Poi
Poi mi ha scritto lord Picchio che ha decifrato la grafia di Nemirov. Sulla cartolina c’era scritto: Станция речной вокзал (è una stazione della metropolitana di Mosca, Rečnoj vokzal).
Poi mi ha scritto lord Picchio che ha decifrato la grafia di Nemirov. Sulla cartolina c’era scritto: Станция речной вокзал (è una stazione della metropolitana di Mosca, Rečnoj vokzal).
C’è forse qualche russista che può aiutarmi a capire cosa ha scritto Nemirov?
Ricevo stamattina degli auguri, da Pietroburgo, in una busta speciale, dedicata alle celebrazioni per il 47° anniversario della nascita di Miroslav Nemirov, esponente dell’arte contemporanea.
C’è anche una foto, di Nemirov, che si è fatto crescere la barba, bisogna dire, e dentro c’è anche una dedica, di Nemirov, che non riesco a decifrare.
Nemirov sarà, forse, uno dei protagonisti di Come diventare poeti russi scalcinati, e è, sicuramente, quello che ha scritto una poesia che secondo Daniele Benati ha l’incipit più bello di tutti i tempi, che è questa poesia qua.
A gennaio credo che comincerò a lavorare a un’antologia che si dovrebbe intitolare Poeti russi scalcinati.
Dovrebbe avere proprio la struttura dell’antologia e dovrebbe raccogliere poesie di poeti viventi che siano, come dire, non saprei trovare una parola migliore di Scalcinati.
Come Miroslav Nemirov (Ah, tu, Kennedy, coglione che non vali un cazzo!), o Miša Sapego (Soffrirò, morirò, ma intanto, sole vento vino trallallà), o Vladimir Šinkarev (Quando penso che la birra è fatta di atomi, mi passa la voglia di bere).
Ne ho parlato con una traduttrice russa che non sapeva come tradurre l’espressione scalcinato, e mi ha proposto come traduzione bez štukatury, che significa Senza intonaco.
Che va bene uguale. Poeti russi senza intonaco.