Cari Corinzi

martedì 3 Luglio 2018

Cari Corinzi,
sono sicuro che vi sarete più volte chiesti come mai non vi arrivano più lettere da parte nostra. Suppongo che abbiate inizialmente imputato la responsabilità di questo silenzio al sistema postale del Peloponneso che, sebbene sia esente da ogni colpa in questo caso, non lo ritengo comunque un servizio particolarmente efficiente. Mi trovo purtroppo nell’infelice posizione di comunicarvi che il nostro amato Paolo di Tarso, vostro principale amico di penna, ci ha lasciati un paio di millenni fa, decapitato dai romani durante la persecuzione di Nerone. Una fine terribile non credete?
Sarete però contenti di sapere che nel luogo della decapitazione è stata eretta una chiesa in suo onore presso via Laurentina, ci si arriva facilmente con la Metro B, fermata Basilica di San Paolo, direzione Lido di Ostia.
Spero che abbiate trascorso in serenità questi ultimi duemila anni e che abbiate mantenuto uno stile di vita sano, lontano dalla dissolutezza e dalle impurità del corpo.
Qui in occidente sono cambiate un po’ di cose, abbiamo quasi completamente abbandonato il nostro fervore cristiano e lo abbiamo sostituito con una fede assoluta nella scienza, molto più affidabile delle preghiere in caso di virus pericolosi o di riparazioni di parti del corpo. Non crediamo neanche più che l’universo sia stato creato in sette giorni da Dio ma crediamo invece che sia stato originato da un’esplosione primordiale chiamata Big Bang e poi non vi sto bene a spiegare come siamo arrivati all’uomo. Ma i cambiamenti sono tanti e non riuscirei a comprenderli tutti in questa mail.
E voi cosa mi raccontate?
Esiste ancora Corinto? Avete ancora quel buffo culto di Afrodite presso il tempio di Apollo? Vi fate ancora quelle belle insalate con la cipolla e la feta?
La settimana prossima nei nostri cinema esce Cinquanta sfumature di nero, un film dalla forte presenza di contenuti a caratteri erotici e per questo vietato ai minori di anni 18.
Non so bene come sia solito salutarsi in questi casi. Provo con: che la grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi.
Fateci avere vostre notizie, un abbraccio.

[prima mail ai Corinzi, di Paolo Ricci, dal numero 3 di Qualcosa, esce in settembre]

Il verbale

domenica 3 Giugno 2018

[Il verbale della riunione di Qualcosa, redatto da Domenico Arenella]

