sabato 12 Agosto 2023
Non lo saprà nessuno
che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade coi piedi,
che andavano allegri,
non lo saprà nessuno.
Che abbiamo guardato il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato l’aria
che si posa sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.
Siamo stati sulla terrazza della vita
fintanto che sono arrivati gli altri.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, Pazzini 2006, p. 21]
martedì 28 Luglio 2020
[stasera al campo solare di Dostoevskij ci è venuto in mente questo]
Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade
coi piedi che andavano allegri,
non lo saprà nessuno.
Che abbiamo visto il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato
l’aria che si posa
sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.
Siamo stati
sulla terrazza della vita
fintanto che sono arrivati gli altri.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, Pazzini 2006, p. 21]
venerdì 5 Giugno 2015
Nella scatola dei ditali
ci stanno le ruotine dei bottoni
che si attaccano ai cappotti,
ci sta il filo bianco
che si impiglia nelle mani di mia madre
cha hanno pazienza.
Nella scatola dei ditali
ci sono agli aghi del tempo
che forano tutte le sere.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, Pazzini 2006, p. 27]
domenica 10 Maggio 2015
Al tempo che cadevano le albicocche
il mondo era tutto verde
e noi stavamo sotto una capanna
che era fatta di canne
e di strisce di cielo.
Al tempo che cadevano le albicocche
si sentivano dei tonfi
che mai mi son scappati dalla memoria
come se fosse il tempo
che bussa dentro il tempo.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, 2006, p. 43]
sabato 14 Marzo 2015
Ricordo che mia madre
entrava nella mia stanza
ed era maggio
e i grilli cucivano la campagna
là lontano.
Nell’aria dolce
come dopo una febbre
stavamo in quel silenzio
che entrava dappertutto.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, 2006, p. 69]
mercoledì 11 Marzo 2015
Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade
coi piedi che andavano allegri,
non lo saprà nessuno.
Che abbiamo visto il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato
l’aria che si posa
sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.
Siamo stati
sulla terrazza della vita
fintanto che sono arrivati gli altri.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Villa Verucchio, Pazzini 2006, p. 21]
giovedì 21 Febbraio 2013
C’è una poesia di Nino Pedretti che si chiama Domanda che dice, più o meno:
Dove si nasconderanno,
le poesie che non son capace di scrivere,
che le ho cercate tanto
che son quelle che mi piaccion di più,
che non le posso leggere
neanche col desiderio?
Il traduttore dell’edizione dove l’ho trovata (Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Rimini, Pazzini 2006, p. 64), che forse è lo stesso Pedretti (non mi sembra sia indicato, c’è scritto solo Prefazione di Gualtiero De Santi) il traduttore, dicevo, il terz’ultimo verso, «ch’l’è quelli ch’a m pis ad piò», nell’originale, lo traduce «che sono quelle che amo di più», che io, il verbo amare, non so, la Battaglia, che ha otto anni, lo usa tranquillamente, io invece mi casca la faccia, a dire «Io amo», forse perché non esiste in dialetto parmigiano.
martedì 19 Febbraio 2013
Al tempo che cadevan le albicocche
il mondo era tutto verde
e noi stavamo sotto una capanna
che era fatta di canne
e di strisce di cielo.
Al tempo che cadevan le albicocche
si sentivan dei tonfi
che mai mi sono andati via dalla memoria
come se fosse il tempo
che bussa dentro il tempo.
[Nino Pedretti, Poesie in dialetto romagnolo, Rimini, Pazzini 2006, p. 49]