venerdì 30 Gennaio 2009
Un’altra di quelle parole che significano una cosa e il contrario di quella cosa è Basta, nelle locuzioni del tipo Basta telefonare.
Che significa sia Smetti di telefonare, che È sufficiente telefonare, cioè Telefona pure. O meglio Perché non telefoni.
lunedì 12 Gennaio 2009
La parola “villa” a me come prima cosa fa venire in mente un edificio. In Puglia, una sera tardi che degli indigeni mi mostravano gentilmente per la prima volta in vita mia il centro del paisiello di Corigliano d’Otranto, mi vien detto <>; allora mi volto e cerco cerco dov’è ‘sta villa? Nessuna casa, neanche poi a guardare meglio alla luce solare del giorno successivo. E certo, poichè là per Villa s’intende il giardino pubblico, un parco.
[Erika Luciano]
venerdì 9 Gennaio 2009
La roba degli opposti, pensandoci, ho pensato che in italiano la parola possa significa forza, vigore (fisico o spirituale) mentre in dialetto ticinese (o in gergo giovanile) una roba possa è proprio una roba priva di vigore o forza. Poi, io non so se è giusto, mi viene in mente che in italiano beghina vuol dire bigotta invece in romagnolo baghèn vuol dire maiale, bon è un po’ tirata, ma secondo me è bella. Dopo ci sarebbe olezzo che vuol dire odore gradevole, ma anche sgradevole, per dire.
[Matteo Capobianco]
giovedì 8 Gennaio 2009
Le scrivo per una parola che in una certa parte d’Italia significa anche il suo opposto. O la controparte, non so come dire. Un po’ come ospite. Infatti mi è venuta in mente leggendo il post di Alessandro Bonino.
Ed è ZIO. L’anno scorso (due anni fa, ormai) ho scoperto da un amico abruzzese che in Abruzzo, o forse solo in qualche provincia (Teramo, Roseto), zio e nipote si chiamano entrambi, fra loro, “zio”. Cioè, il nipote chiama lo zio zio, ovviamente. E questo vale per tutt’Italia, forse. Ma anche lo zio si rivolge al nipote, chiamandolo “zio”. Io, emiliano, ero rimasto sorpreso sentendo un amico di Roseto che al bambino con cui parlava al telefono diceva “zietto”. Proprio all’opposto, come quando i bambini chiamano lo zio, zietto. Anche in questo caso, quindi, non ci si capisce molto e bisogna stare attenti. Inizialmente credevo fosse uno di quei casi, a volte succede, in cui si ha uno zio coetaneo o più giovane. E gli ho chiesto se fosse così. Ma il ragazzino era (è) semplicemente il figlio di sua sorella. E lo chiami zio? ho chiesto, Certo, mi ha risposto, guardandomi un po’ stupito come dire: come vuoi che lo chiami?
[Me l’ha scritto Andrea Bazzanini (grazie)]
giovedì 8 Gennaio 2009
Mi scrive Alessandro Bonino:
C’era quella cosa che dicevi sulle cose che significano anche il loro opposto. Mi è venuto da pensarci l’altra sera, mentre ero ospite a cena da un amico.
Secondo me la parola Ospite (colui che ospita, ma anche colui che è ospitato), è una parola, che se non ci stai attento a come la usi, non ci si capisce niente.
mercoledì 7 Gennaio 2009
Vuol dire chiuso, e aperto (occhi sbarrati).
La fonte è Lorenzo Biagini.