Per tutti

martedì 28 Marzo 2023

Io, più divento vecchio, più mi sembra di capire Venička, il protagonista di Mosca Petuški, di Venedikt Erofeev, quando dice: «Io, se voglio capire, trovo posto per tutti. Io non ho una testa, ho una casa di tolleranza».

[Foto, a Pietroburgo, l’estate scorsa, di @claudiosforza_photography]

Tre lati

sabato 9 Novembre 2019

Uno rifletteva sul fatto che nell’uomo non c’è solo solo il lato fisico, ci sono anche il lato spirituale, il lato mistico e quello ultra-spirituale. E, siccome era ubriaco, si aspettava che prima o poi gli fuoriuscisse il vomito da tutti e tre questi lati.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, redazione di Bologna, questo matto è di Domenico Arenella]

Il predicato

lunedì 9 Luglio 2018

E mi hanno piantato ancora in asso. L’ho guarda-
ta andarsene, era una donna, con repulsione. Soprat- tutto le calze bianche senza cuciture. Le cuciture mi avrebbero calmato, avrebbero alleggerito l’anima e la coscienza…
Perché sono tutti così maleducati? Eh? E maledu- cati ostentatamente, maleducati proprio in quei mo- menti in cui non si può essere maleducati, quando una persona inciclonata ha tutti i nervi scoperti, quando è vigliacco e mite. Perché è così? Oh, se tutto il mondo, se tutti, al mondo, fossero come sono io adesso, mite e pavido, e se non fossero sicuri di niente, né di sé stessi, né della serietà del proprio posto al sole, come sareb- be bello! Nessun entusiasta, nessuna impresa, nessuna mania, una generale vigliaccheria. Accetterei di vivere per l’eternità, se mi mostrassero un angolino dove non è sempre il momento di fare delle imprese. «Una ge- nerale vigliaccheria», si, ecco, questa è la salvezza da tutti i mali, questa è la panacea, questo è il predicato della massima perfezione!

La Sorbona

martedì 30 Gennaio 2018

Comunque poi indietro non ci son tornato. E passando dal Tirolo sono andato in direzione della Sorbona. Sono arrivato alla Sorbona e ho detto: voglio studiare al baccalauréat. E mi chiedono: «Se vuoi studiare al baccalauréat, devi avere qualcosa di caratteristico come fenomeno. E cos’hai, come fenomeno, di caratteristico?». Io, cosa potevo rispondergli? Gli ho detto: «Be’, cosa posso avere, come fenomeno, di caratteristico? Sono un orfano». «Dalla Siberia?» mi chiedono. Io dico: «Dalla Siberia». «Be’, se vieni dalla Siberia, in questo caso, almeno nella tua psiche dovrà pur esserci qualcosa di caratteristico. Cosa c’è di caratteristico nella tua psiche?». Ci ho pensato: non eravamo mica a Chrapunovo, eravamo alla Sorbona, bisognava dir qualcosa di intelligente. Ci ho pensato e ho detto «A me, come fenomeno, è caratteristico il logos autocrescente». E il rettore della Sorbona, intanto che pensavo a qualcosa di intelligente, mi si è avvicinato furtivamente da dietro e mi ha dato una pacca sul collo: «Un coglione, sei tu, – ha detto – e non hai nessun logos. Fuori! – ha gridato – Fuori Erofeev dalla nostra Sorbona!». Quella è stata la prima volta che ho rimpianto di non esser rimasto a vivere nell’appartamento del compagno Luigi Longo…
Cosa potevo fare, se non andare a Parigi? Vado. Sto camminando dalla parti di Notre-Dame, cammino e son stupefatto: da tutte le parti non ci sono altro che dei bordelli. In piedi c’è solo la torre Eiffel, e su di lei il generale De Gaulle che mangia delle castagne e guarda col binocolo da tutte e quattro le parti. Ma che senso aveva guardare, visto che da tutte le parti non c’erano altro che dei bordelli?

[Venedikt Erofeev, Mosca Petusški. Poema ferroviario, Macerata, Quodlibet 2014, pp. 138-139]