28 settembre – Torino
Giovedì 28 settembre,
a Torino,
in Torino spiritualità,
alle 21,
al Teatro Gobetti,
leggo da Essendo capace
di intendere e di volere,
di Salvatore de Matteis,
al clarinetto
Mirco Ghirardini.
Giovedì 28 settembre,
a Torino,
in Torino spiritualità,
alle 21,
al Teatro Gobetti,
leggo da Essendo capace
di intendere e di volere,
di Salvatore de Matteis,
al clarinetto
Mirco Ghirardini.
Quando sarò morto dovete cercare il mio testamento qui presente dietro all’armadio. Se non lo cercate dietro all’armadio non lo trovate, e allora è inutile che lo cercate.
[Il 28 settembre, a Torino, alle 21, al Teatro Gobetti, leggo dal repertorio di testamenti Essendo capace di intendere e di volere, di Salvatore de Matteis, al clarinetto Mirco Ghirardini]
Giovedì 12 luglio
alla biblioteca delle Oblate,
a Firenze,
in via dell’ Oriuolo, 24,
alle 21,00,
Entrare fuori,
presentazione del
Repertorio dei matti della città di Firenze
prima ancora di scriverlo
(un matto è un capolavoro inutile)
lettura di Paolo Nori,
con Mirco Ghirardini (clarinetto)
e Gianluigi Gialla Paganelli (bassotuba).
in collaborazione con La Nottola di Minerva.
Giovedì 8 settembre, al Fetivaletteratura di Mantova, non possiamo fare i Nuovi Bogoncelli perché uno dei Nuovi Bogoncelli non sta bene (niente di grave); ce ne scusiamo con tutti quelli che volevano vedere i Nuovi Bogoncelli (a noi sarebbe piaciuto molto non suonare a Mantova) e, grazie alla disponibilità e alla gentilezza dell’organizzazione, lo sostituiamo con Forlimpopoli, che è un discorso (musicato) che dura poco più di un’ora e che prova a rispondere alle domande «Come parliamo? Perché parliamo così? Come sono i libri che leggiamo? Perché leggiamo quei libri lì?».
È una cosa un po’ noiosa scritta e letta da Paolo Nori, che sono io, e sono nato a Parma, abito a Casalecchio di Reno e scrivo dei libri, e musicata e suonata da Mirco Ghirardini, che è un musicista di Barco, in provincia di Reggio Emilia, che insegna al conservatorio di Ravenna e collabora sia con orchestre tradizionali (l’orchestra del teatro La scala di Milano, l’orchestra Filarmonica della Fondazione Arturo Toscanini) che con ensemble di musica contemporanea (Sentieri selvaggi, Icarus ensemble) che con orchestre di liscio (concerto a fiato L’usignolo).
Quand’ero piccolo, a Parma, la domenica mia mamma metteva su un disco con della gente che non cantavano mica, solo ogni tanto dicevano: «Oè». Era una musica che mi vergognavo, di quella musica lì, era così domestica, così famigliare, e mi ricordo che dopo, il primo anno di superiori, il mio compagno di banco mi aveva detto che un suo amico d’infanzia non si poteva più frequentare. «Come mai?» gli avevo chiesto io. «Ma sai cosa fa?», mi aveva detto lui «Cosa fa?» «Va a ballare il liscio» «No!», gli avevo detto io. Mi sembrava una cosa così: imperdonabile. Dopo, all’università, c’era un professore che si lamentava che sua moglie aveva cominciato anche lei a andare a ballare il liscio e che una volta alla settimana la venivano a prendere con delle macchine che profumavano di dopobarba e la portavano chissà dove, in Romagna, probabilmente. Dopo, finita l’università, ho fatto un viaggio in macchina fino a Pietroburgo e son partito da solo con la mia due cavalli che il mio meccanico prima di partire mi ha dato un cacciavite a stella e mi ha detto «Se la macchina si ferma tu scendi, prendi questo cacciavite e sviti le targhe. La macchina la puoi anche lasciare lì, l’importante è che porti a casa le targhe». Avevo anche uno stereo, sulla macchina, e avevo preso su tre cassette, e non avevo fatto altro che ascoltarle una dopo l’altra, e una era una cassetta con le canzoni del liscio che ascoltava mio babbo quando era piccolo, non il liscio romagnolo, con la fisarmonica, il liscio emiliano, dei pezzi fatti tutti con i fiati, e