Non è colpa dello specchio
Non è colpa dello specchio, signori, se le vostre facce sono storte.
Nikolaj Gogol’
Su yotube un documentario da Pietroburgo clic
Non è colpa dello specchio, signori, se le vostre facce sono storte.
Nikolaj Gogol’
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Non è colpa dello specchio, signori, se le vostre facce sono storte.
Nikolaj Gogol’
Epigrafe del prossimo libro che pubblico, che si chiama Una notte al museo russo e esce all’inizio di marzo (Laterza)
Lunedì 4 settembre,
alle 9,
sul mio profilo Instagram,
diretta sul
viaggio in
Russia.
L’ultimo giorno che eravamo in Russia siamo andati al Museo Brodskij, una ragazza ci ha chiesto in russo se avevamo prenotato, le ho detto in russo che non potevamo, «Non ci funzionano le carte di credito», le ho detto, »siamo italiani», «Lo so», mi ha detto lei. “Ecco”, ho pensato, “quando parlo in russo si sente il mio accento italiano”. «Ja vas čitaju», mi ha detto poi lei, che significa «Io la leggo». Si chiama Viktorija, studia italiano e legge i miei libri. Ero così contento che ho lasciato lì il mio telefono.
[Lunedì 4 settembre, alle 19, diretta instagram sul viaggio in Russia, foto di Alessandro Freno]
Nella metropolitana di Mosca, tanti anni fa, quando ho finito di leggere il primo libro che leggevo per intero in russo, Romanzo teatrale, di Bulgakov, e ero contento perché avevo voglia di sapere come andava a finire, non era un’esercizio, era una lettura vera, come in italiano, e mi sono accorto che era incompiuto, mi sono guardato nel riflesso ho pensato “Ma che coglione”.
[Fotografia di Alessandro Freno]
Sulla copertina del romanzo di Vladimir Sorokin Tellurija (edizione 2022) c’è scritto «18+», e sulla quarta di copertina c’è scritto: «Contiene oscenità». Non ricordo di aver mai comprato un libro con una scritta del genere.
E il Baffonero aveva detto:
– Be’, lei ha visto molto, ha viaggiato molto, mi dica: dove stimano di più l’uomo russo, al di qua o al di là dei Pirenei?
– Non so come sia al di là. Ma al di qua non lo stimano affatto. Io per esempio son stato in Italia: là all’uomo russo non ci pensano minimamente. Là cantano e dipingono, e basta. Uno, per dire, sta in piedi e canta. E un altro, lì vicino, sta seduto e fa il ritratto a quello che canta. E un terzo, a una certa distanza, canta di quello che fa il ritratto. Ti vien su una tristezza. E loro la nostra tristezza non la capiscono…
– Son poi italiani. Capiscono forse qualcosa, gli italiani? – gli aveva dato ragione il Baffonero.
Venedikt Erofeev, Mosca – Petuški.
[Fotografia di Alessandro Freno]
La voce di Brodskij non era una voce, era un’orchestra di respiri.
Nadja Mandel’štam
[siamo sulla strada di casa; nella foto, di @claudiosforza_photography, la@libreria sotto il museo di Brodskij]
Racconta Dovlatov che, nel Settecento, lo storico Nikolaj Karamzin si trovava in Francia e gli chiesero di dire, in due parole, cosa facevano in Russia, e che lui ne usò una sola: «Rubano».
[ Davanti al monumento di Dovlatov in ulica Rubinštejna, fotografia di @claudiosforza_photography ]