Cedimi, stornello, un angolino
Cedimi, stornello, un angolino,
fammi posto nel tuo vecchio nido.
Ti darò la mia anima per pegno
in cambio dei tuoi azzurri bucaneve.
La primavera sibila e borbotta.
Sino al ginocchio sono immersi i pioppi.
E gli aceri si destano dal sonno,
come farfalle battendo le foglie.
C’è nei campi un tale guazzabuglio
e una tale incongruenza di rigagnoli,
che non puoi, abbandonando la soffitta,
non gettarti nel bosco a corpo morto!
Stornello, inizia la tua serenata!
Fra i timpani e i tamburi della storia
sei tu il primo che canti a primavera
dentro il conservatorio di betulle.
Fischiatore, comincia lo spettacolo!
Piega indietro la testina rosea,
lacerando il brillio delle tue corde,
proprio in gola al boschetto di betulle.
Io stesso sarei pronto a prodigarmi,
ma una farfalla nòmade mi ha detto:
«Chi vuol essere gàrrulo d’aprile,
resterà senza voce per l’estate».
[Nikolàj Zabalockij, Cedimi, stornello, un angolino, in Nuovi poeti sovietici, a cura di Angelo Maria Ripellino, Torino, Einaudi 1962, p. 5]