Se ci toccano
La prontezza con cui gli altri si scusano se ci toccano involontariamente, la tensione con cui attendiamo quella giustificazione, la reazione violenta e a volte aggressiva se essa non giunge, il disgusto e l’odio che proviamo per il «malfattore» – anche se non possiamo essere affatto certi che sia stato lui –tutto questo groviglio di reazioni psichiche intorno all’essere toccati da qualcosa di estraneo, nella loro labilità e suscettibilità estreme, ci conferma che si tratta qui di qualcosa di molto profondo, sempre desto e sempre insidioso: di qualcosa che non lascia più l’uomo da quando egli ha stabilito i confini della sua stessa persona. Anche il sonno, durante il quale le difese sono molto minori, può essere disturbato fin troppo facilmente da un timore di questo tipo.
Solo nella massa l’uomo può essere liberato dal timore d’essere toccato.
[Elias Canetti, Massa e potere, traduzione di Furio Jesi, Milano, Adelphi 1981 (sedicesima edizione 2012), p. 18]