tra gli altri pezzi c’era un pezzo che a me, ancora oggi, sentirlo, mi commuove, e l’ha scritto un signore nato a Barco, in provincia di Reggio Emilia, e si intitola Battagliero. Quella musica lì, io, anni dopo, ho conosciuto un musicista che ha messo su una banda che suonano quella musica lì, la banda si chiama L’usignolo, lui si chiama Mirco Ghirardini e m’ha detto che probabilmente il liscio, le sue origini, non sono, come si pensa, romagnole, ma emiliane, che forse il liscio è nato proprio dai cosiddetti concerti a fiato, e che il primo concerto a fiato sembra fosse nato proprio in provincia di Parma, ed era quello di Cantoni, il concerto Cantoni, che erano quindici fratelli e sorelle. E mi ha detto che quando le orchestre a fiato hanno finito la loro voga, in Emilia, si son trasformate in orchestre che suonavano ai funerali, e che adesso lui va in giro a suonare, la gente è difficile che ballino, son pezzi forse troppo veloci, e la gente che passa lì, che sente la musica, gli è successo già qualche volta che gli dicessero, dopo un concerto «Guarda, passavam qua per caso, abbiamo sentito la musica, subito abbiamo pensato che era un funerale». E io, sarà che a me piacciono i fiati, io ho l’impressione che i fiati facciano come un discorso, Wynton Marsalis dice che diversamente dalla musica pop, la musica jazz, che prevalentemente è senza parole, proprio per il fatto di essere senza parole, permette di arrivare più a fondo, di dire cose più precise, di parlare di più, in un certo senso, e a me la musica di Battagliero, per dire, mi sembra che sia proprio quello, uno che fa un ragionamento ma un ragionamento che è proprio convinto, di quello che dice.
[Uscito ieri su Libero]
Venerdì 14 novembre,
alle 21,
al teatro L’attesa,
in piazza IV novembre,
Grandi ustionati
e Icarus
(Giovanni Mareggini, flauto,
Mirco Ghirardini, clarinetto,
Marco Pedrazzini, pianoforte,
per informazioni: Clic).
Domenica 30 settembre,
a Reggio Emilia,
al teatro Valli,
in piazza dei Martiri,
sala degli specchi,
alle ore 11,
8 favole belle e una brutta,
con Paolo Nori (voce)
Mirco Ghirardini (clarinetti)
Buonasera, si sente? Grazie, grazie di essere venuti, due parole per spiegare chi siamo e cosa facciamo: io mi chiamo Paolo Nori, sono di Parma, abito a Casalecchio di Reno, località Croce, scrivo dei libri e ne traduco, anche, lui si chiama Mirco Ghirardini, è di Reggio Emilia, abita a Barco, provincia di Reggio Emilia e compone delle musiche, e le suona, anche, e questa cosa che facciamo è una cosa che facciamo per la prima volta stasera, è un’anteprima, credo si dica, e si doveva chiamare 9 favole belle e una brutta e invece si chiama 8 favole belle e una brutta perché se no era troppo lunga e è tratta da un libro che uscirà in settembre per Rizzoli e chi si intitolerà 13 favole belle e una brutta e sarà illustrato da un’illustratrice che credo sia giapponese e si chiami Yocci, cioè si chiama Yocci ma non so se la pronuncio bene perché non l’ho mai vista e quindi non le ho mai chiesto come si pronuncia il suo nome, è un libro illustrato, ed è un libro per bambini, e i testi li ho scritti io che non ho mai scritto libri per bambini e quindi non ho idea se sia una cosa che ha un verso oppure no, e c’è il caso anche di no, e poi ci son delle musiche che suonerà e arrangerà Mirco e sono di Robert Schumann, Bela Bartok, John Cage, David Nevens, Mervin Burtch, Victor Rasgado, Paolo Castaldi, Rossano Pinelli, Martin O’ Leary, Carlo Galante, Evin Ziporyn, Marc-Antony Turnage, Gianni Nazareno Francia, ma forse anche qualcuno in meno, e dopo secondo me possiamo cominciare con la prima favola
Sabato, 14 aprile,
alla Galleria civica di Modena,
in corso Canalgrande, 103,
alle ore 18,
Si chiama Francesca, questo romanzo
e altri dieci romanzi con Learco Ferrari,
con Mirco Ghirardini al clarinetto.