Dopo

venerdì 24 Giugno 2011

Janina Turek, casalinga di Cracovia, aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto passa inosservato. Se n’è accorta per prima sua figlia. Dopo la morte della madre, nell’autunno del 2000, Ewa Janeczek ha aperto un armadio e ha trovato delle pile di quaderni. (Ce n’erano 728, e più tardi ne sarebbero venuti fuori altri 20). Ha scoperto in questo modo che sua madre era solita prendere nota di tutto ciò che faceva. Dal 1943 al 2000, senza interruzioni, aveva registrato:
quante telefonate aveva ricevuto e da parte di chi (38.196);
quante volte aveva telefonato a qualcuno (6257 volte);
dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno” (23.397);
quanti appuntamenti aveva fissato (1922);
quanti regali aveva fatto, a chi e di che genere (5817);
quanti regali aveva ricevuto (10.868);
quante volte aveva giocato a bridge (1500);
quante volte aveva giocato a domino (19);
quante volte era andata a teatro (110);
quanti programmi televisivi aveva visto (70.042),
e via discorrendo.

[Mariusz Szczygieł, Reality, cit., pp. 10-11]

Un inizio

giovedì 23 Giugno 2011

Il 1.10.1996 Janina Turek, madre di tre figli, pranzò con una zuppa di funghi e pastina, spezzatino con contorno di patate e barbabietole rosse stufate, uova e dessert. Anche quarant’anni prima, il 19.02.1956, aveva consumato un pranzo semplice e nutriente: una salsiccia calda con senape dolce, pane, composta di mele, un pezzo di cioccolato e torta di noci e frutta secca.
Il 21.03.1973 ricevette due telefonate mute;
il 21.06.1976 trovò per strada un paio di calzini elasticizzati da bambino non usati;
il 15.08.1981 cedette al figlio i suoi tagliandi di razionamento per la carne;
il 2.01.1982 sua figlia le portò qualche mela;
il 7.12.1983 il suo ex marito le portò da leggere due vecchie riviste;
il 3.02.1985 un estraneo bussò a casa sua, aveva sbagliato porta;
il 1.02.1998 guardò fuori dalla finestra. Vide la sua vicina Urszula Krzywoń scendere da un taxi.

[Mariusz Szczygieł, Reality, traduzione di Marzena Borejczuk, Roma, nottetempo 2011, pp. 9-10]