martedì 7 Novembre 2023
A metà dell’inverno Vrònskij trascorse una settimana molto noiosa. Venne addetto a un principe straniero arrivato a Pietroburgo, e dovette mostrargli le cose notevoli della città. Il principe godeva di una salute non comune anche tra i principi: e con la ginnastica e una buona cura del proprio corpo aveva acquistato un tale vigore che, nonostante gli eccessi ai quali si abbandonava nei divertimenti, era fresco come un grosso cetriolo olandese verde lucido.
[Lev Tolstoj, Anna Karenina, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 1981, p. 362]
sabato 2 Settembre 2023
– Compagno chi è l’ultimo qui?
– Forse io, ma dietro di me c’è ancora una donna col paltò blu.
[Vladimir Sorokin, La coda, a cura di Pietro Zveteremich, Guanda, Parma 1988, p. 19. Anche quest’anno sono stato al Museo russo a vedere La coda di Sundukov, foto
di @claudiosforza_photography]
martedì 10 Maggio 2022
«Ormai è chiaro che ci sarà questa guerra contro Napoleone. Se fosse una guerra per la libertà, capirei, sarei il primo a prestar servizio nell’esercito; ma aiutare l’Inghilterra e l’Austria contro il più grande uomo che ci sia al mondo… no, è una cosa che non va.»
A questi discorsi infantili di Pierre il principe Andrej si limitò a stringersi nelle spalle, come per dire che a simili stupidaggini non si poteva rispondere; ma in effetti era difficile rispondere a quelle ingenue argomentazioni in modo diverso da come rispose il principe Andrej.
«Se tutti andassero in guerra solo in base alle proprie convinzioni, le guerre non ci sarebbero più,» disse.
«E sarebbe una cosa magnifica,» disse Pierre.
Il principe Andrej ebbe un risolino.
«Sì, forse sarebbe una cosa magnifica, ma non si arriverà mai».
[Lev Tolstoj, Guerra e pace, traduzione Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 2014, p. 37 (l’immagine è di Sergej Bondar)]
sabato 26 Giugno 2021
«Uno strano fenomeno, non è vero? Un artista pietroburghese! Un artista nella terra delle nevi, un artista nel paese dei Finni, dove tutto è umido, piatto, uguale, gri-
gio, nebbioso. Questi artisti non assomigliano affatto agli artisti italiani, fieri e ardenti come l’Italia e il suo cielo; al contrario, si tratta per la maggior parte di gente buona e mite, timida, indolente».
[Garzanti ha pubblicato una nuova edizione della Prospettiva Nevskij, traduzione di Pietro Zveteremich, introduzione mia]
mercoledì 27 Marzo 2019
«La parola “popolo” vuol dir poco,» disse Levin. «Gli scrivani comunali, i maestri e un contadino su mille sanno forse di che si tratta. Ma i rimanenti ottanta milioni, come Michàjlyč, non solo non esprimono mai la volontà propria, ma non hanno neppure la minima idea di ciò su cui dovrebbero esprimere la loro volontà. Che diritto abbiamo noi di dire che è la volontà del popolo?»
[Lev Tolstoj, Anna Karenina, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 1981 (7), p. 813]
lunedì 4 Marzo 2019
Il principe godeva di una salute non comune anche tra i principi: e con la ginnastica e con una buona cura del proprio corpo aveva acquistato un tale vigore che, nonostante gli eccessi ai quali si abbandonava nei divertimenti, era fresco come un grosso cetriolo olandese verde lucido.
[Lev Tolstoj, Anna Karenina, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 1981 (7), pp. 361-362]
lunedì 10 Aprile 2017
tre giorni dopo il suo arrivo, mentre si accingeva a partire per Kiev, si ammalò e dovette fermarsi per tre mesi a Orël; stando ai dottori, era afflitto da una febbre biliare. Sebbene i dottori lo curassero, gli estraessero il sangue e gli dessero da inghiottire delle medicine, ciò nonostante guarì lo stesso.
[Lev Tolstoj, Guerra e pace, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 2007, pp. 1000-1001]
martedì 28 Marzo 2017
Nei primi quindici anni del XIX secolo l’Europa conosce un inconsueto movimento di milioni di uomini. Gli uomini lasciano le loro abituali occupazioni, corrono da un angolo all’altro dell’Europa, rapinano, assassinano, trionfano e si disperano, per molti anni l’intero corso della vita cambia rivelando un intenso movimento che inizialmente va crescendo e poi diminuisce. Perché e in base a quali leggi avveniva tutto questo? si chiede la mente umana.
