Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia

lunedì 11 Aprile 2016

Flannery O'Connor, Nel territorio del diavolo

Qualsiasi disciplina può aiutarvi a scrivere: la logica, la matematica, la teologia, e senz’altro e in special modo il disegno. Qualsiasi cosa vi aiuti a vedere, qualsiasi cosa vi induca a guardare. Lo scrittore non dovrebbe mai vergognarsi di guardare fisso le cose. Non c’è nulla che non richieda la sua attenzione.
Oggigiorno si levano alti lamenti per il fatto che gli scrittori si siano tutti ritirati nei college e nelle università, dove vivono in modo decoroso, invece di andare in giro a procurarsi informazioni di prima mano sulla vita. In realtà, chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia possiede abbastanza informazioni sula vita per il resto dei propri giorni. Se non riuscite a cavare qualcosa da un’esperienza ridotta, probabilmente non vi riuscirà neanche da una più vasta.

[Flannery O’Connor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, a cura di Ottavio Fatica, Roma, minimum fax 2002, p. 58]

Se frequentate una scuola

mercoledì 12 Marzo 2014

Flannery O' Connor, Nel territorio del diavolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ne deriva che non esiste una tecnica da scoprire e applicare che renda possibile scrivere. Se frequentate una scuola dove si tengono corsi di scrittura, dovrebbero insegnarvi non a scrivere, ma piuttosto i limiti e le potenzialità delle parole, e il rispetto loro dovuto. Una cosa che accompagna sempre lo scrittore – non importa da quanto scriva o quanto sia bravo – è il continuo apprendistato della scrittura. Non appena lo scrittore “impara a scrivere”, non appena sa cosa troverà, e scopre un modo per dire quanto ha sempre saputo, o, peggio ancora, un modo per non dire nulla, è finito. Se uno scrittore vale qualcosa, ciò che crea avrà la propria fonte in un reame assai più vasto di quello che la sua mente cosciente può abbracciare, e sarà sempre una sorpresa maggiore per lui di quanto possa mai esserlo per il suo lettore.
Non so cosa sia peggio: avere un cattivo insegnante o non averne affatto.

[Flannery O’ Connor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, edizione italiana a cura di Ottavio Fatica, Roma, minimum fax 2002, p. 57]

La governante

lunedì 10 Marzo 2014

Flannery O' Connor, Nel territorio del diavolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Personalmente affronto i problemi letterari proprio come faceva la governante cieca del Dottor Johnson quando versava il tè: metto il dito nella tazza.

 

[Flannery O’ Connor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, edizione italiana a cura di Ottavio Fatica, Roma, minimum fax 2002, p. 123]

Misteri

domenica 23 Novembre 2008


Uno degli spettacoli più comuni e tristi è vedere una persona di fine sensibilità e acume psicologico indiscutibili che tenta di scrivere narrativa usando solo tali qualità. Questo tipo di scrittore infilerà l’una dopo l’altra frasi intensamente emotive o acutamente percettive con risultati di assoluta piattezza. Il fatto è che i materiali dello scrittore di narrativa sono i più umili. La narrativa riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo fatti di polvere, dunque se disdegnate di impolverarvi non dovreste tentare di scrivere narrativa. Non è cosa abbastanza nobile per voi.
Ora, quando lo scrittore di narrativa si caccia finalmente in testa quest’idea, adattandovi le proprie abitudini, comincia a capire che razza di sfacchinata sia il mestiere che si è scelto.
(Flannery O’Connor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, 1962, ed. it. a cura di Ottavio Fatica, Roma, minimum fax, 2002, p. 45).

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martedì 4 Novembre 2008


Si è accennato nei commenti a un pezzo che è uscito un po’ di tempo fa sul manifesto e che tratta del romanzo Colpi al cuore, di Kari Hotakainen, e del romanzo Come Dio comanda, di Niccolò Ammaniti.
Lo metto qua sotto (è un po’ lungo).

Mi sembra che il modo migliore per dare un’idea del romanzo Colpi al cuore, sottotitolo Come fu girato il padrino, del finlandese Kari Hotakainen (Iperborea 2006, pp. 353, euro 16, tr. it. Tullia Baldassarri Höger Von Högersthal), che ho letto recentemente, sia paragonare le metafore e le similitudini usate da Hotakainen con quelle usate da Niccolò Ammanniti nel suo Come Dio Comanda, (Mondadori 2006, pp. 496, euro 19), che ho letto subito dopo. Fare proprio due elenchi.
In Ammaniti: “Cristiano Zena aprì la bocca e si aggrappò al materasso come se sotto ai piedi gli si fosse spalancata una voragine” (p. 7). “Ci fu uno scoppio assordante, e la zuppiera si disintegrò come se fosse stata colpita da un Cruise e rigatoni, schizzi di ragù e pezzi di plastica si sparsero per un raggio di dieci metri” (p. 102). Continua a leggere »