Gli altri

martedì 6 Settembre 2022

L’uomo del sottosuolo teme che gli altri credano che egli tema la loro opinione. Ma è proprio con questo timore che dimostra la sua dipendenza dalla coscienza altrui, la sua incapacità a accontentarsi della propria autodeterminazione. Con la sua confutazione, conferma proprio quel che vuole confutare, e lo sa benissimo anche lui.

Michail Bachtin

[Questa è la quarta di copertina di Memorie del sottosuolo che potevamo scegliere in alternativa a quella di Bulgakov che ho pubblicato ieri. Abbiamo scelto quella di Bulgakov. Chissà se abbiamo fatto bene]

Spezzetti, spezzetti

domenica 22 Ottobre 2017

Il tuo stile, dice, va mutando, è tutto spezzettato. Spezzetti, spezzetti… ed ecco una proposizione incidentale, poi nell’inciso inserisci ancora un inciso, poi ancora qualcosa tra parentesi, e poi di nuovo torni a spezzettare, spezzettare.

[Fëdor Dostoevskij, Bobòk, citato in Michail Bachtin, Dostoevskij, traduzione di Giuseppe Garritano, Torino, Einaudi 2002, p. 180]

Alla rovescia

martedì 1 Agosto 2017

Il carnevale è uno spettacolo senza ribalta e senza divisione in esecutori e spettatori. Nel carnevale tutti sono attivi partecipanti, tutti prendono parte all’azione carnevalesca. Il carnevale non si contempla e non si recita, si vive in esso, si vive secondo le sue leggi, finché queste leggi sono in vigore, cioè si vive la vita carnevalesca. Ma la vita carnevalesca è una vita tolta al suo normale binario, è in una certa misura una «vita all’incontrario», un «mondo alla rovescia».

[Michail Bachtin, Dostoevskij, traduzione di Giuseppe Garritano, Torino, Einaudi 2002, p. 160]

Beato voi

mercoledì 21 Dicembre 2016

m. bachtin, dostoevskij

 

 

 

 

 

 

 

Possiamo dire che in Dostoevskij l’uomo supera la sua «cosalità» e diviene «uomo nell’uomo» solo nella pura e mai compiuta sfera dell’idea, cioè solo diventando disinteressato uomo d’idea. Tali sono tutti i personaggi principali, quelli cioè che partecipano al grande dialogo, di Dostoevskij.
« – Ma davvero voi nutrite una convinzione simile circa le conseguenze che avrebbe negli uomini la fede nella immortalità dell’anima? – d’improvviso lo starec domandò a Ivan Fëdorovič.
– Sì, io ho sostenuto questo. Non c’è virtù, se non c’è immortalità.
– Beato voi, se credete questo; o piuttosto, grandemente infelice!».

[Michail Bachtin, Dostoevskij, traduzione di Giuseppe Garritano, Torino, Einaudi 2002, p. 113]

La negazione delle norme astratte

venerdì 23 Settembre 2016

bachtin, estetica e romanzo

Non c’è il punto di vista della serietà che si contrappone al riso. Il riso è l’«unico personaggio positivo».
Il grottesco in Gogol’ non è quindi una semplice violazione della norma, ma è la negazione delle norme astratte e immobili che pretendono all’assoluto e all’eternità. Egli nega l’evidenza e il mondo dell’«ovvio» in nome dell’inatteso e dell’imprevedibile della verità. Egli sembra dire che il bene bisogna aspettarselo non da ciò che è stabile e usuale, ma dal «miracolo». In lui c’è l’idea popolare rigeneratrice e vivificante.

[Michail Bachtin, Rabelais e Gogol’, in Michail Bachtin, Estetica e romanzo, a cura di Clara Strada Janovič, Torino, Einaudi 1979, p. 474]

Capite

domenica 1 Marzo 2015

Tzvetan Todorov, Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro

Capite, il filosofo non deve essere nessuno, perché se diventa qualcuno comincia a adattare la propria filosofica al posto che ricopre.

