Amabile dottore

lunedì 2 Novembre 2020

“Noti, amabile dottore” dissi io “che se non ci fossero gli sciocchi il mondo sarebbe un posto ben noioso”.

[Michail Lermontov, Un eroe di nostri tempi, Milano, Marcos y Marcos 2017, p. 127]

Il suo scopo:

mercoledì 28 Giugno 2017

Mi ero fermato ansimando al limitare della montagna e, appoggiatomi all’angolo di una casetta, mi ero messo a osservare i dintorni, quando d’un tratto ho sentito dietro di me una voce conosciuta:“Pečorin, è molto che sei qui?” Mi volto: Grušnickij! Ci siamo abbracciati. L’ho conosciuto al distaccamento operativo. È ferito alla gamba da un proiettile, ed è arrivato alle acque una settimana prima di me. Grušnickij è un allievo ufficiale. È in servizio solo da un anno e porta, secondo i dettami di una raffinatezza molto particolare, un grezzo cappotto da soldato. È ben fatto, scuro in volto e coi capelli neri: d’aspetto potreste dargli venticinque anni, benché ne abbia appena ventuno. Getta indietro la testa quando parla e continuamente si tira i baffi con la mano sinistra, mentre con la destra si appoggia alla stampella. Parla velocemente e in modo forbito: è uno di quegli uomini che per tutti i casi della vita hanno pronte delle frasi ampollose, non si turbano per la semplice bellezza e si drappeggiano con aria d’importanza in sentimenti straordinari, in passioni elevate e in sofferenze esclusive. Fare effetto è la loro passione; piacciono da pazzi alle provinciali romantiche. Col passare degli anni si trasformano o in pacifici proprietari terrieri o in ubriaconi, a volte negli uni e negli altri. Hanno spesso nell’anima molte buone qualità, ma non un soldo di poesia. La passione di Grušnickij è la declamazione. Vi tempesta di parole, non appena la conversazione esce dall’ambito dei concetti abituali; di discutere con lui non sono mai stato capace. Non risponde alle vostre obiezioni, non vi ascolta. Appena fate una pausa, comincia una lunga tirata che apparentemente ha qualche legame con quello che avete detto, ma che in effetti è solo la continuazione del suo discorso. È abbastanza mordace: i suoi epigrammi spesso sono divertenti, ma non sono mai incisivi e cattivi; non ucciderà nessuno con una parola; non conosce gli uomini e i loro punti deboli perché per tutta la vita si è occupato solo di se stesso. Il suo scopo: diventare un eroe da romanzo. Così spesso si è sforzato di convincere gli altri del fatto che è un essere non adatto a questo mondo, condannato a chissà quali segrete sofferenze, che se ne è quasi convinto anche lui. Per questo porta tanto orgogliosamente il suo grezzo cappotto da soldato. Io l’ho capito, e perciò non gli piaccio, benché esteriormente i nostri rapporti siano i più amichevoli che si possono immaginare. Grušnickij ha la fama del coraggioso; l’ho visto all’opera: ruota la spada, grida e si getta in avanti con gli occhi chiusi. Questo è qualcosa di diverso dal coraggio russo. Neanche a me piace; sento che prima o poi ci incontreremo in un passaggio stretto, e uno di noi finirà male.

[Esce domani]

