Il problema

giovedì 5 Novembre 2020

La Battaglia, ieri, la prima cosa che mi ha detto «Sai che è stata approvata la legge sull’omofobia». Era contenta. E a me è venuto in mente un mio amico che una volta ha raccontato che Almodovar nel secolo scorso era andato a Milano a presentare un suo film e alla fine uno del pubblico gli aveva detto «Sì, lei fa questi film sul problema dell’omosessualità…», e Almodovar l’aveva interrotto gli aveva detto «Che problema? Non c’è nessun problema».

25 febbraio – Milano

martedì 25 Febbraio 2020

Martedì 25 febbraio
a Milano,
alle 19,
alle libreria Verso,
in corso di Porta Ticinese, 40
per il ventunnale,
presentazione della
nuova edizione di
Bassotuba non c’è
(Oscar Mondadori)
con Matteo B. Bianchi.

ANNULLATA

Un Mi ricordo

sabato 19 Luglio 2014

Mi ricordo la delusione quando ero piccola e ho capito che non erano tutti compagni quelli che cenavano ai ristoranti della festa dell’Unità.

[Uno dei Mi ricordo scritti dal pubblico del festival sonoro della letteratura Questa è l’acqua, a Reggio Emilia, dopo la lettura del Mi ricordo di Matteo B. Bianchi]

Dizionario affettivo eccetera

mercoledì 9 Luglio 2014

dizionario affettivo della lingua italiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NAFTALINA
Naftalina perché dopo aver assaggiato una pallina di naftalina che stava nel comò avevo pensato che delle volte le cose con un bel nome sono niente buone.

(Gessica Franco Carlevero)

 

[Gessica Franco Carlevero, Naftalina, in Dizionario affettivo della lingua italiana, a cura di Matteo B. Bianchi, Roma, Fandango 2008, p. 140]

Senza soluzione di continuità

venerdì 1 Novembre 2013

Perec - Mi ricordo cop._Varianti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È appena uscita, per Bollati Boringhieri, la ristampa di uno stranissimo libro dello scrittore francese Georges Perec. Si intitola Mi ricordo, è uscito, in origine, nel 1978 ed è composto da 480 frasi che cominciano tutte con «Mi ricordo». Per esempio: «Mi ricordo: “Grégoire e Amédée presentano Grégoire e Amédée in Grégoire e Amédeé”»; «Mi ricordo che Alain Delon faceva il commesso salumaio (o il garzone di macellaio?) a Montrouge»; «Mi ricordo che Jean Gabin, prima della guerra, doveva, per contratto, morire alla fine di ogni film»; «Mi ricordo che Kruscev ha sbattuto una scarpa sulla tribuna dell’O.N.U.»; «Mi ricordo che la mia prima bicicletta aveva le gomme piene»; «Mi ricordo che Fidel Castro era avvocato»; «Mi ricordo la sorpresa provata scoprendo che “cow-boy” vuol dire “vaccaro”»; «Mi ricordo che a Stendhal piacevano gli spinaci»; «Mi ricordo che una delle prime decisioni prese da de Gaulle, una volta giunto al potere, fu di eliminare la cintura dalle uniformi»; «Mi ricordo la fatica per capire che cosa volesse dire l’espressione “senza soluzione di continuità”».
Alla fine del libro ci sono alcune pagine bianche che, su richiesta dell’autore, l’editore ha lasciato per il lettore che volesse annotare i «Mi ricordo» suscitati dalla lettura dal libro di Perec. Continua a leggere »

Successo estivo

domenica 8 Agosto 2010

Clic

Ieri pomeriggio

martedì 9 Dicembre 2008

Ieri pomeriggio, tornavo a casa in bicicletta, avevo appena sentito per radio che la novità, nella narrativa italiana del 2008, era l’autofiction, i romanzi autobiografici, se così si può dire, io direi pseudo, autobiografici.
A un certo punto, all’altezza di via Battindarno, ho pensato che 10 anni fa, non so, Generation of Love, di Matteo B. Bianchi, o Sulla felicità a oltranza, di Ugo Cornia, erano già romanzi pseudoautobiografici già 10 anni fa.
Poi mi è venuto in mente che, all’inizio del secolo scorso, La coscienza di Zeno, per dire, era già un romanzo pseudoautobiografico già all’inizio del secolo scorso.
Poi mi sono mosso l’obiezione che Svevo però cambia i nomi. È vero, mi sono detto. Allora Dante. La divina commedia. Lì i nomi sono uguali.

Fallimento di un repertorio

martedì 14 Ottobre 2008

L’altro giorno, a Volterra, abbiamo parlato di Joseph Roth, e dei suoi romanzi dove Roth descrive l’impero austroungarico proprio nel momento in cui sta finendo; è come se lui descrivesse una cosa che gli stanno togliendo da sotto i piedi, e abbiamo parlato del fatto che anche noi, in un certo senso, viviamo in un momento in cui il mondo ci sta come cambiando sotto i piedi, solo che noi non abbiamo un nome preciso per chiamare il mondo che ci stanno togliendo da sotto i piedi, e ci siam messi d’accordo di chiamarlo anche noi impero austroungarico, e queste cose che stanno sparendo, gli esempi che sono saltati fuori a Volterra eran sempre gli stessi, il telefono a gettoni, il barbiere che si chiamava barbiere, la pettinatrice, i bar dove c’era il telefono a gettoni e verso le undici cominciavano a telefonare le mogli arrabbiate che volevano indietro i loro mariti.
Poi dopo di sera, o il giorno dopo, con una mia amica abbiamo parlato degli occhiali infrangibili, e ci sono venuti in mente i bicchieri infrangibili che sono anche quelli, della roba da impero austroungarico, e poi stamattina, in bicicletta, in via Battindarno, nella mia testa ho provato a fare una piccola lista, di questi oggetti austroungarici, e son saltati fuori:
gli uffici postali (com’erano allora),
i ristoranti nelle stazioni (quelli con le tovaglie e le posate che ci si sedeva),
la citrosodina (forse c’è ancora),
la magnesia bisurata aromatic (forse c’è ancora),
i telegrammi,
i telefax,
la carta e le buste per la posta internazionale (quelle più leggere),
le macchine da scrivere,
i dischi in vinile con tutti gli apparati per farli suonare (giradischi, mangiadischi ecc),
le videocassette e le audiocassette e tutti gli apparati per farli girare,
i signori che, la domenica, suonavano alla porta per venderti l’Unità,
l’enciclopedia i 15,
l’enciclopedia Conoscere,
e quando è saltato fuori Conoscere mi sono accorto che stavo facendo la stessa cosa che ha fatto Matteo B. Bianchi con Mi ricordo, che ha ripreso quello che aveva fatto Perec con Je me souviens, che ha ripreso quello che aveva fatto Joe Brainard con I Remember.