Ma va là

lunedì 6 Settembre 2021

Gesù un giorno si annoiava e non sapeva cosa fare. E allora disse a Simon Pietro: «Giochiamo a carte?». Simon Pietro risposte che non avevano più carte, ma aveva in tasca solo un asso di mazze, e che le altre carte le avevano perse per strada. Gesù prese l’asso di mazze, fece un miracolo e lo moltiplicò e ne fece un bel mazzo di quaranta e le mescolò e le distribuì e vide che era cosa buona e giusta. Quando Simon Pietro ebbe le sue carte si accorse che erano tutti assi di mazze e disse a Gesù: «Ma va là, Gesù, sono tutti assi!» e se ne andò a pescare sul mar di Galilea. E Gesù rimase nell’ombra, in riva al mare, ad annoiarsi e a riflettere sui mali del mondo.

[Mario Valentini, Vangeli nuovissimi, Macerata, Quodlibet 2021, p. 11]

Oggi, a Bologna

lunedì 12 Novembre 2018

Oggi, a Bologna, presento un libro di Mario Valentini che si intitola La minuscola che è stato pubblicato dalla casa editrice Exorma in una collana intitolata Quisiscrivemale.

12 novembre – Bologna

lunedì 12 Novembre 2018

Lunedì 12 novembre,
a Bologna,
alle 19:00
alla Confraternita dell’uva,
in via Cartoleria 20/b
si presenta La minuscola (Exòrma Edizioni).
di Mario Valentini,
ci sono anch’io a parlarne

Voglia di lavorare poca

giovedì 3 Maggio 2018

Ieri, a Palermo, alla libreria Modus Vivendi, mi ha presentato Mario Valentini, che ho conosciuto nel 1996 nella redazione del Semplice, a Modena, e che nel 2001 ha pubblicato, per Portofranco, il suo primo romanzo, che si intitola Voglia di lavorare poca, e che ieri mi ha portato una cartolina che gli avevo mandato da Pietroburgo nel 2001, cartolina che ritrae il negozio di Eliseevkij e il Teatr Komedii di Pietroburgo, e dove dietro c’era scritto: «San Pietroburgo, 2.8.2001. Noi qui saremmo anche in vacanza, solo che voglia di riposarsi: poca. Ci sono anche dei nostri amici che ci invitano a festeggiare il nostro soggiorno in Russia, solo che voglia di festeggiare: poca. Ci sono anche dei bei teatri con dei begli spettacoli solo che voglia di andare a teatro: poca. Ci sono anche dei libri nuovi che ne parlano tutti molto belli, dicono, noi, da parte nostra, voglia di leggere: poca. Dormiamo (anche se voglia di dormire: poca), ci alziamo (voglia di alzarsi: poca), scriviamo le cartoline, non ci vengono tanto bene. Ciao Mario. Stai bene. Paolo»

Lo scopo

venerdì 12 Giugno 2015

Mario Valentini, Come un sillabario

Un giorno, durante un seminario di scrittura drammaturgica che si teneva all’università di Bologna, un noto e preparato studioso di teatro ci disse che per scrivere bisognava avere un coltello puntato alla gola. Il coltello, diceva, c’è chi se lo procura firmando contratti per libri ancora da realizzare, c’è invece chi lo ha naturalmente, piantato qui, una specie di lama segreta. Ora, non so bene se si trattava della stessa cosa o se era una semplice e odiosa forma di grafomania ma, per quel che riguarda me, ho sempre avuto la sensazione che scrivere fosse l’unica forma possibile di esistenza. Quando studiavo a Bologna tenevo un taccuino dentro la borsa, sul quale registravo di tutto. Ogni tanto tiravo fuori qualche pagina da quel taccuino e la trascrivevo sul computer. Prendevano forma dei pezzi che a fatica si potevano chiamare racconti.
Erano gli anni tra il 1993 e il 1996. Facevamo una rivista che si chiamava Il Semplice. Ci si vedeva ogni mese a Modena per discutere di racconti e leggerli ad alta voce. Quelli che parlavano di più a queste riunioni erano due tipi, due scrittori un po’ noti, che mi piaceva molto ascoltare perché dicevano delle cose che mi sembravano illuminanti. Uno era un tizio con i baffi, si chiamava Cavazzoni. Quando parlava, prima di tutto faceva un po’ ridere, poi faceva anche pensare. L’altro, Celati, faceva pensare da subito. Si incazzava molto se qualcosa non gli piaceva, e soprattutto se non gli piaceva perché ricordava quella che lui chiamava la letteratura industriale, cioè libri o racconti scritti con il chiaro obiettivo di avere successo («fare il colpo gobbo» avrebbe invece detto Cavazzoni qualche anno più tardi). Io mi fidavo di Gianni Celati e nello scrivere pezzi, che impropriamente all’epoca chiamavo racconti, avevo subito fatto mia questa idea di non scrivere per fare successo. A distanza di quasi venti anni posso affermare con certezza di avere pienamente raggiunto lo scopo.

[Mario Valentini, Come un sillabario, Messina, Mesogea 2015, pp. 31-32]