Infilare pantofole di pezza agli scrivani
Una signora che scrive, e che io ammiro moltissimo, mi disse in una lettera di aver imparato da Flaubert che per rendere reale un oggetto occorrono almeno tre tocchi dei sensi attivi; e ritiene che ciò dia da collegare al fatto che abbiamo cinque sensi. Se ne viene a mancare uno si è ridotti male, ma se ne vengono a mancare più di due allo stesso tempo, è un po’ come non esserci. Non c’è frase di Madame Bovary che, esaminata, non desti meraviglia, ma ce n’è una in particolare davanti alle quale mi fermo ammirata. Flaubert ci ha appena mostrato Emma al piano, con Charles che la guarda. Dice:
Batteva sui tasti con disinvoltura percorrendo senza posa la tastiera, da un’estremità all’altra. Così scosso, il vecchio strumento, con le corde che vibravano, si faceva sentire fino in fondo al paese quando la finestra era aperta, e spesso lo scrivano del balivo, passando per la via principale, a capo scoperto e in pantofole di pezza, si fermava in ascolto, il foglio di carta tra le mani.
Più si guarda una frase come questa e più c’è da imparare. A un estremo siamo con Emma e questo tangibilissimo strumento “con le corde che vibravano”, e all’altro siamo in fondo al paese con questo concretissimo scrivano in pantofole di pezza. Considerando quanto accade a Emma nel resto del romanzo, potremmo pensare che non faccia alcune differenza se lo strumento ha corde vibranti o lo scrivano è in pantofole di pezza e ha un foglio di carta tra le mani, ma Flaubert doveva creare un paese credibile dove collocare Emma. Non va mai dimenticato che cura immediata dello scrittore di narrativa non sono tanto idee grandiose e emozioni tumultuose, quanto infilare pantofole di pezza agli scrivani.
[Flannery O’Connor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere, a cura di Ottavio Fatica, Roma, minimum fax 2002, p. 45-46]