lunedì 3 Giugno 2019
Ho già regalato questo libro a ventiquattro persone. Tra loro ci sono un poliziotto, un’addetta alle pulizie, una professoressa, il figlio di un mio cugino. Quest’ultimo si è diplomato l’anno scorso in un istituto tecnico. Un giorno è passato a trovarmi. Alla vista della mia libreria, dopo essersene uscito con un classico: «Hai letto t-u-t-t-i questi libri?» confessò di non averne mai letto uno. A scuola se l’era sempre cavata con i riassunti. «Magari ne avrei letto qualcuno» disse, «ma nella mia scuola vigeva la regola che chiunque fosse sorpreso a leggere veniva irrimediabilmente coperto di ridicolo: che razza di sfigato! Ma guardatelo, legge un libro! proprio un frocio fatto e finito!»
«Perché hai cominciato a leggere libri?» mi chiese d’un tratto, ed è la domanda che reputo la più interessante che mi sia mai stata posta.
«Perché mi sono sembrati più intelligenti delle persone che conoscevo allora»
«Consigliamene uno per cominciare»
E così, come a tanti altri prima e dopo di lui, gli diedi una copia de La morte dei caprioli belli, il mio favorito tra i favoriti.
Quelli che l’avevano ricevuto, mi chiamavano poi sbalorditi. «È il libro più antidepressivo del mondo» annunciavano (tutti all’infuori del figlio di mio cugino, che non aveva confronti).
[Mariusz Szczygieł, Postfazione, in Ota Pavel, La morte dei caprioli belli, traduzione di Barbara Zane, Rovereto, Keller 2013, p. 147-148]
martedì 27 Febbraio 2018
Subito prese la parola un autore di romanzi e di versi ispirati ai canoni del realismo socialista, composti in buona parte dopo la morte di Stalin. Era iscritto al partito fin dal liceo.
A sorpresa, mettendo da parte ogni buon senso, citò il celebre passo della lettera di Voltaire a Helvétius: “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”. “Questa frase magnifica,” disse lo scrittore, membro del Partito Comunista ai suoi colleghi, “è il fondamentale principio etico della cultura moderna. Chi volesse tornare ai tempi anteriori a questo concetto si ritroverebbe direttamente nel Medioevo”. (Era Milan Kundera).
La platea, a detta dei testimoni, restò senza fiato, mentre il segretario pelato, che aveva lanciato l’appello all’alleanza della letteratura con l’Urss, serrò con forza le labbra.
Le foto del Congresso ritraggono quattrocento e passa scrittori seduti ai tavoli in manche di camicia. Si sono tolti le giacche e gesticolano animatamente.
[Mariusz Szczygieł, Gottland, traduzione di Marzena Borjczuc, Roma, Nottetempo 2009, pp. 143-144]
venerdì 24 Giugno 2011
Janina Turek, casalinga di Cracovia, aveva scelto come oggetto delle sue osservazioni proprio ciò che è quotidiano, e che pertanto passa inosservato. Se n’è accorta per prima sua figlia. Dopo la morte della madre, nell’autunno del 2000, Ewa Janeczek ha aperto un armadio e ha trovato delle pile di quaderni. (Ce n’erano 728, e più tardi ne sarebbero venuti fuori altri 20). Ha scoperto in questo modo che sua madre era solita prendere nota di tutto ciò che faceva. Dal 1943 al 2000, senza interruzioni, aveva registrato:
quante telefonate aveva ricevuto e da parte di chi (38.196);
quante volte aveva telefonato a qualcuno (6257 volte);
dove e chi aveva incontrato per caso e salutato con un “buongiorno” (23.397);
quanti appuntamenti aveva fissato (1922);
quanti regali aveva fatto, a chi e di che genere (5817);
quanti regali aveva ricevuto (10.868);
quante volte aveva giocato a bridge (1500);
quante volte aveva giocato a domino (19);
quante volte era andata a teatro (110);
quanti programmi televisivi aveva visto (70.042),
e via discorrendo.
[Mariusz Szczygieł, Reality, cit., pp. 10-11]
mercoledì 23 Dicembre 2009
D’ora in avanti la giornata lavorativa finirà alle 17; a mezzogiorno è prevista una pausa di due ore. Le donne potranno tornare a casa per preparare il pranzo, per quanto Bata non ne veda la necessità: ha costruito apposta delle enormi mense aziendali e anche dei grandi magazzini in cui si può trovare ogni ben di Dio. “Donne,” annuncia in un discorso, “non dovrete più fare neanche le conserve in casa, ci penserà Bata a farle per voi”.
Durante la pausa gli uomini e le donne possono fare ciò che vogliono, tuttavia si raccomanda di:
1) distendersi sull’erba nella piazza del Lavoro (ogniqualvolta il tempo è bello);
2) non abbandonarsi all’ozio (la cosa migliore sarebbe leggere, con una riserva però: NON LEGGETE ROMANZI RUSSI – recita l’adagio, concepito da Bata, vergato sul muro del feltrificio. Perché? La risposta di Bata campeggia sul muro del gommificio: I ROMANZI RUSSI UCCIDONO LA GIOIA DI VIVERE);
[Mariusz Szczygieł, Gottland, tr. it. Marzena Borejczuk, Roma, nottetempo 2009, p. 24]