Come si scrivono i romanzi
Mark Twain, rispondendo alla domanda su come si dovesse scrivere un romanzo, rispose: «Stando seduti».
[Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore, traduzione di Maria Di Salvo, Roma, Editori Riuniti 1984, p. 236]
Mark Twain, rispondendo alla domanda su come si dovesse scrivere un romanzo, rispose: «Stando seduti».
[Viktor Šklovskij, L’energia dell’errore, traduzione di Maria Di Salvo, Roma, Editori Riuniti 1984, p. 236]
Scriverò un racconto come mi fu narrato da un tizio al quale era stato raccontato dal padre, che a sua volta l’aveva udito narrare dal proprio padre, cui, analogamente, era stato narrato dal suo e così via, più indietro e sempre più indietro nel tempo, per trecento anni e oltre, mentre i padri lo trasmettevano ai figli tramandandolo.
[Mark Twain, Il principe e il povero, traduzione di Bruno Oddera, Milano, Mondadori 2013, p. 3]
In Inghilterra si trovano dei ricchi signori che guidano dei tiri a quattro per venti o trenta miglia, ogni giorno d’estate, perché quel privilegio costa loro considerevoli somme di denaro, mentre invece rinunzierebbero subito ad uno svago, che sarebbe diventato un lavoro, se venissero pagati per farlo.
[Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, traduzione di Enzo Giachino, Torino, Einaudi 1963 e 1994, p. 18]
Lunedì, il re ha cavalcato nel parco.
Martedì, il re ha cavalcato nel parco.
Mercoledì, il re ha cavalcato nel parco.
Giovedì, il re ha cavalcato nel parco.
Venerdì, il re ha cavalcato nel parco.
Sabato, il re ha cavalcato nel parco.
Domenica, il re ha cavalcato nel parco.
[Mark Twain, Un americano alla corte di re Artù, Firenze, Edit 2012, senza indicazione del traduttore, (che è stranissimo, nel 2012, fare un libro di Mark Twain e non scrivere chi è il traduttore, gli ho anche scritto per chiederglielo, non mi han mica risposto), p. 150]
Sia chiaro, non intendo suggerire l’idea che l’abitudine a mentire abbia subito un deterioramento o una crisi – no, poiché la Menzogna, in quanto Virtù, Principio, è eterna; la Menzogna, in quanto svago, sollazzo, rifugio nel momento del bisogno, quarta Grazia, decima Musa, migliore e più fidata amica dell’uomo , è immortale e non può scomparire dalla faccia della terra, almeno finché esisterà questo vostro Circolo. La mia denuncia si rivolge semplicemente al decadimento dell’arte di mentire. Nessun altro intellettuale, nessun uomo di buoni sentimenti può contemplare il goffo e sciatto mentire dei nostri giorni senza addolorarsi nel vedere una così nobile arte ridotta al meretricio.
[Mark Twain, La verità è potente e prevarrà. Non c’è niente di male in questo. A parte il fatto che non è vero, in Comportati bene e resterai solo, traduzione e cura di Alessandro Miliotti, Prato, Piano B 2014, p. 119]
Accadde molti anni fa. Hadleyburg era la città più onesta e retta di tutta la regione circostante. Aveva mantenuto intatta questa sua fama per tre generazioni e ne andava fiera più di qualunque altra sua proprietà. Ne andava così fiera ed era così ansiosa di perpetuarla, che cominciò a inculcare i principi dell’onestà ai bambini ancora in fasce, facendo in modo che a partire da quel momento, e per tutti gli anni della loro istruzione, tali insegnamenti costituissero la base della loro cultura. Oltre a ciò, provvide a far sì che i giovani, negli anni della loro formazione, venissero tenuti alla larga dalle tentazioni, affinché la loro onestà avesse modo di temprarsi e di solidificarsi fin dentro il midollo delle ossa. Le cittadine confinanti erano invidiose di questa virtuosa supremazia e ostentavano un certo dileggio per l’orgoglio che Hadleyburg manifestava in proposito, chiamandolo vanità; tuttavia erano obbligate a riconoscere che Hadleyburg era difatti una città incorruttibile; e, messe alle strette, ammettevano pure che, per un giovane, il semplice fatto di essere originario di Hadleyburg era la sola raccomandazione di cui aveva bisogno, qualora se ne fosse andato dalla sua città natale in cerca di un impiego di responsabilità.
Ma alla fine, col passar del tempo, Hadleyburg ebbe la cattiva ventura di offendere un forestiero di passaggio: forse senza nemmeno rendersene conto, certamente senza darvi alcun peso, in quanto cittadina che pensava soprattutto a se stessa, a cui non importava un fico secco dei forestieri o delle loro opinioni. Ma sarebbe stato meglio che in questo caso avesse fatto un’eccezione, perché costui era un tipo inesorabile e vendicativo. Per un anno intero, durante le sue peregrinazioni, tenne a mente l’affronto subito e dedicò ogni momento del suo tempo libero alla ricerca di un modo per pareggiare i conti. Escogitò molti piani, tutti buoni, ma nessuno così buono da avere un effetto travolgente; quello meno efficace avrebbe colpito un gran numero di persone, ma lui ne cercava uno che piegasse l’intera città e non lasciasse illeso nessuno. Alla fine ebbe un’idea ingegnosa e, quando gli balzò alla mente, la sua testa s’illuminò di una gioia maligna. Cominciò subito a predisporre il piano, dicendo fra sé: «Ecco cosa devo fare: corrompere la città». Continua a leggere »
Una menzogna goffa e poco scientifica è spesso inefficace quanto la verità.
[Mark Twain, Come raccontare una storia e l’arte di mentire, traduzione di Sebastiano Pezzani, Fidenza, Mattioli 1885 2012, p, 45]