda che non era la sua.
Un’altra volta aveva convinto suo marito e suo figlio a portarla a Vienna e a passare dal SacherHotel per comprare la Sachertorte originale, e lei era uscita dal Sacherhotel con le mani impegnate a reggere delle borse con le Sachertorte che aveva appena comprato, era andata verso una macchina parcheggiata lì vicino, diversa dalla sua come marca e modello, ma di colore uguale, aveva aperto la portiera di dietro, aveva sistemato le Sachertorte sul lunotto posteriore e sui sedili, era entrata e si era seduta, poi aveva incrociato lo sguardo dell’austriaco seduto al volante, aveva detto “Ah bè, allora, ecco, mi scusi eh, vado”, aveva preso le borse con le Sachertorte, era uscita, aveva chiuso la portiera di dietro, aveva visto suo marito e suo figlio di là dalla strada che ridevano.
[Ristampato il Repertorio dei matti di Reggio Emilia]