venerdì 30 Agosto 2019
Quando accadde? Ricordo il terrazzino,
ed il pioppo bagnato che frusciava,
e il volto luminoso della notte,
che le stelle e le gocciole spruzzavano.
In un sonno infantile erano immersi
i vicini, diméntichi del giorno
e dei pensieri. E noi sul terrazzino
tutto intagli, da soli, con la notte.
Ormai quel terrazzino è demolito
e di quel pioppo non si trova il tronco,
ma mi guarda ancora quella notte,
chiara come la nostra giovinezza.
[Stepan Ščipačëv, Dopo un acquazzone notturno, traduzione di Angelo Maria Ripellino, in Nuovi poeti sovietici, Torino, Einaudi 1961, p. 43]
sabato 2 Luglio 2016
Cedimi, stornello, un angolino,
fammi posto nel tuo vecchio nido.
Ti darò la mia anima per pegno
in cambio dei tuoi azzurri bucaneve.
La primavera sibila e borbotta.
Sino al ginocchio sono immersi i pioppi.
E gli aceri si destano dal sonno,
come farfalle battendo le foglie.
C’è nei campi un tale guazzabuglio
e una tale incongruenza di rigagnoli,
che non puoi, abbandonando la soffitta,
non gettarti nel bosco a corpo morto!
Stornello, inizia la tua serenata!
Fra i timpani e i tamburi della storia
sei tu il primo che canti a primavera
dentro il conservatorio di betulle.
Fischiatore, comincia lo spettacolo!
Piega indietro la testina rosea,
lacerando il brillio delle tue corde,
proprio in gola al boschetto di betulle.
Io stesso sarei pronto a prodigarmi,
ma una farfalla nòmade mi ha detto:
«Chi vuol essere gàrrulo d’aprile,
resterà senza voce per l’estate».
[Nikolàj Zabalockij, Cedimi, stornello, un angolino, in Nuovi poeti sovietici, a cura di Angelo Maria Ripellino, Torino, Einaudi 1962, p. 5]