Uno

martedì 10 Dicembre 2013

alajmo

 

 

 

 

 

 

 

Uno era un uomo di teatro molto potente, che telefonava alle persone dicendo per prima cosa:
«Scusa, ma adesso non ho tempo di parlarti.»
E riattaccava.
Un giorno convocò d’urgenza i suoi uomini più fidati, dalla sarta ai tecnici di palcoscenico, e quando furono riuniti si alzò dal suo posto, aprì la giacca e chiese loro:
«Secondo voi sono dimagrito?»
E tutti in coro risposero:
«Sì.»

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo, Milano, Mondadori 2004, pp. 28-29]

Repertorio

sabato 16 Febbraio 2013

Uno era rimasto in un modo di dire delle persone anziane:
«Permette? Rammacca.»
Questo Rammacca voleva fare il mestiere di assicuratore. In famiglia, cercando di fargli cambiare idea, gli spiegavano che per fare l’assicuratore bisognava conoscere tantissime persone, e lui invece non conosceva nessuno. Da quando lo seppe, si mise ogni giorno sotto la Madonna Bella di via Maqueda presentandosi a tutte le persone che passavano di lì:
«Permette? Rammacca.»
Tendeva a non lasciare la mano del suo interlocutore fino a quando le presentazioni non erano complete.
I nonni sussurravano «Permette? Rammacca» ai nipoti impertinenti che volevano stringere per primi la mano agli adulti.

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo, Milano, Mondadori 2004, p. 61]

Repertorio

venerdì 15 Febbraio 2013

Uno era l’attore Carlo Cecchi. Quando la prova generale di Amleto al teatro Garibaldi andò secondo lui male, si rifiutò di riconoscere le facce degli amici che andavano a fargli i complimenti in camerino:
«Lei chi è? Io non la conosco.»

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo, Milano, Mondadori 2004, p. 32]

Ascoli

mercoledì 14 Settembre 2011

Uno era il professore Ascoli, medico di fama. Quando si trovava ad affrontare un caso clinico particolarmente delicato, gli capitava di sospendere la visita, lasciare il paziente in mutande nel suo studio e andare a fare una passeggiata in bicicletta per riuscire a riflettere meglio. Poi tornava e non sbagliava mai diagnosi.

[Roberto Alajmo, Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo, Milano, Mondadori 2004, p. 41]