giovedì 6 Settembre 2012
Buonasera. Si sente? Grazie. Faccio una piccola premessa. Intanto sono contento che mi avete chiamato a parlar dell’Orlando Furioso, in un posto così bello, sono molto contento anche se devo dire che dell’Orlando Furioso, io, non ne so niente.
Già un’altra volta, mi avevano chiamato a parlare dell’Orlando furioso, in un altro posto, a Bergamo, l’anno scorso, e io ho c’ero andato, avevo scritto anche un discorso che si intitolava, appunto, Non ne so niente, e ho pensato che, non sapendone niente, cioè non è che posso scrivere due discorsi diversi su una cosa che non ne so niente, cioè se ne sapessi qualcosa sarebbe un’altra cosa, potrei scrivere un’infinità di discorsi, se ne sapessi qualcosa, non sapendone niente, io ho pensato che tengo buono il discorso di Bergamo rileggo quello lì, lo divido in due parti, una stasera e una domani, e così siamo posto, è un discorso quasi nuovo, l’ho fatto una volta sola, neanche tanto tempo fa, l’anno scorso, a Bergamo, dove mi avevano invitato anche l’anno prima a fare un discorso su Anna Karenina.
Non sapevo tanto neanche di Anna Karenina, a dire il vero, tanto che due anni fa, a Bergamo, una signora, del pubblico, io non l’ho sentita, ma mi han poi raccontato che intanto che stavo parlando di Anna Karenina, o, meglio, intanto che raccontavo alcuni dei motivi che mi impedivano di parlare direttamente di Anna Karenina, una signora del pubblico, mi han poi raccontato, ha detto, rivolta alla persona che le stava davanti, cioè, in sostanza, rivolta a me, visto che lei era seduta come siete seduti voi e siete tutti rivolti verso di me, se non sbaglio, ha detto, dicevo, “E a me cosa me ne frega?”.
E si è alzata è andata via.
[inizio della premessa al discorso sull’Orlando furioso che farò venerdì sera a Mantova]
giovedì 28 Aprile 2011
Giovedì 28 aprile,
a Bergamo,
alle ore 21,
allo spazio Polaresco,
in via del Polaresco, 15
Discorso sull’Orlando Furioso
(dentro questa
rassegna qui).
mercoledì 27 Aprile 2011
Buonasera. Si sente? Grazie. Faccio una piccola premessa. Intanto devo dire che sono contento che mi avete chiamato a parlar dell’Orlando Furioso, dopo che mi avevate chiamato anche l’anno scorso a parlare di Anna Karenina, sono talmente contento che direi quasi perfino che sono molto contento se non fosse che io, dell’Orlando Furioso, non ne so niente.
Non sapevo tanto neanche di Anna Karenina, a dire il vero, tanto che l’anno scorso, una signora, del pubblico, io non l’ho sentita, ma mi han raccontato che intanto che stavo parlando di Anna Karenina, o, meglio, intanto che raccontavo alcuni dei motivi che mi impedivano di parlare direttamente di Anna Karenina, una signora del pubblico, mi han raccontato, ha detto, rivolta alla persona che le stava davanti, cioè, in sostanza, rivolta a me, visto che lei era seduta come siete seduti voi e siete tutti rivolti verso di me, se non sbaglio, ha detto, dicevo, “E a me cosa me ne frega?”.
E si è alzata è andata via.
[Inizio del discorso sull’Orlando Furioso di venerdì prossimo, a Bergamo, allo spazio Polaresco]
lunedì 20 Dicembre 2010
Oh famelice, inique e fiere arpie
ch’all’accecata Italia e d’error piena,
per punir forse antique colpe rie,
in ogni mensa alto giudicio mena!
Innocenti fanciulle e madri pie
cascan di fame, e veggon ch’una cena
di questi mostri rei tutto divora
ciò che del viver lor sostegno fôra.
Troppo fallò chi le spelonche aperse,
che già molt’anni erano state chiuse;
onde il fetore e l’ingordigia emerse,
ch’ad ammorbare Italia si diffuse.
Il bel vivere allora si summerse;
e la quïete in tal modo s’escluse,
ch’in guerre in povertà sempre e in affanni
è dopo stata ed è per star molt’anni
[XXXIV 1,2]
domenica 19 Dicembre 2010
Le lacrime e i sospiri degli amanti,
l’inutil tempo che si perde a giuoco,
e l’ozio lungo d’uomini ignoranti,
vani disegni che non han mai loco,
i vani desidèri sono tanti,
che la più parte ingombran di quel loco:
ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai.
[XXXIV 75]
lunedì 16 Agosto 2010
1
Tutti gli altri animai che sono in terra,
O che vivon quieti e stanno in pace,
O se vengono a rissa, e si fan guerra,
Alla femina il maschio non la face:
L’orsa con l’orso al bosco sicura erra,
La leonessa appresso il leon giace;
Col lupo vive la lupa sicura,
Né la iuvenca ha del torel paura.
2
Ch’abominevol peste, che Megera
È venuta a turbar gli umani petti?
Che si sente il marito e la mogliera
Sempre garrir d’ingiuriosi detti,
Stracciar la faccia e far livida e nera,
Bagnar di pianto i geniali letti;
E non di pianto sol, ma alcuna volta
Di sangue gli ha bagnati l’ira stolta.
[L’orlando furioso di Ludovico Ariosto, Canto quinto, ottave 1-2, edizione a cura di Nicola Zingarelli, Milano, Hoepli, 1991, p. 91)