mercoledì 28 Agosto 2019
Un giornalista, forse, o forse un professore olandese aveva chiesto a Erofeev: «Perché lei, qui, in URSS, non si occupa di politica?» – racconta Andrej Archipov a proposito di un’intervista a Erofeev sul finire degli anni ’80 – E Erofeev gli aveva risposto: «E perché voi, in Olanda, non vi occupate di alpinismo? Perché la vostra cima più alta è 27 metri sul livello del mare».
[Oleg Lekmanov, Michail Sverdlov, Il’ja Simanovskij, Benedikt Erofeev: postoronnij (Venedikt Erofeev: l’estraneo), Mosca, Ast 2018, pp. 287-288]
venerdì 16 Agosto 2019
«Un incrocio tra un aristocratico russo e un alcolizzato di produzione sovietica – così caratterizza l’aspetto esteriore di Erofeev il suo medico curante, la psichiatra Irina Dmitrenko, e aggiunge: – Credo che l’alcol non l’abbia deformato, e questo non succedeva, di solito. Era un genio, non un malato, e un uomo straordinario. Lavorando in vari ospedali, ho visto molti alcolizzati e so cos’è un alcolista. Sono persone disperate e del tutto irresponsabili. Che hanno perso l’uso della parola. Hanno perso il proprio io, il senso di quel che fanno. Venja, no. Era maestoso. Questa era la cosa interessante. Io mi son resa conto che avevo di fronte una persona che sapeva come doveva vivere. Lo sapeva lui. E poteva, lui, trovare una giusta relazione con l’alcol».
[Oleg Lekmanov, Michail Sverdlov, Il’ja Simanovskij, Benedikt Erofeev: postoronnij (Venedikt Erofeev: l’estraneo), Mosca, Ast 2018, p. 43]
lunedì 3 Dicembre 2018
«Una volta, ancora nel 1943, [Tamara] ha chiesto a suo fratello minore [Venedikt Erofeev, che aveva, allora, 5 anni] «”Venočka, cosa scrivi, tutto il tempo?” Lui mi ha guardato con i suoi occhi azzurri, serissimi, e mi ha risposto: “Le memorie di un pazzo”. Tutti hanno riso moltissimo, ma lui era serio”».
[Oleg Lekmanov, Michail Sverdlov, Il’ja Simanovskij, Benedikt Erofeev: postoronnij (Venedikt Erofeev: l’estraneo), Mosca, Ast 2018, p. 43]
sabato 1 Dicembre 2018
Una volta Erofeev ha detto: “Che schifezza. Ieri sera son stato a una festa: tutti parlavano e tutti cominciavano con queste parole: «La mia concezione…». Be’, chiaro che fa schifo”.
[Oleg Lekmanov, Michail Sverdlov, Il’ja Simanovskij, Benedikt Erofeev: postoronnij (Venedikt Erofeev: l’estraneo), Mosca, Ast 2018, p. 20]