domenica 26 Febbraio 2017

Un altro, nell’aula studio Opera in via Michelangelo, arrivava sempre con aria grave, si sedeva, tirava fuori dallo zaino libri, quaderni e un portatile, poi apriva il portatile e cominciava a cazzeggiare. Passava un’oretta tranquillo, poi si interrompeva di scatto e sottovoce cominciava a spingersi a studiare: “Va bene dai adesso basta cazzeggiare ora si studia adesso basta”. Poi generalmente riiniziava a cazzeggiare sul computer. Dopo un quarto d’ora circa cominciava di nuovo a sussurrare frasi di incoraggiamento, anche se leggermente più scocciate e materne: “Adesso ho esagerato è ora che mi metto sotto basta ho perso troppo tempo ora mi metto a studiare”. Si prendeva la testa tra le mani ripetendosi l’incoraggiamento come un mantra. Poi succedeva che voleva controllare un’altra cosa sul computer, e allora si rimetteva a cazzeggiare. Dopo poco si riprendeva la testa fra le mani, e così via. Ogni volta che cercava di costringersi a studiare il tono diventava sempre più severo o disperato. Ogni tanto si alzava a prendersi un caffè, visibilmente provato da tutto lo sforzo.
Una curava tutto con il Bactrim.
Un altro, nell’aula studio Opera in via Michelangelo, a luglio del 2013, era concentratissimo a studiare le slide sul suo IPad. A un certo punto uno si era avvicinato per chiedergli se per caso poteva prestargli il caricatore Apple poiché lui lo aveva dimenticato a casa. Il ragazzo dell’IPad si era girato molto lentamente, lo aveva guardato e seccamente gli aveva risposto di no. L’altro aveva fatto spallucce ed era tornato al suo posto. Il ragazzo dell’IPad era tornato a studiare le sue slide, solo che a quel punto sembrava aver perso la concentrazione. Dopo un po’ si era girato verso l’altro, poi era tornato a guardare l’IPad. Aveva iniziato a mangiarsi le unghie. Poi era andato a fumarsi una sigaretta. Quando era tornato aveva guardato, si era rimesso al suo posto guardando l’altro, che però era chino sui libri. Allora si era tolto la giacca, aveva controllato la batteria sul proprio IPad, aveva preso il caricatore e si era alzato per portarlo al ragazzo. Solo che a metà strada aveva cambiato idea ed era tornato indietro. Aveva provato a studiare ma sembrava molto agitato. Dopo alcuni minuti si era alzato di nuovo, si era avvicinato ancora all’altro ragazzo, ma quando gli era molto vicino aveva cambiato idea ed era tornato a sedere. Poi aveva aspettato ancora mezz’ora, in cui non aveva scorso molte slide, si era alzato di nuovo con il caricabatterie in mano, solo che quando stava per arrivare al suo tavolo l’altro s’era alzato con la giacca e lo zaino chiuso pronto ad andarsene e l’aveva guardato, allora lui aveva fatto finta di niente e aveva proseguito dritto per il bagno con il caricabatterie bianco dell’IPad attorcigliato alla mano.

sabato 14 Maggio 2016
Sabato 14 maggio, a Torino,
al lingotto,
dentro il Salone del libro di Torino,
alle 21,
in sala blu,
Repertorio dei matti delle città di
Torino, Roma, Cagliari e Parma.
venerdì 6 Maggio 2016

Una volta un cavallo in piazza Carlo Alberto si era fatto abbracciare da un tedesco.
[ristampano il Repertorio dei matti della città di Torino]

giovedì 14 Aprile 2016

Un altro, nell’aula studio Opera in via Michelangelo, arrivava sempre con aria grave, si sedeva, tirava fuori dallo zaino libri, quaderni e un portatile, poi apriva il portatile e cominciava a cazzeggiare. Passava un’oretta tranquillo, poi si interrompeva di scatto e sottovoce cominciava a spingersi a studiare: “Va bene dai adesso basta cazzeggiare ora si studia adesso basta”. Poi generalmente riiniziava a cazzeggiare sul computer. Dopo un quarto d’ora circa cominciava di nuovo a sussurrare frasi di incoraggiamento, anche se leggermente più scocciate e materne: “Adesso ho esagerato è ora che mi metto sotto basta ho perso troppo tempo ora mi metto a studiare”. Si prendeva la testa tra le mani ripetendosi l’incoraggiamento come un mantra. Poi succedeva che voleva controllare un’altra cosa sul computer, e allora si rimetteva a cazzeggiare. Dopo poco si riprendeva la testa fra le mani, e così via. Ogni volta che cercava di costringersi a studiare il tono diventava sempre più severo o disperato. Ogni tanto si alzava a prendersi un caffè, visibilmente provato da tutto lo sforzo.