[Michail Bachtin, citato in Tzvetan Todorov, Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro, traduzione di Emanuele Lana, Milano, Garzanti 2011, p. 140]

Le parole nei romanzi

giovedì 22 Gennaio 2015

Starnone, Lacci

Siccome ho l’impressione che la maggior parte delle cose che ho studiato a scuola siano cose che non ho mai usato in vita mia, e che mi son dimenticato presto, quando mi succede che mi ricordo una cosa che ho studiato, e che magari la uso, anche, devo dire che mi stupisco, un po’, e questo stupore è saltato fuori in questi giorni che ho letto Lacci di Domenico Starnone, romanzo pubblicato da poco da Einaudi che mi ha fatto venire in mente un saggio di Michail Bachtin che ho studiato per l’esame di francese 1 all’università, anno accademico 1988/1989. Si intitolava, quel saggio, La parola nel romanzo, e diceva, tra le altre cose, che la caratteristica dei romanzi moderni era la polivocità, mentre caratteristica degli antichi romanzi cavallereschi, per esempio l’Amadigi di Gaula, era l’univocità. Cioè nei romanzi cavallereschi, come nell’Amadigi, il cavaliere e il suo scudiero, che avevano, com’è naturale, provenienza sociale e educazione completamente diverse, parlavano nello stesso modo, perché i romanzi cavallereschi, primo tra tutti l’Amadigi, erano il modello linguistico, insegnavano «la bella lingua e il buon tono». «Si sono composti interi libri, – scrive Bachtin – come Il tesoro di Amadigi, Il libro dei complimenti, dove erano raccolti, tratti dal romanzo, modelli di conversazioni, di lettere, di discorsi, ecc. Il romanzo cavalleresco, – dice ancora Bachtin – dà una parola per tutte le situazioni e le peripezie possibili, contrapponendosi sempre alla parola volgare con le sue grossolane vedute».
Il romanzo moderno, invece, secondo Bachtin, primo tra tutti il Don Chisciotte, è un’opera polifonica, dove il cavaliere, Don Chisciotte, parla come parlano i cavalieri negli antichi romanzi cavallereschi, soprattutto nell’Amadigi, mentre lo scudiero, Sancho Panza, che ha un’educazione e una provenienza completamente diverse, parla in un modo completamente diverso, usa tantissimi proverbi e fa un mucchio di sfondoni grammaticali ed è anche, fisicamente, completamente diverso, dal suo padrone. Continua a leggere »

L’essere umano

mercoledì 21 Gennaio 2015

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L’essere umano non è qualcosa di astratto che sia immanente all’individuo singolo.
Nella sua realtà l’essere umano è l’insieme dei rapporti sociali.

Karl Marx

[Epigrafe a Valentin N. Vološin, Freudismo (Studio critico), in Michail Bachtin e il suo circolo. Opere 1919-1930, a cura di Augusto Porzio, con la collaborazione di Luciano Porzio per la traduzione dal russo, Milano, Bompiani 2014, p. 354]

Le confessioni filosofiche e le avventure criminali

venerdì 21 Febbraio 2014

m. bachtin, dostoevskij

 

 

 

 

 

 

 

Combinare in un’unica creazione artistica le confessioni filosofiche e le avventure criminali, includere il dramma religioso nella trama del racconto d’appendice, condurre attraverso tutte le peripezie del romanzo d’avventure verso le rivelazioni di un nuovo mistero – ecco quali compiti artistici si presentavano a Dostoveskij e lo chiamavano a un complesso lavoro creativo. Nonostante le antiche tradizioni dell’estetica, la quale esige una corrispondenza tra il materiale e l’elaborazione e presuppone l’unità e, in ogni caso, l’omogeneità e l’affinità degli elementi costruttivi di una data creazione artistica, Dostoevskij fonde gli opposti. Egli lancia una sfida decisa al canone fondamentale della teoria dell’arte. Il suo compito è il superamento della difficoltà più alta che si possa presentare ad un artista: la creazione di un’unitaria totalità artistica con materiali eterogenei, vari per valore e profondamente estranei. Ecco perché il Libro di Giobbe, la Rivelazione secondo san Giovanni, i testi evangelici, lo Slovo di Simeon Novyj Bogoslov, tutte cose che nutrono le pagine dei suoi romanzi e dànno il tono a certi suoi capitoli, si uniscono qui originalmente col giornale, la facezia, la parodia, la scena di strada, il grottesco e perfino il pamphlet. Egli getta arditamente nei suoi crogiuoli sempre nuovi elementi, sapendo e credendo che nel calore del suo lavoro creativo i grezzi brandelli di realtà quotidiana, le vicende sensazionali dei romanzi d’appendice e le pagine ispirate dei libri sacri si fonderanno in un nuovo composto e prenderanno l’impronta profonda del suo stile e tono personale.

[Leonid Grossman, Poetika Dostoevskogo, Moskva 1925, pp. 174-175, citato in Michail Bachtin, Dostoevskij, traduzione di Giuseppe Garritano, Torino, Einaudi 2002, p. 23]

Dice Bachtin

giovedì 12 Dicembre 2013

Dice Bachtin che ogni giorno ha la sua parola d’ordine, il suo vocabolario, i suoi accenti, però ieri, secondo me, non aveva niente.