Finire in gloria

lunedì 9 Luglio 2018

Questa è una cosa che ho scritto tanti anni fa e che non è mai finita da nessuna parte la metto qua, tanto siamo in estate.
Qualche anno fa, ho letto un best seller di fantapolitica ambientato in Russia e scritto all’inizio degli anni novanta da uno scrittore di best seller inglese e ambientato nel 1999 che era stranissimo soprattutto per come descriveva i russi. 
In quel libro lì i russi non avevano soldi, diversamente dagli americani e dagli inglesi, che erano tutti benestanti, dentro nel libro. I russi non avevano amici e anche tra di loro non si volevano bene, diversamente dagli americani e gli inglesi che si invitavano a cena continuamente. I russi, in quel libro lì, erano antisemiti, diversamente da americani e inglesi che invece erano amici di Israele e del popolo ebraico. E i  russi, in quel best seller lì, stupidi, erano, diversamente da americani e inglesi che erano furbi. I russi erano anche poco simpatici, mentre invece gli americani e gli inglesi dicevan delle battute che poi ridevano tutti e la birra, dei russi, era balorda, mentre la birra degli americani e la birra degli inglesi era buona, e se un americano o un inglese incontrava un russo per strada gli regalava una bottiglia di birra perché lui era buono. 
E il russo che era povero e non era abituato a questi gesti umanisti anglosassoni all’inizio ringraziava e si commuoveva, poi gli nasceva una riconoscenza che però nel giro di pochissimo tempo si trasformava in odio perché i russi, come tutti gli slavi, in quel libro lì, eran cattivi, a differenza degli americani e degli inglesi che nel loro dna avevano iscritta la bontà com’è dimostrato anche dalla storia e questo è in sintesi l’inizio del libro che avevo letto un po’ di anni fa.
E i servizi segreti russi, in quel libro lì, ammazzavano un sacco di gente, soprattutto dei russi, invece i servizi segreti occidentali non ammazzavan nessuno. E se per caso saltava fuori un documento che avrebbe richiesto un intervento dei servizi segreti occidentali che magari alla fine avrebbe potuto anche esser violento, i responsabili dei servizi segreti occidentali cosa facevano? Andavano in chiesa si inginocchiavano Fa che non sia vero, Signore, si mettevano a pregare, fa che non sia vero. Fa che il documento sia falso, Signore, per cortesia, dicevano i responsabili dei servizi segreti occidentali in quel libro lì, intanto che i responsabili dei servizi segreti russi nelle loro riunioni usavano un linguaggio volgare cosa che può sembrare strana ai lettori occidentali ma che dipende dal fatto che in Russia la volgarità è molto comune, c’era scritto in quel libro lì che è stato anche un best seller molto venduto soprattutto negli aeroporti. Un best seller che poi, dentro quel giallo internazionale, gli occidentali che si consegnavano ai russi, in quel libro lì, è perché erano alcolizzati incapaci che inspiegabilmente si eran trovati ai vertici dei servizi segreti occidentali, mentre i russi che consegnavano informazioni agli occidentali erano sobri padri di famiglia che odiavano il sistema sovietico perché era ingiusto e si eran rivolti agli occidentali solo perché avevano un figlio malato che poteva esser curato solo con delle medicine speciali americane che gli agenti occidentali gliele regalavano senza chiedere niente in cambio e solo dopo, l’agente russo decideva per conto suo di tradire, che tra l’altro, tradendo lui l’Unione Sovietica non si può neanche dire tradire, non son tradimenti, è a fin di bene, si capisce in quel libro lì che io fino a poco prima avevo pensato che era un po’ manicheo che tutti gli occidentali erano buoni tutti gli orientali eran cattivi invece no, c’erano anche degli occidentali ubriaconi e degli orientali buoni. 
Che poi, quel giallo di fantascienza internazionale finiva in un modo che io non avrei mai immaginato, una fine così. 
Che per prevenire la deriva nazista verso la quale scivolava la Russia nel novantanove, a pochi mesi dalle elezioni era ormai certa la vittoria elettorale di un blocco nazista e antisemita, i servizi segreti britannici avevano organizzato una truffa che nel giro di pochi mesi con l’aiuto inconsapevole del metropolita russo, che essendo russo faceva anche lui la figura un po’ del coglione, i servizi segreti britannici con un solo agente in tre settimane riuscivano a rivoltar la frittata e siccome loro avevan capito benissimo che un paese così da coglioni come la Russia non c’era niente da fare non poteva esser governato democraticamente, i servizi segreti anglosassoni eran riusciti a trovare e a fare insediare il diretto discendente dell’ultimo zar Nicola secondo, che detto zar Nicola secondo, mi dispiace, essendo russo anche lui, era anche lui un coglione, si capiva in quel libro lì. 
E il suo unico discendente diretto o quasi diretto comunque il più adatto, sorpresa sorpresa, era un inglese, che si installava alla fine sul trono di tutte le Russie di modo che il romanzo finiva in gloria. 
Ecco. Questo secondo me è un riassunto il più obiettivo possibile ma non sono sicuro, che si capisca, che libro è, e se qualcuno ha capito me lo può scrivere alla mail paolo.nori chiocchiola gmail.com, grazie.

Se non lo avessi trovato

giovedì 7 Aprile 2016

Mark Forsyth, L'ignoto ignoto

Sono l’orgoglioso proprietario di una curiosa rarità letteraria: Opera prima. Un’antologia di racconti scritta dagli impiegati della First UK Bus. Devo dire che è un libro notevole, e da quando l’ho letto non riesco più a sentirmi a mio agio su un autobus della First UK Bus perché vedo tanti altri potenziali autori in agguato. Ma tu, caro lettore, non puoi comprare questo libro. Non ne possederai mai una copia, perché – come recita la quarta di copertina – il libro NON È IN VENDITA. L’unico motivo per cui ne possiedo una copia, come la maggior parte delle cose più nobili della mia vita, è che qualcuno lo ha lasciato negli spogliatoi delle piscine comunali di Hampstead Heath, dove l’ho trovato in un pomeriggio di aprile.
E se non lo avessi trovato lì, abbandonato sulla panca, non avrei mai saputo di non averlo trovato.

[Mark Forsyth, L’ignoto ignoto, traduzione di Giuseppe Laterza, Bari, Laterza 2015, p. 8]