martedì 25 Settembre 2018
Prima di scrivere, lo scrittore sceglie, nei limiti del possibile, la lingua nella quale redigerà ciò che gli sembra necessario dire. Sembra un problema semplice, invece non lo è […] Il “franciano” ci ha messo quattro o cinque secoli a separarsi dal latino e altrettanto tempo per morire e rinascere sotto le specie del francese vero e proprio […] sta di fatto che il problema del neofrancese si pone […]. Lo scrittore francese deve aiutare questo parto, il suo lavoro, la sua opera, deve essere una maieutica linguistica.
[Raymond Queneau (1955), in Gianni Poli, Invito alla lettura di Queneau, Milano, Mursia, 1195, p. 163]
lunedì 26 Ottobre 2015
[Il titolo di Libèration quando è morto Queneau, 39 anni fa]
sabato 26 Ottobre 2013
18 gennaio
Rileggendo le prime pagine di questo diario mi chiedo se ho usato nel modo giusto la parola “vergine”. Perché nel dizionario c’è scritto: “Dicesi di una terra non manipolata, incolta” e io, non per vantarmi, sono piuttosto colta. Ma devo rassegnarmi, ci sarà più di un errore in queste pagine destinate esclusivamente ai posteriori.
[Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara, traduzione di Leonella Prato Caruso, Milano, Feltrinelli 2009, p. 14]
venerdì 9 Agosto 2013
Ho sventolato il fazzoletto e ora lo inzuppo di lacrime prima di stringerlo, stanotte, tra le gambe, sul cuore. Oh, God, chi mai conoscerà il mio tormento, chi mai saprà che Monsieur Presle porta con sé tutta l’anima mia, la quale è certamente immortale. Non mi ha mai fatto niente, Michel. Monsieur Presle, voglio dire. So che gli uomini della sua età fanno certe cose alle ragazze pazzarelle della mia. Quali cose e perché? Lo ignoro. Io sono vergine, vale a dire non ho mai subito manipolazioni (“terreno vergine: terreno che non ha mai subito manipolazioni” dice il dizionario). Monseur Presle non mi ha mai toccata. Soltanto la sua mano sulla mia. Talvolta essa mi scivolava lungo la schiena per darmi qualche leggera pacca sul popò. Semplici gesti di cortesia.
[Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara, traduzione di Leonella Prato Caruso, Milano, Feltrinelli 2009 (14)]
giovedì 16 Giugno 2011
Mi piacerebbe scrivere una tragedia o un sonetto o un’ode, ma ci son delle regole. Questa cosa mi disturba.
[Raymond Queneau, Exercices de style, Paris, Gallimard 1947, p. 79]
giovedì 6 Gennaio 2011
Così stavo meditando e mi accorsi che quello che avevo scoperto era indubbiamente soltanto un luogo comune eppure, da me scoperta, tale banalità diventava vertiginosa.
[Raymond Queneau, Saint-Glinglin, p. 32, cit. in Gianni Poli, Invito alla lettura di Queneau, cit., p. 113]
venerdì 10 Luglio 2009
Siccome i personaggi di questo romanzo sono reali, ogni rassomiglianza con figure immaginarie verrebbe ad essere fortuita.
[Raymond Queneau, La domenica della vita, trad. it. di Giuseppe Guglielmi, Torino, Einaudi 1987, 1997 e 2009]
domenica 31 Maggio 2009
“Se le interessa posso mostrarle la lista dei gruppi che stiamo per convocare.”
Mi tese un foglio dattiloscritto che enumerava:
i polisistematici
i co-materialisti fenomenofili
i telepatici dialettici
i simpatizzanti piatilekiani non riformati
gli antroposofi discordanti
i disarmonisti prurivalenti
gli jugoslavi anticoncezionali
i medium paralirici
i fanatici indecisi partigiani dell’ultrarosso
gli spiriti incubofili
i rivoluzionari asimmetrici puri
i polipsichici intolleranti
i terroristi antifascisti filomussoliniani di estrema sinistra
i fruttariani antipoliziotti
i metapsichici non coordinati
i pararchisti sparsi
la lega per i barbiturici
il comitato di propaganda della psicanalisi per corrispondenza
il gruppo Edouard Salton
i socio-buddisti dissidenti (già nominati)
i fenomenologi annientatori in inattività
l’associazione degli antintellettuali rivoluzionari
i rivoltati nullificatori integrali
i sindacalisti antimassonici iniziati
e trentun gruppi belgi.
“Può tenere questo documento,” mi disse Anglarès. “Ha delle obiezione da fare su qualcuno di questi gruppi?”.
“Nessuna,” dissi.
[Raymond Queneau, Odile, cit., pp. 96-97]
sabato 16 Maggio 2009
Entrarono nel caffè pieni di brio e chiusero gli ombrelli con l’aria di chi la sa lunga. Non c’era molto posto; sugli attaccapanni i soprabiti si spogliavano della loro umidità. C’era puzza di cane, di cane bagnato che avesse fumato la pipa.
[Raymond Queneau, Gli ultimi giorni, tr. it. Francesco Bergamasco, Roma, Newton Compton 2007, p. 33]
domenica 22 Febbraio 2009
– Naturalmente, Monsieur Queneau, non le chiederò per chi sta per votare (al premio Goncourt).
– E perché, Monsieur Audouard, non mi chiederà per chi sto per votare?
– Allora glielo chiedo.
– È suo diritto.
– Per chi voterà quindi?
– Non lo so.
[Raymond Queneau, En verve, Présentation et choix Jacques Bens, Paris, Horay 2002, pp. 60-61]