Un pezzetto di Qualcosa
Uno dei miei giochi preferiti eran le Barbie a la mia Barbie preferita era una mora con gli occhi castani che era costata 19 mila lire, me l’avevano comprata perché mi ero fatta fare 10 punture di penicillina.
La Barbie aveva un marito senza vestiti solo con degli slip a stelle e strisce come la bandiera americana ed era di proprietà di mio fratello.
Nel gioco il marito entrava solo qualche secondo all’inizio, cioè quando la Barbie lo salutava dicendogli ci vediamo stasera che lui doveva andare a lavorare, in realtà finiva dietro di me a faccia in giù e nel gioco non entrava più.
Per il resto la Barbie passava il tempo a provarsi i vestiti che gli faceva mia nonna sarta con gli avanzi delle stoffe, ne aveva per ogni occasione, il marito, invece solo quel paio di slip a stelle e strisce come la bandiera americana.
Un altro gioco era quello che facevo il mercoledì mattina a Bellaria quando c’era il mercato e io mi alzavo alle 6, avevo già preparato tutte le mie cose la sera prima.
Un tavolino fatto con delle cassette di legno, una cassa che era una scatola da scarpe e le cose da vendere.
Mi mettevo davanti alla casa che avevamo preso in affitto e stavo lì a vendere le mie cose, le mie cose erano: qualche bottiglia di aranciata San Pellegrino e di Coca Cola e qualche bottiglietta de succo di frutta che avevo comprato il giorno prima con la mamma alla Coop e che per richiamare la gente vendevo a molto meno di quello che le avevamo pagate.
Ma soprattutto quando nevicava mi piaceva uscire con il secchiello e la paletta e fare i castelli di neve.
[Nicoletta Bianconi, per Qualcosa numero 3, che esce, praticamente, al festival letteratura di Mantova, come rivista – libro – organo ufficioso dei sapodisti]