Abbattere un monumento non è semplice come sembra

martedì 16 Giugno 2020

Ecco l’intervista di un giornalista del quotidiano Kayan di Teheran a un uomo che ha abbattuto le statue dello scià:
Da anni e anni il giovane scià non faceva che erigere statue in onore suo e del padre, per cui ce n’era un bel po’ da abbattere.
D. Le ha abbattute tutte?
R. Sì, non è stato difficile. Al rientro dello scià dopo il colpo di stato non c’era più un solo monumento a Pahlavi. Ma lui cominciò immediatamente a farne eriger dei nuovi, a se stesso e al padre.
D. Vuol dire che voi li tiravate giù, lui li ricostruiva, voi li tiravate giù di nuovo e via di seguito?
R. Sì, proprio così. Roba da far cascare le braccia. Ne distruggevamo uno, e lui ne costruiva tre; ne distruggevano tre, e lui ne tirava su dieci. Non se ne veniva mai a capo. /…/ Nel ’79, durante l’ultima rivoluzione, ci si vollero immischiare anche i dilettanti, per cui purtroppo ci furono molti incidenti: più d’uno ci rimase sotto. Abbattere un monumento non è semplice come sembra. Ci vogliono pratica e professionalità. Bisogna stabilire di che materiale è fatto, il peso, l’altezza, se all’intorno è saldato o cementato, in che punto attaccare la fune, in che direzione fare oscillare la statua e, infine, come distruggerla. Appena cominciavano i lavori per erigete una nuova statua, noi ne approfittavamo per fare i nostri calcoli.

[Ryszard Kapuściński, Shah-in-shah, trad. di Margherita Belardetti, Milano, Feltrinelli 2009 (6), pp. 43-44]

Oggidì

giovedì 31 Marzo 2016

Robert Walser, Sulle donne, traduzione di Margherita Belardetti, Milano, Adelphi

Ho la sensazione che oggidì non si abbia «più» o, per meglio dire, momentaneamente «non ancora», il diritto di comportarsi e di esprimersi in maniera «poetica».

[Robert Walser, Sulle donne, traduzione di Margherita Belardetti, Milano, Adelphi 2016, pp. 10-11]