Un libro è un libro

domenica 4 Giugno 2017

L’altro giorno, a Bologna, ho visto la presentazione del libro Ricordiamoci il futuro, scritto da Oscar Farinetti, noto per essere l’imprenditore proprietario della catena di negozi e ristoranti che si chiama Eataly e per essere, insieme a Alessandro Baricco e ad altri, uno dei più ascoltati consiglieri dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.
Siccome sapevo che ci sarebbe stata questa presentazione, il giorno prima avevo comprato il libro e avevo cominciato a leggere l’introduzione, due paginette intitolate Perché uno scrive un libro così, e avevo letto: «Un libro è un libro, cioè tanto. Ma può essere anche poco». E avevo pensato “Accidenti”. «Non so se questo libro è tanto o poco, – c’era scritto poi dopo – ma è stato tanto per me, perché mi ha aiutato a capire da dove arriviamo, elemento principale per decidere dove andare. Ma non mi basta, – c’era scritto – come al solito incorro nell’inguaribile e a volte maldestra predisposizione a cercare di essere utile agli altri. Quindi [di questo libro] vorrei che ne godeste pure voi». Che, riassumendo, a me sembra che Farinetti prima di tutto dicesse cos’è un libro, cioè tanto (ma può essere anche poco), poi facesse professione di modestia (non sapeva se il suo libro era tanto o poco), poi dicesse a cosa era servito a lui il libro (a capire da dove veniamo, elemento principale per decidere dove andare), poi confessasse un suo difetto (inguaribile predisposizione a cercare di essere utile agli altri), poi confessasse che gli era sembrato giusto che, del suo libro, potessimo godere anche noi; che è una cosa che a me sembra un po’ presuntuosa, e in contraddizione con la professione di modestia di due righe sopra, ma non è che uno dev’essere sempre coerente, che discorsi.
Io, per me, devo dire, a questo punto credevo d’aver capito potevo fermarmi anche lì, solo che l’introduzione c’era un’altra paginetta avevo pensato che potevo andare avanti leggerla tutta. Nella seconda paginetta Farinetti scriveva: «se trovate pezzetti riportati da Wikipedia non vedetela come una cosa negativa. Mi piace copiare, è tutta la vita che lo faccio e mi son sempre trovato bene». E lì, devo dire, ho pensato “Ma dài»”, e mi son detto che forse alla presentazione era meglio se non ci andavo.
Solo che poi, ormai avevo comprato il libro, ci sono andato. Continua a leggere »

A cosa è servito il libro al suo autore, un difetto dell’autore, e il motivo per cui l’autore l’ha pubblicato

venerdì 2 Giugno 2017

Questo libro mi ha aiutato a capire da dove arriviamo, elemento principale per decidere dove andare.
Ma non mi basta, come al solito incorro nell’inguaribile e a volta maldestra predisposizione a cercare di essere utile agli altri. Quindi vorrei che ne godeste pure voi.

[Oscar Farinetti, Ricordiamoci il futuro, Milano, Feltrinelli 2017, p. 13]

Cos’è un libro?

giovedì 1 Giugno 2017

Un libro è un libro, cioè tanto. Ma può essere anche poco.

[Oscar Farinetti, Ricordiamoci il futuro, Milano, Feltrinelli 2017, p. 13]

Una legge semplicissima

venerdì 26 Maggio 2017

Ieri sera, a Bologna, ho visto Oscar Farinetti che ha detto che lui farebbe una legge semplicissima per abolire l’anonimato su internet. E mi è venuto in mente un pezzo di Cavazzoni, dove Cavazzoni propone di abolire l’anonimato in letteratura, il pezzo comincia così: «Se dovessi dare dei consigli ad uno a cui viene voglia di scrivere, gli direi: parti dalle interiezioni, che forse sono la parte più negletta della lingua scritta: ah, ahimè, porco cane eccetera, sono la parte più trascurata e invisa alla scuola. Gli direi: parti da un bel “oh perbacco”, da cui poi ne consegue qualcosa; non ogni persona dice “oh perbacco”, e lo si dice in situazioni particolari, con addosso una carica di sorpresa e anche di perbenismo, per cui c’è già tutto un abbozzo di personalità del personaggio parlante, che se avesse detto invece “vacca d’un cane”, io lo avrei già classificato come un rozzo e un banale, con tutto quello che ne consegue, anche un po’ di schifo per una tale greve personalità. Preferisco in genere i tipi che dicono perbacco.
In ogni caso si ha non solo un abbozzo di personalità, ma è già partita una storia, perché dal perbacco (o dall’accipicchia, o da per la madosca ecc.) si è già avviata una situazione e un movimento: “Per la madosca”, disse Carlo…, e siamo già nel corso dei fatti, ma non come quei romanzieri che iniziano già in piena vicenda perché lo considerano più spregiudicato e moderno: “Era là, seduto al pianoforte…” (me lo sono inventato questo inizio, perché non avevo voglia d’alzarmi a cercare una citazione; dopo quando mi alzo la vado a cercare). “Era là seduto al pianoforte…”, e mi viene da dire: ma chi è questo lui? Non può uno che scrive precisare fin da subito di chi sta parlando? con nome, cognome, residenza ecc., e mi viene già l’impazienza e l’insofferenza. Adesso mi sono alzato e ho preso un libro che inizia così: “Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva”. Ma chi? dico io. E dov’è che succedeva? E poi quel sempre: ma sempre rispetto a cosa? È un inizio che già mi mette il nervoso, si capisce che è stato ben pensato perché sembri qualcosa di improvvisato, come una visione che appare in mente; invece è evidente che l’autore c’è stato molto a pensare, poi si è detto: entro subito a storia avanzata che ci faccio bella figura. E non capisce, l’autore, che uno di sentimenti normali chiude il libro e ci rinuncia per sempre a proseguire (“guarda qua cosa sono andato a comprare” pensa), perché un inizio così gli ha già guastato il pomeriggio, e infatti la prova è che anche a me adesso mi ha preso un malanimo. “Succedeva sempre che alzava la testa… e la vedeva”. Si noti che dopo che alzava la testa ci son tre puntini, “…e la vedeva”, e questa dev’essere una sottigliezza, che però ormai mi ha reso insopportabile anche solo stare in casa a leggere, e se fossi un depravato cocainomane e pedofilo, adesso andrei a buttarmi nella dissolutezza del vizio, magari ai giardini pubblici a insidiare una babysitter con la bambina. “Alzava la testa (tre puntini), e la vedeva”. Ma chi vedeva? per la miseria! Che qui capisco che è una prosa raffinatissima, con quei tre puntini di sospensione e questo “la” di “la vedeva”, che dovrebbe essere una visione, ancora sfumata, in modo che uno dica: quale intensità! questa sembra la Divina Commedia! No, forse un lettore ben disposto dice: che pulizia di parole! sembra ci sia passata una scopa: “Succedeva sempre, che alzava la testa… e la vedeva”, sembra ci sia passato anche l’olio per mobili, questo lo dico io, perché se invece incominciasse con: “Per la madosca, disse il tal dei tali, residente nel tal posto, vedendo la tal dei tali, nome e cognome, titolo di studio eventualmente, se ha malattie, ad esempio epiteliosi squamosa, perché quel per la madosca può essere nato dall’aver visto l’epiteliosi disseminata in zone come le ascelle o la piega tra braccio e avambraccio. Lo dico perché per la madosca implica già tutto uno stupore interpersonale, e così via». (tutto è qui: clic)