Come quando si scappa

lunedì 26 Settembre 2022

Un luzzarese spiegava in dialetto qual è l’ora più bella di Luzzara: sarebbe quando lui d’inverno viene fuori dal caldo – è impiegato in municipio – e il freddo gli dà un piacere che non riesce a spiegare, e corro a passetti brevi per dieci o quindici metri, dice, mentre si accendono i lampioni sopra la sua testa e saluto la gente con dei ciao secchi, allegri, come quando si scappa sotto i portici per un improvviso acquazzone.

Paul Strand, Cesare Zavattini, Un paese, Torino, Einaudi 2021, p. VII

Un miracolo

mercoledì 15 Dicembre 2021

Ogni anno vado a trovare padre Pio. Ero in collera con mia sorella, dal tempo della morte di mio padre; poi, quando ho parlato con padre Pio, ho sentito dentro una cosa e le ho scritto una cartolina: saluti.

[Paul Strand, Cesare Zavattini, Un paese, Torino, Einaudi 2021, p. 30]

Lo stesso giorno

martedì 14 Dicembre 2021

Io voglio morire lo stesso giorno che non sono più buono di vestirmi e di svestirmi da solo.

[Io quest’anno per natale mi regalo quel libro qua]

Lo stesso giorno

martedì 12 Febbraio 2013

Io voglio morire lo stesso giorno che non sono più buono di vestirmi e di svestirmi da solo.

[Paul Strand, Cesare Zavattini, Un paese, Torino, Einaudi 1956, p. 35]

Quello che lega

domenica 2 Dicembre 2012

Quello che lega i volti e i luoghi, gesti, particolari, frasi riportate o inventate da Zavattini, sembra essere collegato da questo ‘sentire comune’, un’armonia che non è una formula sentimentale romantica o nostalgica, ma è il sentirsi parte di una comunità, essendo tutti e tutto costruttori della comunità stessa, dei suoi valori, delle sue atrocità e bellezze.
Questo sentimento mi ricorda un po’ le cantate di Bach, composizioni settimanali del musicista, scritte per la gente del villaggio,che ogni domenica venivano suonate e cantate nella chiesa.
Ma rivedendo il lavoro di Strand e Zavattini, mi sembra non si possano coltivare nostalgie di nessun tipo, perché la modernità e la freschezza dell’opera rimangono inalterate e, caso mai, ci resta soltanto la constatazione dolorosa che la loro rimane una grande opera sulla coralità del mondo, della quale ci hanno dato l’ultimo realistico affresco, perché di lì a poco tutto questo si sarebbe dissolto, frantumato. Zavattini, la famiglia Lusetti, Hazel e Paul Strand, il sellaio, il farmacista, i bambini, la Dosolina, costruiscono la lunga strada narrativa dove ai lati si snodano cappelli di paglia, la segnaletica del Touring Club, filari e paracarri, Garibaldi dipinto sul muro e i glicini, che non sono inerti fondali per meravigliose nature morte, ma assumono il rilievo attonito della semplicità e del mistero delle cose della vita degli uomini.

[Luigi Ghirri, Come un canto della terra, in Paolo Costantini, Luigi Ghirri, Strand. Luzzara, Milano, clup 1989, p. 36]