Con il cappello
Tutta mattina che scrivo con il cappello in testa. Quando me ne sono accorto, cos’ho fatto, niente, me lo son tolto.
Tutta mattina che scrivo con il cappello in testa. Quando me ne sono accorto, cos’ho fatto, niente, me lo son tolto.
Stamattina, in stazione, mi sono caduti cinque centesimi, e io li ho raccolti, e intanto che mi chinavo a raccoglierli pensavo che non li raccoglievo per i cinque centesimi, li raccoglievo perché mi dispiaceva sporcare per terra.
Voglio scriver qualcosa e devo scriverlo in fretta, che devo andare, che mi parte il treno, e allora mi chiedo Ma non è meglio se non scrivi niente, in fretta? E mi rispondo Sì sì sì. Niente in fretta mi vien proprio bene.
Da un’università italiana mi mandano una mail con degli allegati chiedendomi di compilarli e di firmarli con la mia firma autentica. Mi chiedo se sarei capace, io, di farla falsa, la mia firma. Anche se la facessi falsa, mi dico, sarebbe sempre fatta da me, quindi sarebbe autentica comunque, mi sembra. Non so.
L’altro giorno mi ha chiamato il mio amico Franco mi ha detto che la sera prima, al Fuori Orario, il gruppo più numeroso era il gruppo dei Maya e che lui era vestito da Papa. E io gli ho detto che io, l’ultimo veglione di carnevale che ci ero stato, il gruppo più numeroso era il gruppo degli Zorro, e che io ero vestito da Zorro.
Scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere che allora sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercar delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere che allora sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercare delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che uno non sa tanto bene cosa scrivere, che allora, sarebbe meglio non scrivere niente, invece di scrivere che non sai cosa scrivere e cercare delle scuse come il fatto che scrivere tutti i giorni, ma tutti tutti, ci son certi giorni che non ne hai voglia.
Parlare con la gente che non ti ascolta è una cosa strana. Te parli, e loro parlano anche loro e allora te smetti, e quando loro smettono anche loro, te ricominci a parlare e ricominciano anche loro. Come una gara. Come se tutto, ma tutto, era dentro una competizione che non eravate due persone, eravate due concorrenti. Che lavoro.
Certe volte, quando esco dalla doccia mi vien da pensare, con una sicurezza che non so definire, che si dimenticheranno tutti di me, non tra cent’anni, non tra cinquant’anni, non tra trent’anni, non tra vent’anni, domani, dopodomani. Allora mi dico Devo fare qualcosa. E, senza volerlo, mi sposto, col corpo, dentro l’accappatoio blu che ho comprato alla coop di via Andrea Costa, mi sposto verso il computer. E dopo mi fermo e mi viene da ridere. Mi diverto. Delle volte, anche quando sono da solo, io mi diverto.