martedì 1 Maggio 2018
La vita di Bohumil Hrabal cominciò a prendere una piega drammatica fin dal periodo prenatale – scrisse Jaroslav Kladiva. – Sei mesi prima della sua nascita successe questo fatto: «Una domenica Mařa tornò a casa e disse ai genitori che aspettava un bambino e che il tizio con cui stava non la voleva. Il collerico nonno Tomaš prese lo schioppo dall’armadio e poi cacciò Mařa in cortile e gridò: In ginocchio, che ti sparo! La nonna Kateřina servì la minestra di fagioli, uscì in cortile e disse: Smettetela e venite a mangiare, o si raffredderà!».
[Aleksandr Kaczorowski, Il gioco della vita. La storia di Bohumil Hrabal, traduzione di Raffaella Belletti, Roma, e/o 2007, p. 18]
lunedì 9 Aprile 2018
I lettori lo adoravano, un po’ come si adora un vecchio nonno dal quale ci si aspetta che ci diverta con aneddoti sui bei tempi andati. E lui non aveva nessuna voglia di ridere. Scrisse allora: Quand’è che i clienti della Tigre d’Oro mi cacceranno via? Perché non faccio che mandarli al diavolo, perché li chiamo imbecilli, perché dico che i clienti della Tigre d’Oro e in generale tutta l’umanità sono una stirpe malvagia, stupida e scellerata… ma anche mite e geniale (…). È che sono anch’io un imbecille e sono malvagio, stupido e scellerato… E così sono uno scrittore ceco, erede di Jaroslav Hašek, e non so comportarmi, mi comporto come quell’isterico di McEnroe quando dà di matto sui campi da tennis perché gli sembra che gli facciano torto sia i giudici di linea che quelli di rete, e anche il pubblico, soprattutto quando non vince… ma nel ritratto fotografico di Andy Warhol, McEnroe è un giovanotto sensibile e simpatico, com’ero io prima che dessero inizio al culto della mia personalità… E così sono diventato l’Aurora… in secca. Ben mi sta!
[Aleksandr Kaczorowski, Il gioco della vita. La storia di Bohumil Hrabal, traduzione di Raffaella Belletti, Roma, e/o 2007, p. 11]