Piccolissima
[Francesco Borgonovo, di Libero, mi ha chiesto di scrivere un pezzetto su un libro che regalerò per Natale: dovrebbe uscire oggi, lo copio qua sotto]
«Ogni tanto con due miei amici entravamo in duomo tanto per passare il tempo e pian piano ce lo guardavamo, e mi ricordo che una volta Giovanni Pecchino, uno di questi miei amici, davanti al presepio, ammirandolo stupefatto ha detto “Zio canta, se è bello”, e anche se le sue parole erano in totale buona fede, per ridere gli avevamo detto “guarda che non si dicono in chiesa certe parole”, allora lui, sempre in totale buona fede aveva detto “Porca Madosca, c’avete ragione”, e in quel momento c’è scappato così da ridere a tutti e tre che siamo dovuti scappar via dal duomo in fretta e furia». «Via Carteria. Chiesa di San Barnaba. Qui incastonata nel muro c’è una lapide che dice: qui sono sepolti i morti di peste dell’anno milleseicentotrenta. Mi piace l’idea che sotto a dove cammini sia pieno di morti, che sotto i nostri piedi dovunque ci siano centinaia di migliaia di morti che stanno lì a tenersi la città sulle spalle». «I campi da bocce /…/ visti da fuori sembrano delle fabbriche, ma quando ci sei dentro respiri un’aria da celebrazione religiosa, e mentre la boccia sta andando tutti stanno silenziosissimi che ti sembra di sentire il rumorino dell’attrito della boccia sui granini della sabbia finissima del campo». «Allora il signore le ha detto “lei mi prenderà per matto, ma è appena morta mia moglie e io non so più dove sbattere la testa, l’altro giorno mi sono seduto su questa panchina e questo piccione è venuto qui vicino e poi ha iniziato a darmi dei becchi nella camicia. Io lo so che non può essere lei perché è morta da troppo poco, ma fanno proprio gli stessi gesti”. E ogni tanto, mentre diceva queste cose a mia sorella, gli veniva un po’ da piangere».
Sono delle frasi prese dal libro che regalerò per Natale, Modena è piccolissima, scritto da Ugo Cornia e illustrato da Giuliano Della Casa (Torino, EDT 2009, pp. 72, € 35,00).
Le illustrazioni di Giuliano Della Casa non si possono trascrivere, ma son così belle che vien da pensare a com’era contento Della Casa intanto che le dipingeva.