Che odora vagamente di pino

lunedì 14 Novembre 2016

truman capote a sangue freddo

Il muro è di ruvida pietra e i piccioni fanno il nido nelle crepe. Una rugginosa porta di ferro, inserita nella parte di muro visibile agli occupanti delle Celle, mette in fuga i piccioni, in un gran frullo d’ali, tutte le volte che si apre perché i cardini stridono aspramente. Quella porta dà accesso a un magazzino cavernoso dove anche nelle giornate più calde l’aria è umida e fredda. Là si tengono le cose più disparate: pezzi di ferro usati dai detenuti per fabbricare targhe d’automobili, legname, macchinari vecchi, attrezzi da baseball, e inoltre una forca di legno, non verniciata, che odora vagamente di pino. Questo è il locale delle esecuzioni di stato; quando un uomo viene condotto qui per essere impiccato, i prigionieri dicono che è «andato all’angolo» oppure che «ha fatto una capatina nel magazzino».
Secondo la sentenza del tribunale, Smith e Hickock avrebbero dovuto fare una capatina nel magazzino sei settimane dopo la condanna: un minuto dopo la mezzanotte del venerdì, 13 maggio, 1960.

[Truman Capote, A sangue freddo, traduzione di Mariapaola Ricci Dèttore, Milano, Garzanti 2011, p. 40Due ]

Due settimane di cura

mercoledì 9 Novembre 2016

truman capote a sangue freddo

Alcuni anni prima la signora Clutter si era recata a Wichita per due settimane di cura e c’era rimasta per due mesi. Dietro consiglio di un medico, il quale aveva pensato che l’esperienza l’avrebbe aiutata a ritrovare «un senso di adeguatezza e di utilità», aveva preso un appartamentino, quindi aveva trovato un lavoro, come addetta agli schedari, alla YWCA. Suo marito, completamente d’accordo, aveva incoraggiato l’avventura, ma a lei la cosa era piaciuta troppo, tanto che le era parso poco cristiano, e il senso di colpa che ne derivò alla fin fine fu maggiore del valore terapeutico dell’esperimento.

[Truman Capote, A sangue freddo, traduzione di Mariapaola Ricci Déttore, Milano, Garzanti 2011, p. 40Due ]