lunedì 1 Febbraio 2021
Questa lettera termina con una frase crudele: «Smetti di scrivere quanto, quanto, quanto mi ami, perché al terzo quanto comincio a pensare a qualcos’altro». L’autore del libro augura sinceramente ai suoi lettori di non ricevere mai lettere del genere.
[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 125]
venerdì 1 Marzo 2019
Una buona auto fa pressione sulla tua schiena in modo molto piacevole, come il palmo di una mano, e ti spinge. La maggiore attrattiva di una buona auto è la natura della sua trazione, la natura dell’incremento della forza. È una sensazione simile a quella di una voce che sale. La voce-trazione della Fiat sale in modo molto piacevole. Premi il pedale del gas e l’auto ti porta con entusiasmo.
[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 85]
domenica 23 Settembre 2018
Sto seduto qui, innamorato come un telegrafista.
Sarebbe bello procurarsi una chitarra e cantare.
O, parla almeno tu con me,
amica dalle sette corde.
L’anima è piena di tanta angoscia
e nella notte c’è tanto chiaro di luna.
Bisogna che scriva qualcosa per fare un po’ di soldi.
[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Palermo, Sellerio 2002, p. 71]
venerdì 8 Luglio 2016
Mio caro, mio amato. Non scrivermi d’amore. Non devi. Io sono molto stanca. Io, come tu stesso hai detto, ho la schiena a pezzi. Ciò che ci divide è la vita quotidiana. Io non ti amo e non ti amerò. Ho paura del tuo amore; prima o poi mi offenderai, per il fatto che adesso mi ami tanto.
[Viktor Šklovskij, Zoo o lettere non d’amore, traduzione di Maria Zalambani, Parlermo, Sellerio 2002, p. 37]
martedì 8 Settembre 2015
Lo scrittore Michail Stružencov si rivolge al pubblico tenendo una conferenza di teologia, che darà luogo in seguito a un articolo dal titolo Uno studio cristiano-ortodosso del matrimonio: a proposito delle concezioni del conte L. N. Tolstoj e di altri pubblicisti contemporanei sul matrimonio. Lo scritto si presenta come un’attenta e articolata disamina dell’essenza religiosa del matrimonio in tutti i suoi aspetti, compreso quello sessuale, che non deve essere considerato una vergogna (pozor), una caduta (padenie) o un peccato (grech), bensì una cosa naturale e benedetta dalla chiesa. Il tutto nell’osservanza delle limitazioni da questa imposte:
Nel matrimonio cristiano i rapporti carnali sono ammessi e benedetti solo qualora non ostacolino e non danneggino il perfezionamento morale e spirituale dei coniugi, che resta lo scopo principale della loro unione.
Stružencov riporta testimonianze viventi del profondo effetto che La sonata a Kreutzer ha sul pubblico, citando la storia di una ragazza che, dopo aver letto l’opera, ha cominciato a disprezzare tutto il genere maschile, mentre un giovane uomo colto, fidanzato, oppresso dalle sensazioni suscitate dalla lettura de La sonata a Kreutzer, sarebbe uscito di senno subito prima del matrimonio; infine un marito, in seguito alla lettura di quest’opera, avrebbe definitivamente proposto alla moglie di mutare i loro precedenti rapporti in una relazione fraterna, inducendo la consorte, che desiderava ardentemente avere figli, a rivolgersi a Tolstoj di convincere il marito a ristabilire la pace e la felicità in famiglia.
[Maria Zalambani, L’istituzione del matrimonio in Tolstoj, Firenze, Firenze University Press 2015, p. 150]
lunedì 15 Dicembre 2014
Nel lavoro di saggistica lo scrittore, purtroppo, al giorno d’oggi tinge il suo materiale di belletristica, cioè aggiunge alla descrizione il colore del cielo, ma si tratta di un’occupazione inutile, a maggior ragione che questo colore del cielo viene descritto a memoria, senza comprendere realmente ed esattamente che cosa siano e che cosa significhino le nubi.
[Viktor Šklovskij, Verso una tecnica della prosa senza intreccio, in Maria Zalambani, La morte del romanzo, Roma, Carocci 2003, pp. 176-177]
martedì 11 Marzo 2014
Con la società sovietica abbiamo l’esempio di un apparato di Stato che è passato in altre mani e che ha lasciato le gerarchie sociali, la vita della famiglia, la sessualità, il corpo pressappoco com’erano in una società di tipo capitalistico.
[Michel Foucault, Metafisica del potere, citato in Maria Zalambani, Conclusione, in La morte del romanzo. Dall’avanguardia del realismo socialista, Roma, Carocci 2003, p. 140]
mercoledì 21 Novembre 2012
Una città sospesa nell’aria. Una città di vetro e amianto. Una città su molle. Che cos’è? Eccentricità, originalità, trucco? No, semplicemente il massimo di funzionalità. Nell’aria, per lasciare libera la terra. Di vetro, per riempirla di luce. Di amianto, per alleggerire la costruzione. Sulle molle, per creare un equilibrio.
[B. Arvatov, Utopia materializzata, 1923, citato in Maria Zalambani, L’arte nella produzione. Avanguardia e rivoluzione nella Russia sovietica degli anni 20, Ravenna, Longo 1998, p. 119]
giovedì 15 Aprile 2010
Così, per esempio, nel capitolo Bitva na Kodore (La battaglia del Kodor) Iskander descrive in forma di allegoria esopica la lotta dei contadini dell’Abchazija contro la colletivizzazione condotta dal centro. Su questo background si staglia la storia di Micha, un ricco agricoltore che ha fatto la sua fortuna allevando maiali. La sua ricchezza deriva dal fatto che egli porta i maiali nei boschi di castagni per il pascolo autunnale, dove loro ingrassano a tal punto da dover essere trasportati a dorso d’asino e questo procura al proprietario un enorme ricavato. Sul trasporto degli animali Iskander costruisce la sua allegoria:
A onor del vero, erano tempi inquieti. Così che quando la gente cominciò a vedere per le strade dell’Abchazija dei somari carichi di maiali, di questi pesantissimi otri di grasso che si lamentavano in modo rabbioso sul dorso dei docili e orecchiuti animali, molti, soprattutto gli anziani videro in questo spettacolo un cupo presagio.
– Attirerai la malasorte – dicevano a Micha, fermandosi per la strada ad osservare questa strana carovana (Fazil’ Iskander, Sandro di Čegem).
L’immagine dei maiali che cavalcano miti asinelli, costruita sul senso gergale di svin’ja (maiale), usato per marcare una persona che agisce in modo abietto, è davvero un cupo segno premonitore dei tempi che verranno. E non fosse stato per la lingua di Esopo, così efficace da aver ‘assordato’ il censore, il passo non sarebbe di certo apparso nell’edizione del 1973.
[Maria Zalambani, Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985), Firenze, Firenze University Press 2009, p. 166]