Riunione di Qualcosa, Bologna, Biblioteca Sala Borsa, 28/04/2018
h:15:00. Inizio la riunione. Portare i libri in tribunale.
Si riprende il discorso di Portare i libri in tribunale. L’idea è sempre quella di mettere in scena un processo al tribunale di Bologna, dove l’imputato è il personaggio di un romanzo, i giudici sono dei veri giudici e gli avvocati dei veri avvocati.
Paolo propone di processare Mersault, il protagonista dello Straniero di Camus. Dice anche che un altro personaggio che aveva pensato come imputato è Hans Schnier, il protagonista di Opinioni di un clown di Heinrich Böll; ma poi gli è venuto in mente che è difficile capire qual è la colpa di Schnier, che a parte il fatto di essere una specie di parassita è l’unica persona normale in tutto il romanzo. Altri libri che Paolo porterebbe volentieri in tribunale sono Chadži-Murat di Tolstoj e Un eroe dei nostri tempi di Lermontov. Ma si tratta di testi poco noti al grande pubblico e per questo motivo forse non sono molto adatti allo scopo. Dall’assemblea arrivano anche altre proposte, tra cui le Anime morte di Gogol le Benevole di Littel. Paolo dice che questi due sono libri belli ma un po’ troppo lunghi e che siccome per preparare la messa in scena si dovrà chiedere a dei giudici e degli avvocati di leggere il libro, sarebbe meglio non imporre loro un impegno troppo gravoso.
Si discute del ruolo dei lettori. Ci si chiede se dovranno deporre solo come testimoni o se avranno anche un ruolo nel decidere la sentenza, cosa che succede in parte anche in Italia in alcuni processi per reati come l’omicidio, dove è prevista in corte d’assise la presenza di una giuria popolare. Un’altra proposta è che i lettori intervengano per difendere o accusare i personaggi, come succede ad esempio negli incontri di Pugilato letterario, anche se negli incontri di pugilato letterario il bersaglio da colpire non è tanto il singolo personaggio ma il libro in generale. Dalla discussione su questo specifico punto a ogni modo viene fuori che secondo l’assemblea la soluzione migliore è quella più semplice, cioè utilizzare i lettori solo come testimoni del processo.
Si discute anche se si debba mettere in scena un processo per un crimine che il personaggio ha realmente commesso, oppure se si debba fare più una specie di processo morale sulle qualità umane del personaggio, come è stato fatto a Bisceglie per Madame Bovary. Per rendere più verosimile la cornice del tribunale, l’assemblea ritiene che sia meglio fare un processo vero e proprio che prevede un reato. Anche a questo proposito Lo straniero di Camus sembra fare proprio al caso nostro. Domenico chiede però se non è un problema il fatto che il processo a Mersault i magistrati glielo fanno già nel romanzo. Paolo dice che secondo lui non importa, perché si tratta di un procedimento svoltosi in Algeria negli anni 50, cioè molto lontano e tempo fa, quindi il caso, secondo lui, può essere tranquillamente riaperto dal tribunale di Bologna. Paolo ricorda per inciso che esiste anche un libro di uno scrittore algerino che è una specie di spin off dello Straniero, e che racconta la stessa storia dal punto di vista del fratello dell’arabo ammazzato da Mersault.
A seguito della discussione sopra riportata l’assemblea decide all’unanimità che il libro da portare in tribunale è lo Straniero di Camus.
Deciso quale sarà il libro, Paolo parla dell’organizzazione del processo. Dice che le cose sono a buon punto: gli avvocati ci sono e i lettori si troveranno facilmente; bisogna solo trovare i magistrati disposti a partecipare e vedere se il tribunale di Bologna offre uno spazio. Poi bisognerà pubblicizzare anche l’evento.
15:23. Le copertine. Paolo mostra due proposte per la copertina del numero 3 (cioè il primo) di Qualcosa, disegnate da Stefano. Le copertine sono simili, ma a Paolo piace di più quella più semplice, cioè quella senza la banda rossa laterale.
Paolo vorrebbe proporre quella, ma più di un partecipante dice che l’altra è più bella. Si decide dunque di mettere la questione ai voti. L’assemblea vota a favore della copertina con la banda rossa laterale. Paolo, messo in minoranza, accetta ufficialmente il verdetto, anche se poi cerca con lo sguardo Matteo Girardi, che ha votato anche lui per la copertina più semplice, e i due dicono “Poi vediamo”. Continua a leggere »

5 giugno

domenica 3 Giugno 2018

Martedì 5 giugno, alle 19, per chi vuole, alla caffetteria del Sì, in via San Vitale, a Bologna, c’è una riunione di redazione di qualcoa, che è una rivista che esce in settembre, al festival di Mantova, probabilmente.

28 aprile – Bologna

sabato 28 Aprile 2018

Sabato 28 aprile,
a Bologna,
in Salaborsa,
in piazza del Nettuno,
dalle 15 alle 18,
sesta riunione di
Qualcosa.

Cose che ci servono per Qualcosa

mercoledì 18 Aprile 2018

Sabato prossimo, 28 aprile, ci troviamo in sala borsa per l’ultima riunione di Qualcosa prima dell’uscita del numero 3: il numero è ancora aperto e siamo pronti a leggere: brutte figure (come questa: clic); canzoni, (come questa: clic); vero significato delle parole (come questo: clic); testi sapodisti (come questo: clic). Se ne avete, e li portate in riunione, e ce li leggete, siamo contenti. Se non potete venire, potete mandarci i testi a tosorelaentertainment chiocciola gmail.com. Grazie.