venerdì 11 Marzo 2016

I matti della città di Torino letti ieri a Atelier sì: Clic.
giovedì 10 Marzo 2016
Giovedì 10 marzo,
a Bologna,
all’Atelier sì,
in via San Vitale, 69
alle 19,
Lettura parziale
del Repertorio dei matti
della città di Torino.

venerdì 2 Ottobre 2015

Uno era Fritz, un elefante maschio che il vicerè dell’Egitto di Mohamed Alì aveva regalato a Carlo Felice di Savoia.
Il mahaba che guidava e accudiva Fritz glielo portò di fronte. Anche lui faceva parte del regalo.
“Fuse stait almen un caval… cosa fuma con un elefant?” disse Carlo Felice al colonnello delle guardie che lo accompagnava.
Il mahaba non capì, era indiano, e in tutta la sua vita imparò solo qualche parola di piemontese.
Fritz fu messo nella menageria di Stupinigi, insieme alle zebre, il rinoceronte e gli struzzi.
A Torino si scatenò la passione per l’elefante. Tutti lo volevano vedere: nei giorni di festa gli mettevano sulla groppa una gualdrappa colorata e lo facevano girare per il parco, con tutte le dame e i damerini a trottare dietro.
In estate rimaneva nel suo recinto e si spruzzava con l’acqua. Mostrava senza pudore al popolino le sue imponenti e inutili erezioni, gli uomini ridevano sguaiati, le donne arrossivano e portavano via bambini. Fritz non aveva né avrebbe mai conosciuto una femmina della sua specie. Cosa gli rimaneva da fare se non mangiare? Mangiava tanto e stava male.
Quando il mahaba morì Fritz cominciò a intristirsi, non rispondeva al nuovo conduttore e una volta lo afferrò con la proboscide, lo sbatté contro la parete e a momenti l’ammazzava. Cominciò a non mangiare. I veterinari chiamati a consulto sapevano di vacche, pecore, cani e giumente, di elefanti no.
Dopo un po’ il re si scocciò: “Quant’an custa, ‘sto elefant?”
Visto che deperiva e che era vecchio (quanto poteva vivere un elefante? Mohamed Alì non l’aveva detto, i veterinari non lo sapevano) si decise di sopprimerlo. Bisognava trovare una maniera rapida e caritatevole. Qualcuno propose il veleno, altri l’elettricità, qualcuno addirittura di sparargli con un cannone di piccolo calibro.
Alla fine lo misero in una serra dai vetri sigillati con la guttaperca e ci pomparono ossido di carbonio. Fritz indovinò e non protestò, e in qualche modo tornò a casa.

giovedì 1 Ottobre 2015
Giovedì 1 ottobre,
al circolo dei lettori di Torino,
in via Bogino,
alle 21,
Il repertorio dei matti della città di Torino
(di Lucio Aimasso,
Monica Bedana, Donatella Bosio,
Francesco Caligaris, Gabriella Dal Lago,
Diego Finelli, Mariangela Fassino,
Sara Fiorillo, Giovanni Frigione,
Pino Pace, Monica Rasino,
Paola Restagno, Luca Vallese,
Giorgio Viarengo e Sharon Zanni)

lunedì 28 Settembre 2015

Uno faceva il cantautore andava col treno a suonare in giro per l’Italia. Raramente faceva il biglietto. Una volta era arrivato un controllore e gli aveva chiesto il biglietto. Lui si era alzato di scatto, “Oh, proprio lei stavo cercando” gli aveva detto, poi gli aveva spiegato di essere un giornalista de La Stampa e di stare facendo un articolo su Trenitalia e che doveva assolutamente parlare col capotreno. Poi gli aveva fatto un sacco di complimenti e il controllore lo aveva accompagnato dal capotreno. Il cantautore aveva fatto un sacco di complimenti anche al capotreno e anche molte domande e il capotreno era così contento di fare un intervista che aveva risposto a tutte le domande e gli aveva poi fatto anche vedere la cabina di guida. Poi alla fine quando erano arrivati a Torino il cantautore gli aveva detto che il pezzo sarebbe uscito la settimana successiva ed era sceso, lasciando il capotreno tutto contento, così contento che si era scordato di chiedergli il biglietto.
[Repertorio dei matti della città di Torino, esce il primo ottobre]

sabato 27 Giugno 2015
Uno che telefonava ai vicini per dire che dalla sua finestra vedeva un quadro storto e per favore di drizzarlo, se no non riusciva a dormire.
[Repertorio dei matti della città di Torino, questo matto è di Paola]