Un avviso
In una grande casa editrice era stato affisso un avviso: «Il pagamento degli onorari è sospeso da adesso fino a nuovo ordine».
[Viktor Šklovskij, Zagotovki I, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.461]
In una grande casa editrice era stato affisso un avviso: «Il pagamento degli onorari è sospeso da adesso fino a nuovo ordine».
[Viktor Šklovskij, Zagotovki I, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.461]
Perché mai i poeti non si vergognano. Perché i loro diari, le loro confessioni, sono diventate dei versi, e senza rima. La concretezza, le cose, sono diventate parte di una composizione artistica.
Un destino umano è diventato un procedimento artistico.
Un procedimento.
Sì, un procedimento.
[Viktor Šklovskij, Anna Achmatova, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.434]
Una barzelletta deve far ridere?
Che differenza c’è tra comico e tragico?
Non lo so.
Felici quelli che sanno quante idee hanno nella testa, per chi bisogna votare in campagna elettorale, sanno che Belinskij e Ivanov-Razumnik sono critici russi. Penso che sappiano perfino quello che si dirà al loro funerale. Io non so nemmeno che differenza c’è tra comico e tragico. Nei ricordi della Beketova su Aleksandr Blok c’è un passaggio curioso: A. A. Blok con la sua futura moglie, L. D. Mendelevaja, erano andati in un teatro di campagna. «Gli spettatori reagivano allo spettacolo in un modo stranissimo. Parlo dei contadini. In tutti i momenti patetici, sia nell’Amleto che in Che disgrazia l’ingegno, ridevano rumorosamente, a volte in modo così forte che non si sentiva più quel che dicevano in scena».
[Viktor Šklovskij, Per una teoria del comico, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.396]
In una città della Buriazia era arrivato un ispettore delle finanze e aveva distribuito agli abitanti dei questionari. Il mattino dopo si era svegliato, era uscito dalla yurta. La città non c’era più. La città, di notte, aveva traslocato. Dicono che l’avevano poi vista (la città) cento verste più in là.
[Viktor Šklovskij, Zagotovki II (Semilavorati II), in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.486]
A un mio conoscente un censore ha detto: «Lei ha uno stile adatto ai tagli della censura».
[Viktor Šklovskij, Zagotovki I (Semilavorati I), in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.461]
Osip Mandel’štam ha scritto un libro: Viaggio in Armenia. In questo libro racconta di essere entrato in un museo. Nel museo c’erano dei quadri di pittori francesi, fatti come di piccoli puntini. Questi puntini, se ci si avvicinava ad essi, davano l’impressione di un mosaico, ma se ci si allontanava un po’ dovevano dare l’impressione del colore vivo. Quando Mandel’štam è uscito dalla stanza con i quadri, ha visto il mondo reale diviso in puntini, come se lo vedesse attraverso una rete da tennis.
[Viktor Šklovskij, Sul formalismo, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p.879]
Ho sentito quel riso molte volte nel 1919/20 nei teatri di Pietroburgo. Ridevano nei punti più tragici. Per esempio, quando Otello strozzava Desdemona. E però andavano a teatro, gli piaceva il teatro, parlavan di teatro in caserma.
La percezione del tragico e del comico sono più vicine, tra loro, di quanto si possa immaginare.
Una cosa può essere pensata come tragica e percepita come comica, e viceversa.
Anton Čechov ha scritto a un suo amico: «Sto scrivendo una farsa». Era «Le tre sorelle».
A veder «Le tre sorelle», di solito, piangono.
[Viktor Šklovskij, Verso una teoria del comico, in Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p. 396-397]
In Teffi c’è la storia di un inventore sfortunato che tutto il tempo cerca qualcosa da inventare.
Una volta, al mattino, si sveglia, va a prendere il tè e dice: «… sarebbe bello inventare una macchinetta; che le potessi dire quando svegliarti, e lei ti svegliasse…», ma sua figlia lo interrompe e gli dice: «Papà, ma è la sveglia!».
[Viktor Šklovskij, Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p. 315]
Durante la prima crociata, tutte le città che trovavano le scambiavano per Gerusalemme. Poi guardavano meglio, e si accorgevano che non era, Gerusalemme. Allora facevano un pogrom.
Perché erano offesi.
Comunque, Gerusalemme esiste.
[Viktor Šklovskij, Sobranie sočinenij. Tom I. Revoljucija, Moskva, NLO 2018, p, 471]