Non ci interessa

giovedì 5 Aprile 2018

A casa mia c’è sempre stata una specie di censura.
I miei genitori non li ho mai visti farsi un’effusione.
Con noi figlie, in compenso, andavano alla grande i baci in fronte.
Qualsiasi altra forma di affettività veniva scansata come la rogna.
Se in tv, per esempio, c’era la scena di un bacio, mia mamma improvvisamente aveva sete, andava in cucina, e mio babbo, solo e perduto, di solito cambiava canale, diceva a me e a mia sorella: questa scena qua, a noi, non ci interessa, è vero bambine?
Di film, ricordo di aver visto tutto di fila, forse forse, solo il Maggiolino tutto matto.
Era così per i film, le canzoni e tutto quanto.

[Elvira Antinozzi , Una specie di censura, da Qualcosa n. 3, in preparazione]

Come regalo di promozione

giovedì 5 Aprile 2018

Per quanto mi riguarda, io sono sempre stato uno studente mediocre. Nel senso che me la sono sempre cavata per il rotto della cuffia, studiando il meno possibile, e senza mai leggere niente di mia spontanea volontà, tranne lo stretto necessario per tirare avanti. Non leggevo nemmeno i giornalini, da ragazzo. E nemmeno i quotidiani sportivi, benché fossi un appassionato di calcio. Questo non è certo un merito. E dunque non ho letture adolescenziali formative a cui ritornare con la memoria, e non posso citare, come fanno in molti, un’antica passione per Giulio Verne o Salgari, o l’amore per romanzi d’avventura come L’isola del tesoro, Zanna bianca, Il richiamo della foresta, o Moby Dick nell’edizione per ragazzi. Come regalo di promozione dalla prima alla seconda media avevo chiesto ai miei genitori La capanna dello Zio Tom, ma poi non l’ho mai letto.

[Daniele Benati, Vicolo della Desolazione, da Qualcosa n. 3, in preparazione]

Verbale di Qualcosa del 20 gennaio

mercoledì 31 Gennaio 2018

15:01. La riunione si apre. Paolo presenta la copertina del numero 3 di Qualcosa (disegnata da Stefano), che sarà il primo numero della rivista a uscire, si spera a settembre di quest’anno. Una bozza del volume, con i testi già messi nell’ordine in cui saranno probabilmente pubblicati, è stata preparata già da Paolo, che l’ha fatta girare via mail.
15:05. Sbobinature. Il volume dovrebbe aprirsi con un frammento del discorso di Daniele Benati tenuto a Baiso, dove Benati parla di com’è arrivato alla letteratura attraverso la musica, e in particolare attraverso le canzoni di Bob Dylan. Altri frammenti di discorsi sbobinati che saranno pubblicati nel numero 3 di Qualcosa sono quello di Dente, trascritto da Graziano, dove Dente parla del fatto che lui da ragazzo si è voluto iscrivere all’ITIS, ma poi alla fine andava bene solo nelle materie letterarie, e quello di Andrea Moro, trascritto da Elvira, dove Moro parla del concetto di Logos e del Vangelo secondo Giovanni, dopo aver iniziato il suo intervento parlando del Manuale delle giovani marmotte.
15:11. L’argomento della riunione. Due signore presenti in sala, che è la prima volta che vengono alle riunioni di Qualcosa, chiedono a Paolo di cosa sta parlando e vogliono sapere se per caso non hanno sbagliato a venire a questa riunione che riguarda un argomento che loro non comprendono. Paolo risponde che hanno fatto bene a venire, e che la riunione è aperta a tutti e verte sulla fondazione e di una nuova rivista letteraria che si chiama Qualcosa. Continua a leggere »

