Perché?

sabato 31 Dicembre 2016

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«Perché fai l’anticonformista come tutti gli altri?»

[Stan Hunt, 1958, fig. 402 di E. H. Gombrich, La storia dell’arte, traduzione di Maria Luisa Spaziani, Phaidon Press, London New York 2008 (cliccare sull’immagine per ingrandire)]

La finestra

venerdì 12 Febbraio 2016

E. H. Gombrich, La storia dell'arte

I bambini, a volte credono che le stelle debbano essere a forma di stella, per quanto in realtà non lo siano affatto. La gente che insiste perché in un quadro il cielo sia azzurro e l’erba verde non differisce molto da quei bambini. Essa si indigna vedendo altri colori in un quadro, ma se fosse possibile dimenticare una buona volta tutto ciò che abbiamo udito del cielo azzurro e dei verdi prati e guardare il mondo come se, appena giunti da un altro pianeta in un viaggio di scoperta, lo vedessimo per la prima volta, ecco che gli oggetti ci apparirebbero suscettibili delle coloriture più varie e sorprendenti. Ora, i pittori a volte si sentono come in un viaggio di scoperta. Essi vogliono una visione fresca del mondo, fuori di ogni nozione scontata, di ogni pregiudizio sulla carne rosea, sulle mele gialle o rosse. Non è facile affrancarsi da queste idee preconcette, ma gli artisti che meglio ci riescono creano spesso le opere più interessanti. Sono loro che ci insegnano a vedere nella natura bellezze nuove che mai avremmo sognate. Se li seguiamo e impariamo da loro, perfino guardare dalla finestra potrà diventare un’avventura emozionante.

[E. H. Gombrich, La storia dell’arte, traduzione di Maria Luisa Spaziani, New York, Phaidon press 2015, p. 26]

I lettori che ho avuto soprattuto presenti

giovedì 11 Febbraio 2016

E. H. Gombrich, La storia dell'arte

I lettori che ho avuto soprattuto presenti sono stati i ragazzi e le ragazze al disotto dei vent’anni, quelli che hanno appena scoperto il mondo dell’arte. Ma credo necessario che i libri per la gioventù debbano essere diversi dai libri per adulti solo perché in essi bisogna fare i conti con la più esigente categoria di critici che esista, critici lesti a scoprire ogni traccia di gergo pretenzioso o di sentimento spurio e ad adombrarsene. So per esperienza che sono questi i difetti passibili di mettere in sospetto per tutto il resto della vita nei riguardi di qualsiasi scritto sull’arte. Mi sono sinceramente sforzato di evitare tali trabocchetti e ho usato un linguaggio semplice, affrontando il rischio di sembrare sciatto o troppo elementare.

[E. H. Gombrich, La storia dell’arte, traduzione di Maria Luisa Spaziani, New York, Phaidon press 2015, p. 7]