Prefazione

mercoledì 21 Giugno 2017

In ogni libro la prefazione è la prima e al tempo stesso l’ultima cosa; serve o per spiegare lo scopo dell’opera, o per giustificarsi e rispondere alle critiche. Ma di solito ai lettori non interessano né gli scopi morali, né gli attacchi giornalistici, e perciò essi non leggono le prefazioni. Ed è un peccato, che sia così, specialmente da noi. Il nostro pubblico è ancora così giovane e ingenuo che non capisce le fiabe se alla fine non vi trova la predica. Non riconosce lo scherzo, non sente l’ironia; è, semplicemente, male educato. Ancora non sa, che in una società onesta e in un libro onesto l’ingiuria manifesta non può trovar posto, che l’erudizione contemporanea ha scoperto un’arma più affilata, quasi invisibile e nondimeno mortale, la quale, sotto le spoglie dell’adulazione, porta un colpo sicuro e non parabile.
Il nostro pubblico è simile a un provinciale che ascoltando la conversazione tra due diplomatici che appartengono a due corti nemiche si convincesse che entrambi ingannano il proprio governo in favore di una reciproca, tenerissima amicizia.
Questo libro ha sperimentato su di sé ancora recentemente la disgraziata fiducia di alcuni lettori, e perfino riviste, nel significato letterale delle parole. Altri si sono terribilmente offesi, e non per scherzo, di esser serviti da modello per un uomo così immorale come l’Eroe dei nostri tempi; altri hanno notato, con molta perspicacia, che l’autore aveva dipinto il proprio ritratto e i ritratti dei propri conoscenti…
Vecchio e miserabile trucco. Ma, evidentemente, la Rus’ è fatta in modo che tutto in essa si rinnova, tranne le assurdità di questo genere. La più fantastica tra le fiabe fantastiche difficilmente da noi sfugge all’accusa di attentare alla dignità della persona.
Un eroe dei nostri tempi, signori miei cari, è proprio un ritratto, ma non di una persona: è un ritratto dei vizi di tutta la nostra generazione nel pieno del loro sviluppo. Mi direte ancora che un uomo non può essere così malvagio, e io vi dirò: se avete creduto alla possibilità dell’esistenza di tutti gli scellerati tragici e romantici, perché non credete alla realtà di Pečorin? Se avete ammirato invenzioni molto più orribili e mostruose, perché questo carattere, nemmeno come invenzione, incontra la vostra misericordia? Non sarà forse perché c’è in lui più verità di quanto vi sareste augurati? Dite che la morale da tutto ciò non ne guadagna?
Scusate. Agli uomini han dato fin troppi dolciumi; il loro stomaco si è guastato: servono medicine amare, verità irritanti. Non pensiate, tuttavia, dopo quel che precede, che l’autore di questo libro abbia mai cullato il fiero sogno di farsi correttore dei vizi dell’umanità. Dio lo salvi da questa ingenuità! Si è semplicemente divertito a dipingere l’uomo contemporaneo così come lo comprende e, per sua e per vostra sfortuna, troppo spesso l’ha incontrato. Sarà allora così, che la malattia è stata individuata, ma come curarla lo sa soltanto Dio.

Michail Lermontov

[Esce il 29 giugno]

Con sentenza definitiva

lunedì 14 Luglio 2014

A pensarci, è stranissimo, ma Tolstoj, Dostoevskij, Brodskij, Charms, Chlebnikov, Erofeev, oltre a Spinoza e a Giordano Bruno, e a Balzac, e a Puškin, anche, e anche a Lermontov, credo, e a Anna Achmatova, e a Mandel’štam, e a Sinjavskij, ecco loro, son tutti condannati con sentenza definitiva, e io, però, non mi stanco di leggerli, e se dovessi scegliere se smettere di leggere i condannati con sentenza definitiva o i non condannati con sentenza definitiva, io, non lo so, di preciso, ma credo che smetterei di leggere i non condannati con sentenza definitiva.

Un eroe dei nostri tempi

martedì 13 Dicembre 2011

Parte ottava (e ultima) e Quattro osservazioni su un eroe dei nostri tempi (clic)

12 dicembre – Bologna

lunedì 12 Dicembre 2011

Lunedì 12 dicembre,
a Bologna,
alla libreria Modo infoshop,
in via Mascarella,
alle ore 19 e 15
ottava e ultima parte
(di otto)
della lettura integrale
di Un eroe dei nostri tempi
di Michail Lermontov
(dura 35 minuti)

Un eroe dei nostri tempi

martedì 6 Dicembre 2011

Settima parte (di otto) della lettura integrale, clic

5 dicembre – Bologna

lunedì 5 Dicembre 2011

Lunedì 5 dicembre,
a Bologna,
alla libreria Modo infoshop,
in via Mascarella,
alle ore 19 e 15
settima parte
(di otto)
della lettura integrale
di Un eroe dei nostri tempi
di Michail Lermontov
(dura 35 minuti)

Un eroe dei nostri tempi

martedì 29 Novembre 2011

Sesta parte (di otto) della lettura integrale, Clic

28 novembre – Bologna

lunedì 28 Novembre 2011

Lunedì 28 novembre,
a Bologna,
alla libreria Modo infoshop,
in via Mascarella,
alle ore 19 e 15
sesta parte
(di otto)
della lettura integrale
di Un eroe dei nostri tempi
di Michail Lermontov
(dura 35 minuti)