Si legge come un romanzo
È uscita in libreria la sceneggiatura del film di Paolo Sorrentino La giovinezza, una sceneggiatura «che si legge come un romanzo», c’è scritto nella bandella di copertina. E io, che non ho visto il film, ho provato a leggere il libro come se fosse un romanzo, e nel primo capitolo ho trovato un inglese con «occhiali importanti, montatura nera, dietro i quali si annidano le iridi chiare e acquose, addensate di malinconia e perspicacia»; un uomo «calmo, pacato, sereno, gli occhi costantemente attraversati da una vaga disillusione». E poi un «californiano, bellezza da maldetto, divo di Hollywood», con «gli occhiali da sole e vestiti casuali e stropicciati». E nel secondo capitolo «Sporadiche e irregolari, implose e attutite, come se provenissero dal fondo remoto del mare o della coscienza, affiorano» «brevi note di chitarra». E un uomo che cammina «a passetti corti, faticosi e vulnerabili». E «uno statuario essere femminile che avanza verso di lui». E nel terzo capitolo «Quelle note di chitarra implose ora sono nitide e reali. E continuative». E si tratta di un «magnifico, sobrio, esemplare folk americano». E nel quarto capitolo c’è una donna «paffuta, non bella, con il suo look succinto e aggressivo». E nel quinto capitolo ci son dei ragazzi che dormono «rannicchiati e sparpagliati» «il sonno dei giusti». E un uomo anziano «dagli occhi chiari, lucenti, onnivori e vitali». E nel sesto capitolo «Sta schiarendo lì, dietro le Alpi altissime, mentre la brina scivola via dalle foglie di magnifiche piante». E così via. Cioè: nella sceneggiatura di Sorrentino che «si legge come un romanzo», quasi tutte le volte che compare un oggetto o un soggetto, cioè un sostantivo, viene accompagnato da almeno due, ma anche tre o quattro, aggettivi il più delle volte altisonanti. È come se Sorrentino centrasse il proprio stile narrativo sugli aggettivi, e a me ha fatto venire in mente il libro di Paolo Bianchi Inchiostro antipatico (Manuale di dissuasione dalla scrittura creativa), uscito per Bietti nel 2012. In quel libro viene citata una ragazza che aveva mandato un raccolta di poesie a una casa editrice, e la raccolta era accompagnata da una lettera che diceva così: «Sono una giovane ventisettenne, scrivo poesie per pura passione cercando di gremire tutte le frasi con i miei sentimenti: vorrei che ogni parola potesse trasparire pienamente le emozioni che nutro. Ho sempre partorito travolgenti ebbrezze, saggiato mondate fragranze riempiendo fogli bianchi e vuoti d’irrefrenabili, sfolgoranti eventi onestamente li ho alimentati anche con mesti, desolati episodi, ho cercato di renderli vivi per quanto fossi naturalmente dotata. Sono convinta che scrivendo plasmi efficienti, poderose difese grazie alle quali possa attaccare insostenibili timidezze, esorbitanti apprensioni limpidamente identificabili; originare roboanti parole che saturino deleteri silenzi. Un libro è l’eccezionale miracolo espressivo che può materializzare infiammanti profluvi d’incontenibili, subissanti, stentorei sentimenti astratti, benché rampollati presso corporee sorgenti, sbaragliando l’irrazionale logica dell’irraggiungibilità comunicativa: esso esonda inibiti impeti, interdette esaltazioni facendoli zampillare in turgide espansività furoreggiando le intonse pagine vermiglie.
Vorrei sottoporre alla Sua attenzione la seguente silloge inedita, qualora disponiate tempo predisposto a ciò, sono consapevole degli ingenti, copiosi impegni quotidiani a cui dovete prestare categorica priorità.
RingraziandoLa vivamente per la proficua, giovevole occasione proposta colgo l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.
Dichiaro altresì d’essere l’autentica autrice delle seguenti inedite poesie. Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/03».
Una lettera memorabile, con un finale («Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/03») indimenticabile, per conto mio.
[uscito ieri su Libero]