Gli storici, tentando di rispondere, raccontano le imprese, citano i discorsi di alcune decine di persone riunite in un edificio di Parigi, e per definire queste imprese e questi discorsi usano il termine «rivoluzione»; poi ci danno dettagliate biografie di Napoleone e di altri personaggi, alcuni a lui favorevoli, alcuni ostili, spiegano come e quanto queste persone si influenzassero a vicenda, e affermano: ecco come è nato questo movimento ed ecco le sue leggi.
/…/
Per studiare le leggi della storia dobbiamo sostituire completamente l’oggetto della nostra indagine, lasciare in pace i re, i ministri e i generali, e studiare quegli elementi omogenei e infinitesimali che condizionano il comportamento delle masse. È impossibile prevedere quanto lontano si possa andare su questa strada di comprensione delle leggi della storia; ma è evidente che solo su di essa si trova la possibilità di cogliere tali leggi, e la mente umana non ha ancora impiegato in questa direzione una milionesima parte degli sforzi che gli storici hanno impiegato per descrivere le imprese dei vari re, condottieri e ministri e per esporre le loro considerazioni in merito alle imprese stesse.
[Lev Tolstoj, Guerra e pace, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Garzanti 2007, pp. 1000-1001]
lunedì 23 Gennaio 2017
Sono aperte le iscrizioni alla Scuola media inferiore di Guerra e pace, o Avventure nel mondo a Milano: otto incontri dalle 19 e 15 alle 21 e 45 all’Associazione Italia-Russia, in via Cadore16, a Milano al mercoledì (il 15, 22 e 29 marzo, 5, 12, 19 e 26 aprile, 3 maggio), dove leggeremo insieme Guerra e pace (nella traduzione di Pietro Zveteremich, Garzanti 2014, quarta ristampa clic) e scriveremo delle cose a partire dal testo che leggiamo; ci saranno otto compiti a casa, il primo, da portare al primo incontro, sarà: «Descrivete Guerra e pace in cinque righe».
Leggeremo 1.463 pagine in 7 settimane, 209 pagine a settimana, 29 (,857) pagine al giorno e vedremo cosa succede, perché questo, come tutti i libri, probabilmente, è un libro strano.
Heinrich Böll diceva che Guerra e pace, secondo lui, parlava del muro di Berlino e io, quando l’ho letto l’ultima volta, mi stavo separando dalla mamma di mia figlia, avevo l’impressione che Guerra e pace parlasse della separazione tra me e la mamma di mia figlia; leggere Guerra e pace è un’avventura, secondo me, e, siccome, secondo me, quando uno legge dei libri che funzionano succede una cosa straordinaria che tu, che sei dentro al libro, non sei isolato dal mondo, sei dentro anche nel mondo, questo corso, come si diceva, potrebbe forse chiamarsi anche Avventure nel mondo (a Milano) (per informazioni e iscrizioni si può scrivere a info@associazioneitaliarussia.it [l’illustrazione è di Iban Barrenetxa]).
giovedì 27 Ottobre 2016
Un altro al suo posto si sarebbe vergognato di raccontare qualcosa che poteva offender il fratello maggiore, di cui si trovava ospite. Ma lui non se ne vergognò, come non si vergognava di nulla al mondo, e raccontò pressapoco questa storia: «Un contadino finlandese desiderava fare con sua moglie un giro in aeroplano, ma non voleva pagare. L’aviatore allora gli dice: ‘Bene. Ti farò volare gratis, se te ne starai tranquillo. Ma se gridi anche solo una volta, mi pagherai cento marchi. D’accordo?’ ‘D’accordo’ dice il contadino. E partono. L’aviatore li fa volare a lungo, in su, in giù, rasente i campi e i boschi, ma il contadino non grida. Allora quello vola in alto, fa alcuni giri della morte poi cade in picchiata. E poi di nuovo risale e di nuovo scende in picchiata. Pensa che questa volta il contadino si spaventerà e caccerà un urlo. Macché. Se l’avesse fatto, avrebbe dovuto pagare cento marchi. E forse un contadino finlandese ci si rassegna facilmente? L’aviatore sale ancora una dozzina di volte più in alto delle nuvole e ogni volta si butta già come una pietra. Fa delle acrobazie raccapriccianti quali mai aveva fatto in vita sua e alla fine si stanca lui di tutto questo, ma il contadino non caccia un grido. Allora l’aviatore sputa dal dispetto e scende a terra. ‘Be”, domanda al contadino ‘hai resistito?’ ‘Resistito’ risponde quello, ma è tutto verde. ‘Be’, confessa però’ gli dice l’aviatore ‘che avresti voluto gridare almeno una volta. In certi momenti, penso, la bocca ti si apriva da sola’. E il contadino ‘È vero’ dice ‘una volta per poco non gridavo. È stato quando la vecchia è caduta dall’aeroplano».
[Elmar Grin, Vento del sud, traduzione di Pietro Zveteremich, Milano, Marcos y Marcos 2016, pp. 34-35]