Da noi si uccide per la poesia – a conferma dell’eccezionale considerazione in cui è tenuta.
[Nadežda Mandel’štam, Speranza abbandonata, traduzione di Valentina Parisi e Marta Zucchelli, Milano, Settecolori 2024, p. 17]
Osip Mandel’stam ripeteva spesso i versi di Chlebnikov: «La stazione di polizia è una gran cosa! È il punto d’incontro tra me e il governo».
[Nadežda Mandel’štam, Vospominanija, Moskva, Soglasie 1999, p. 12]
Un giovane fisico si era messo a discutere con una signora a proposito del governo e diceva: «Fucilano dappertutto! Da noi di più? Ma sì, è il progresso, su Nadja, cercate di capire!».
[Nadežda Mandel’štam, dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]
Uno non sopportava i continui consigli della moglie e le diceva: «Eh, la mia Nadja, lei sì che sa tutto!» e le consigliava, a sua volta, di spedire un telegramma a Shangaj, tipo questo: «Cina. Per i cinesi. Donna molto intelligente. Disposta venire costì. Do consigli».
[Nadežda Mandel’štam, in Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]
Uno era un poeta durante il regime sovietico e alla moglie, ogni tanto diceva: «Cos’hai da lamentarti? Solo da noi hanno rispetto per la poesia, in nessun altro paese uccidono per motivi poetici».
[Nadežda Mandel’štam, in Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione]
