martedì 27 Gennaio 2009
Un mio amico, gli ho telefonato per avere dei consigli su come scrivere il discorso sulla razza, lui è un gran lettore di filosofia e un gran fumatore, e mi ha detto una cosa che mi dice sempre quando parliamo di questi argomenti, che I nazisti sono stati i primi a vietare il fumo nei locali pubblici.
domenica 25 Gennaio 2009
Adesso, è normale, io ho studiato letteratura russa, mi succede spesso, che le cose che penso, e che vedo, mi fan venire in mente dei russi, anche se, mi rendo conto, in parte succede anche a me, la Russia, e i russi, sono un posto e della gente che fanno un po’ paura. Io conosco della gente che mi dicono Sì, i romanzi russi, va bene, però, ci sono quei nomi, così lunghi.
Non leggono i romanzi russi perché ci sono dei nomi lunghi, che è una cosa, a pensarci, che succede davvero, dentro i romanzi russi c’è un giro di nomi, cognomi, patronimici, soprannomi, vezzeggiativi, dispregiativi, gradi, che uno a un certo momento se non stai attento non capisci chi è il personaggio che sta parlando, deve andare indietro pagine e pagine, si fa una fatica, delle volte, a leggere i romanzi russi, che veramente poi uno quando li vede prende paura e in un certo senso, mi viene in mente adesso, la letteratura russa potrebbe essere anche una specie di sottogenere della letteratura horror; i romanzi russi, anche quelli che parlan d’amore, per dire, o della rivoluzione, o dei nichilisti, o di Napoleone, o del tradimento, hanno un qualcosa che li si potrebbero mettere tutti negli scaffali della letteratura horror, nelle librerie occidentali.
sabato 24 Gennaio 2009
Šklovskij, anche se è un critico, appartenente alla corrente chiamata Formalisti russi, che i critici, e i formalisti russi, non so, io, delle volte, se penso ai critici in generale e ai formalisti russi in particolare mi vengono in mente delle immagini, come un ventilatore con il filo della corrente staccato, oppure un orologio fermo, su un muro scrostato, o delle veneziane, verdi, semichiuse, impolverate, o degli scartafacci, lì, sopra un tavolo, con dello spago intorno, o delle librerie, ma di quelle tristi, con le grate fatte di quella retina che usano anche per i pollai, come se i libri non fossero libri ma galline in prigione, non lo so come mai, mi vengono in mente queste cose, non lo so, è un’idea che si vede che ho dentro la mia testa quando penso ai critici e ai formalisti russi, e un po’ mi piace, devo anche dire, il disastro, le cose messe lì, in un angolo, le cose che non funzionano, a me della Russia, della Russia sovietica, per esempio, quando ci son stato, il cartello che più spesso si trovava in giro, appeso ai telefoni, ai distributori di acqua gassata, sulle porte dei bagni, era Ne rabotaet, Non funziona, e un po’ faceva venire il nervoso un po’ era bellissimo, in un certo senso.
Solo che poi, i formalisti russi, in generale, e anche Šklovskij, in particolare, a leggerli, ci son delle idee, lì dentro, che io secondo me, non solo funzionano, ma io, da quando le ho lette, io secondo me non me le dimentico fintanto che scampo.
domenica 21 Settembre 2008
Lunedì, 26 gennaio,
al cinema Kiev di Cracovia
alle ore 21
discorso sulla razza
(ingresso libero)