Comunisti
C’era uno che in libreria chiedeva il Manifesto del Partito Comunista e poi stupito diceva: “ma questo è un libro, io volevo il poster”.
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato]
C’era uno che in libreria chiedeva il Manifesto del Partito Comunista e poi stupito diceva: “ma questo è un libro, io volevo il poster”.
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato]
Sabato,
9 giugno,
a Prato,
alle 18:30,
al Gradisca 1973,
in via Settesoldi, 30
Repertorio dei matti delle città di
Bologna, Milano, Roma, Torino,
Cagliari, Parma, Andria, Livorno,
Lucera e Capitanata, Reggio Emilia,
Genova, Padova e Prato
con particolare riferimento
al Repertorio dei matti della città di
Prato
Uno che era nato a Vergaio una sera del 1999 a Los Angeles viene chiamato da Sofia Loren sul palco al grido di “Robertooooo” e lui balza sulle sedie del teatro come un grillo rischiando di calpestare le teste di gente come Spielberg e co.. Salta a piedi uniti raggiungendo il palco abbraccia la Sofia nazionale prende la statuetta e ringrazia: “Grazie, grazie, I am so habby”, diceva con il suo inglese stentato, “Voglio abbracciare tutti. Grazie! Grazie! Io voglio essere cullato dalle onde della vostra bellezza. Venite qui. Questo è un momento di gioia e voglio baciarvi tutti perché voi siete l’immagine della gioia. Qui si bacia la gioia mentre vola – lascia un eterno sorgere – disse il poeta. Ed è meraviglioso essere qui. Meraviglioso, mi sento di tuffarmi in questo oceano di generosità, è troppo. La vostra generosità, è questa, come si dice quando la pioggia è una grandine di gentilezza e di gratitudine per voi. E mi piacerebbe molto ringraziare tutti coloro che hanno fatto il film perché, senza di loro, non avrei potuto volare, tutti coloro che lo hanno fatto, il produttore, lo sceneggiatore, Gianluigi Braschi, Nicola Piovani, Vittorio Cechi Gori, Harvey Weinstein, Miramax film, grazie mille per ciò che avete fatto. E inoltre mi piacerebbe ringraziare i miei genitori a Vergaio nel piccolo paese in Italia in cui loro mi hanno dato il più grande dono, la povertà e io voglio ringraziarli per il resto della mia vita. Davvero, grazie mama e papo. Grazie! E grazie a voi per il vostro amore, perché, se io sono qui, è perché la gente ama il film così c’è sempre il tema dell’amore. Vorrei dedicare questo premio a quelli che non sono più qui, hanno dato la loro vita in modo tale che possiamo dire “la vita è bella”.
E mi piacerebbe dire anche, un bacio a Giorgio, il bambino. Siccome stiamo parlando di amore, Dante disse “l’amor che muove il sole e le altre stelle” e l’amore è divino, e a volte se si ha fede, come tutte le divinità, può apparire. Questo il motivo per cui voglio dedicare questo premio a Nicoletta Braschi.”
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato, che presentiamo oggi al Gradisca di Prato]
Uno che tutti chiamavano Renzo, a novantaquattro anni aveva pubblicato il suo primo romanzo. S’intitolava “I miei primi novantaquattro anni”.
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato]
C’era uno che al McDonald’s aveva ordinato un Mac Donald’s.
C’era uno che aveva i tic, non nel corpo, ma nella voce. Non aveva quei tic tipo l’occhio che fa l’occhiolino da solo, o la bocca che smorfia all’ingiù, o gli occhi che si strizzano ogni due per tre. Lui qui ce li aveva nella voce, i tic. Sul più bello, mentre parlava di calcio, di donne o di soldi improvvisamente diceva: “cavallo, cavallo, cavallo”. Poi faceva dell’altro e, mentre faceva dell’altro, ripeteva: “cavallo, cavallo, cavallo”. Dopo un po’ c’aveva il tic del cane. Magari era lì che lavorava, o lavava i piatti, o girava in centro e, sul più bello, diceva: “il cane, il cane, il cane. Una volta aveva detto: l’oca, l’oca, l’oca. Poi si rimetteva a fare quello che stava facendo.
Quello che al McDonald’s aveva ordinato un Mac Donald’s, in risposta all’espressione interrogativa che si era formata sulla faccia della cassiera aveva aggiunto: “Ah, scusa: medio”.
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato, uscito l’altroieri]
Questa signora aveva in bagno una coppia di asciugamani nuovissimi, stirati, intatti con la scritta lui e lei. Era vietatissimo toccarli, per asciugarsi le mani bisognava usare altri asciugamani messi lì accanto un po’ stropicciati. Quando le si chiedeva, ma allora perché li metti questi asciugamani: “Son per belluria”.
[Repertorio dei matti della città di Prato, uscito ieri]
Uno che si chiamava Curzio Malaparte, gli avevano costruito un mausoleo sulla cima del monte Le Coste che i pratesi chiamavano “Spazzavento”, la montagna dominava Prato. Secondo le sue volontà riportavano sulla sua tomba la frase: “…e vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano” assieme a un’altra frase che recita “Io son di Prato, m’accontento d’esser di Prato, e se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo”.
[Repertorio dei matti della città di Prato, esce oggi]
Uno era Bozzone, che mentre il Cioni pedalava e guidava la bicicletta lui stava seduto sulla canna di traverso e recitava:
«Noi siamo quella razza che non sta troppo bene
che di giorno sarta i fossi e la sera le cene
Lo posso grida’ forte, fin a diventa’ fioco
noi sèmo quella razza che tromba tanto poco.
Noi sémo quella razza che al cinema s’intasa
pe’ vede’ donne gnude e fassi seghe a casa.
Eppure la natura c’insegna, sia su’ i monti sia a valle,
che si po’ nasce bruchi e diventa’ farfalle.
Ecco, noi sèmo quella razza che, l’è fra le più strane,
che bruchi sèmo nati e bruchi si rimane.
Quella razza sèmo noi, l’è inutile fa’ finta,
c’ha trombato la miseria e sèmo rimasti incinta».
[Repertorio dei matti della città di Prato, esce domani]
C’era uno, che ormai lo conoscevano, che all’Esselunga di Viale Galilei, alle casse, con il barattolo in mano borbottava «Ignoro sempre la scritta “aprire qui”. Non per qualcosa, ma preferisco aprirli a casa con comodo».
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato, esce il 31 maggio del 2018 per Marcos y Marcos]
Uno che era un pensionato passava la mattina attraversando le strisce pedonali stava un po’ da un lato della strada poi tornava dall’altro lato fermando le auto con la mano aperta. A chi gli chiedeva perché lo facesse, rispondeva “che era per affermare la sua persona.”
[Dal Repertorio dei matti della città di Prato, esce il 31 maggio]