Qualcosa

domenica 21 Gennaio 2018

Allora forse tra qualche mese, in settembre, dovrebbe uscire il numero 3 di Qualcosa e siamo moderatamente contenti, noi sapodisti, che siam quelli che lo fanno,
Dopo, però, bisognerà lavorare anche ai numeri successivi e dopo il numero 3 noi pensavamo di fare uscire il numero 7, ma così, per fare un po’ i furbi, e nel numero 7 ci piacerebbe che trovassero posto delle cose che si comincia da lontano. Si comincia da un libro di Viktor Erofeev che si chiama Il buon Stalin che parla del babbo, di Erofeev, che era ambasciatore sovietico in Francia, e lì a un certo punto Erofeev dice che ci son due persone che noi conosciamo senza averle mai incontrate, il babbo e la mamma, e, in certe scuole che facciamo delle volte c’è un compito difficilissimo che dice Descrivete vostro babbo, o vostra mamma, e una volta Elvira Antinozzi ha risposto con un pezzetto che è si intitola Montenegro che fa così:

Se potessi andare a scavare in quel buco. Ci andrei. Per cavarla fuori di lì, anche solo per un po’, perché io sono una giuggiolona grande ma di mamma ne ho ancora una gran voglia. Se io potessi!
Anche se, da viva, dirla tutta, era un po’ mattarulla.
Era del ‘41 e, come dire, era un po’ all’antica. Portava il mezzo tacco.
E aveva delle strane convinzioni.
Per esempio sosteneva che è meglio ed è più bello perdere e quindi se giocavi, fai conto, a tombola, non potevi mai dire cinquina, decina o tanto meno tombola, perché era giusto lasciarla fare a qualche altro bambino.
E cose così. Tra l’altro era molto molto spartana, ricordo solo un pochino di rossetto albicocca e il profumo Yves San Loren che le aveva regalato il babbo.
Il suo motto era: bisogna soffrire.
Per questo quando io e mia sorella siamo diventate ‘ragazze’, abbiamo cioè cominciato ad avere il ciclo mestruale, lei era contraria a qualsiasi tipo di antidolorifico. Al massimo un’aspirina.
Diceva che dovevamo resistere, al dolore, che le medicine facevano male e davano assuefazione.
Solo che io stavo veramente malissimo, e una volta sono anche svenuta per strada, a ritorno da scuola e ho ancora in mente mio babbo che l’han chiamato, era a lavorare, è arrivato e mi ha caricato in spalla come un super eroe.
Insomma, lei però non voleva nemmeno che stessimo troppo male e allora aveva detto che quando avevamo il mal di pancia per il ciclo potevamo bere un po’ di liquore perché – secondo lei – l’alcol dilatava i capillari e così, il sangue, defluiva più facilmente e il dolore si sarebbe alleviato.
Per me aveva predisposto proprio una fiaschetta, una di quelle bottigline infrangibili con la chiusura ermetica.
La riempiva con l’amaro Montenegro e me la metteva in cartella. E diceva: se stai male vai in bagno e fai due sorsi, vedrai che poi ti senti meglio.
E io allora, appena cominciavo a star male, andavo in bagno, facevo due sorsi, ma stavo peggio di prima e dopo mi girava anche un po’ la testa.
E una volta son tornata in classe, primo superiore, che era anche un periodo che il mio compagno di banco un po’ mi piaceva, si chiamava Cristian Gallo (che l’ho già scritto nell’altro compito della brutta figura, mi prendeva sempre in giro, mi diceva nell’orecchio: ciao bella mora lo so che ti fai suora) e a un certo punto mi si è rovesciata la cartella con tutto il contenuto, e – passi pure uno di quegli assorbenti antidiluviani alto 4 centimetri – ma, ahimè, tutti han visto che io andavo in giro con una fiaschetta di liquore in borsa. Mi son vergognata tantissimo e ho provato a spiegare la cosa ma peggioravo la situazione.
Il mese dopo ho rubato a mia mamma i soldi e mi son comparata il primo moment.

E ci piacerebbe che il numero 7 fosse tutto fatto di cose del genere (ma questa no, perché questa andrà nel numero 3). Ecco. Buongiorno.

20 gennaio – Bologna

sabato 20 Gennaio 2018

Sabato 20 gennaio,
a Bologna,
in Salaborsa,
in piazza del Nettuno,
dalle 15 alle 18,
quinta riunione di
Qualcosa.