Un giorno magnifico
Mentre percorrevo da un capo all’altro la Stazione Centrale, immerso nei miei pensieri (pagati da Bladet), qualcuno mi urtò. Qualcuno che – come presto si scoprì – era un vecchio signore, ma non Eric Liljencrone. Chiedeva un contributo per un biglietto per Roskilde.
Riconobbi subito il ceffo. Raccoglieva soldi per il suo biglietto per Roskilde da quando abitavo nel quartiere. Gli domandai se non potesse andare prima o poi da qualche altra parte, tanto per cambiare un po’. Il mondo offriva ben altre sfide che Roskilde. Avevo sentito dire che anche Ringstead era molto bella, gli raccontai.
Lui mi confidò con aria molto professionale che un biglietto per Roskilde era la proposta d’investimento più opportuna, perché il prezzo corrispondeva esattamente alla cifra che gli davano il più delle volte, quando racimolava qualcosa. Ringstead sarebbe sembrata un’esagerazione, gli pareva. La gente si sarebbe insospettita.
Per qualche strano motivo mi sembrò che il ragionamento filasse, perciò gli mollai dieci corone esentasse e lui disse che ero un brav’uomo. Era un pezzo che qualcuno non me lo diceva così a buon mercato. Era proprio un giorno magnifico.
[Dan Turèll, Assassinio di marzo, traduzione di Maria Valeria D’Avino, Milano, Iperborea 2016, p. 16]